Il calcio condanna, ma c’è anche chi fischia il Diario
Roma, Firenze e Torino «sporcata» la lettura pubblica del libro. Mihajlovic: «Mi dispiace, io contro ogni razzismo»
Il mondo del calcio continua a condannare l’antisemitismo. Dopo le numerose dichiarazioni degli ultimi giorni, anche ieri, in occasione della decima giornata di campionato, altri esponenti del mondo del calcio si sono pronunciati sul caso delle figurine di Anna Frank. Il direttore generale della Juventus, Giuseppe Marotta, si è unito al coro di disapprovazione: «E’ un fatto che noi condanniamo, ma d’altra parte la Juventus ha preso sempre una posizione molto netta contro il razzismo. Sul fronte sportivo, mi auguro che tutti gli stadi presto diventino dei luoghi di aggregazione culturale». Gli fa eco il direttore sportivo della Roma, Monchi: «Siamo personaggi pubblici e dobbiamo sempre dare il buon esempio. E’ successa una cosa brutta, dobbiamo dimostrare che il calcio è diverso rispetto a quello che si è scritto». Segnali meno incoraggianti provengono, invece, da alcune frange delle tifoserie. Al momento della lettura di un passo del Diario di Anna Frank prima delle partite (disposizione Figc), non in tutti gli stadi, infatti, si è riscontrato un sostegno all’iniziativa. All’Olimpico di Roma un gruppo di sostenitori giallorossi posizionati in curva Sud ha intonato cori (di natura calcistica) sovrastando la voce dello speaker, con il resto dello stadio che ha applaudito al termine del minuto di riflessione. A Firenze, poi, una sparuta minoranza di tifosi della curva Fiesole ha fischiato durante il raccoglimento, mentre all’Allianz Stadium di Torino una parte della curva juventina ha accompagnato la lettura cantando l’inno di Mameli. Dopo l’infelice frase di Mihajlovic martedì («Chi è Anna Frank?»), ieri il tecnico del Toro ha fatto parziale dietrofront: «Ho detto che non conoscevo Anna Frank perché in conferenza avevo appena risposto a una domanda su Belotti e non avevo capito il contesto dell’altra domanda. Mi dispiace, non ho mai letto il Diario ma ho sempre ripudiato ogni forma di razzismo». Da segnalare la posizione della società dell’Ascoli che, tramite una nota ufficiale, ha condannato la scelta dei propri ultras, i quali, in segno di dissenso, erano entrati allo stadio solo a lettura del Diario conclusa, martedì. Il club ha preso «le distanze, dissociandosi dal comportamento di quella minoranza di persone che, in occasione della gara Ascoli-Spezia, non ha condiviso le iniziative in memoria del dramma della Shoah, restando all’esterno per la durata del minuto di riflessione».