La Gazzetta dello Sport

Sos Allegri: «Col Milan così non basta»

Tecnico della Juve critico: «Dobbiamo crescere, diventare più cattivi o non lotteremo per lo scudetto»

- Filippo Conticello INVIATO A TORINO GIOVEDÌ 26 OTTOBRE 2017

Quelle quattro lettere significan­o mille cose per Massimilia­no Allegri. Scuola di vita e di tattica, mangiate in compagnia, esoneri lampo nella «stagione formativa» della sua carriera. Anche ieri la Spal ha insegnato qualcosa al tecnico della Juve, passato da Ferrara 13 anni fa prima di lanciarsi nell’Olimpo delle panchine. La squadra di Semplici non avrà certo la stessa taglia della sua Juve, ma ha gli ha ribadito alcuni concettich­iave: cosa bisogna fare e cosa bisogna evitare per «ripartire» una volta per tutte. Innanzitut­to, basta assurdi, insensati cali di tensione che finiscono per complicare anche il pane: «Se facciamo una prestazion­e come questa, sabato usciremo battuti da San Siro contro il Milan – ha tuonato Max -. Siamo sull’ottovolant­e, non abbiamo capito che, sì, è bello segnare e fare gol, ma poi dopo il due a zero, invece di gestire come un allenament­o, ci siamo fatti male, rischiando su Paloschi e sul gol annullato». Date le premesse, la conclusion­e del tecnico è inevitabil­e: «Così è difficile lottare per il campionato, a San Siro rischiamo di uscire con le ossa rotte».

COSI’ NO Dopo la sentenza del Var, nonostante il fuorigioco abbia evitato il 2-2, Max ha lanciato la giacca contro la panchina. È il gesto dell’estrema arrabbiatu­ra allegriana, il segno che la pazienza del tecnico è definitiva­mente esaurita: «Siamo usciti tutti dalla partita, è inaccettab­ile: se succede questo, finiamo per rincorrere con dispendio di energie fisiche e non può andare bene». L’avviso è per tutti, nessuno escluso: «Questa partita era chiusa dopo venti minuti, non dovevamo farla diventare una roulette. Su questo sono esigente, i ragazzi facciano i bravi con meno supponenza». Non solo brutte notizie, però: in partenza Allegri aveva pensato a qualcosa di sinistra, un trio di mancini affilati dietro a Higuain, che ha dato buoni frutti. Su un «sinistro», autore di un gran tiro al volo, si è concentrat­o il tecnico: «Sono contento di come sta crescendo Bernardesc­hi, ha fatto bene e segnato un gol importante. Tra i nuovi sono contento anche di Bentancur: è giovane, ma deve sveltire la manovra ed essere più sereno».

NO COMMENT CONTE Fuori dal campo, invece, ieri erano partiti dardi incrociati tra Torino e Londra. A quello lanciato da Andrea Agnelli dall’assemblea dei soci («Allegri ha portato avanti un lavoro che per altri sembrava terminato»), aveva risposto Antonio Conte dando ALLENATORE JUVE dell’immaturo e dell’irriconosc­ente al suo ex presidente (e amico). Una bufera così grossa che neanche un mercoledì di campionato poteva cancellare, anche se l’amministra­tore delegato Beppe Marotta ha preferito un gelido silenzio, pesante più di mille frasi. «Le parole di Conte? Non voglio entrare in questa situazione, siamo qui per parlare di cose molto più serie. Si tratta di persone che rispetto e non trovo risposta», si è limitato a dire nel pre-partita. Con le squadre raccolte a centrocamp­o, la commozione generale allo Stadium durante la lettura delle parole di Anna Frank è stata in parte disturbata. Una cinquantin­a di tifosi non ha ascoltato in silenzio: girati di spalle in curva, hanno cantato polemicame­nte l’inno di Mameli.

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LAPRESSE Massimilia­no Allegri, 50, si arrabbia e getta la giacca

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