La Gazzetta dello Sport

Immobile al palo È Lazio da record Ma col Bologna è bella a metà

Resta a secco e nella ripresa rossoblù in rimonta. Biancocele­sti mai così in alto dopo 10 giornate

- Andrea Elefante INVIATO A BOLOGNA

Bella e forse impossibil­e — infatti dopo 45’ stratosfer­ici è tornata sulla terra — questa Lazio non si ferma più. Mai così bene nella sua storia dopo le prime dieci giornate e per tutto il primo tempo una gioia per gli occhi, anche senza le migliori predicazio­ni del suo profeta Immobile. Di più: al limite della perfezione come il suo cammino. Ha vinto sette delle ultime otto gare (5 di fila), in trasferta fa solo razzie (altre cinque di fila: non succedeva dal dicembre 2002) e segna senza soluzione di continuità da marzo. Per questo deve rimprovera­rsi di aver sofferto così tanto, alla fine. In balia del Bologna come lo era stato il Bologna nel primo tempo, e qui sta il rimpianto per la squadra di Donadoni: impossibil­e regalare, o farsi costringer­e a regalare, un tempo così.

SFACCIATA

Per raccontare la sfacciata supremazia della Lazio basti dire che il primo round avrebbe potuto chiudersi (per manifesta inferiorit­à) sul 6-1. E sì che il Bologna in nove partite aveva subìto appena un gol nei primi tempi. Lazio in vantaggio dopo 4’ scarsi: come dire, la sua partita preferita. In discesa non per caso, però: la combinazio­ne Parolo-Luis Alberto-Lulic, completata dall’«elastico» perfetto di Milinkovic prima di colpire per l’1-0, è l’esatta essenza della Lazio di oggi. Nel suo 3-51-1 con Milinkovic che va ad alzarsi sulla linea di Luis Alberto sembra facile tutto quello che viene fatto, ma perché viene fatto benissimo. Da quel momento è iniziata una specie di mattanza calcistica e il Bologna è entrato in un frullatore, dal quale (non) è uscito choccato: solo errori e rincorse, recuperi affannosi e altri errori, a volte puniti ed altre no.

TOURBILLON

La Lazio ha iniziato ad aprire e chiudere la sua fisarmonic­a: transizion­i all’indietro ad alta velocità e catapulte improvvise. Qualità, precisione e rapidità di pensiero, quella che nasce dal saper perfettame­nte cosa fare: mai la palla sui piedi più del necessario e quasi sempre a terra, se non per tagliare il campo con un lancio. E uomini scaraventa­ti verso la porta come sassi scagliati da una fionda: subito Immobile due volte, lanciato prima da Luis Alberto (palo pieno) e poi (in fuorigioco) da Milinkovic, finché quel tourbillon non ha indotto Masina, bypassato secco da Marusic, al classico fallo da frustrazio­ne su Milinkovic. Immobile, che non sbagliava un rigore da un anno e mezzo, dal dischetto si è fermato al palo (interno) un’altra volta. La Lazio no.

ERRORI

La natura dell’impotenza di quel Bologna fatto a fette è parsa chiara: paura di sbagliare e di scoprire ulteriorme­nte il fianco a quell’uragano, nonostante l’inutile tentativo di compattare il 4-3-3 in un 4-5-1 difensivo solo di facciata. La regia acerba di Crisetig, il baricentro bassissimo dei laterali, zero aggression­e degli avversari e degli spazi. L’esatto contrario del martellame­nto della Lazio, e l’errore di frustrazio­ne è diventato di confusione su un lancio di Luis Alberto per Lulic: l’esitazione di Mirante ha finito per ingannare anche Krafth e il bosniaco ha infilato il 2-0 di testa. Sfogo finito? Macché. Un altro palo e mezzo (pieno di Leiva e sfiorato da Immobile, ma bravo Mirante) e il conto è salito a quattro. Poteva essere 6-1, appunto.

E RIMORSI

Un rimorso diventato solare nella ripresa, quando è iniziata un’altra partita. Il Bologna è finalmente sceso in campo e la Lazio ha peccato prima di atteggiame­nto e poi forse anche di stanchezza, scoprendos­i via via più lunga, sconnessa, alla fine addirittur­a spalle al muro. La squadra di Donadoni ha trovato coraggio già dopo 5’, quando Lulic, in contrasto su Pulgar lanciato da Nagy, dai e dai ha «trovato» l’autogol che aveva già sfiorato al 30’. Il Bologna ha capito di poter far gol non per forza su regalo altrui e con il 4-1-4-1 disegnato con l’ingresso di Falletti, e Pulgar abbassato davanti alla difesa, ha assediato la Lazio, costretta a barricarsi dopo che Parolo (sfinito) aveva inghiottit­o il possibile 3-1. A proposito di rimorsi, tutto.

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ANSA In alto, Senad Lulic, 31 anni, segna il gol del 2-0. Sotto, Nagy, 22, Pulgar, 23, e Destro, 26, festeggian­o il gol del Bologna
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GETTY Il rigore sbagliato da Ciro Immobile, 27, sull’1-0 per la Lazio

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