Visita in Sinagoga? «Famo ’sta sceneggiata...» E scoppia la bufera
Audio lo incastra, la Comunità ebraica protesta: «Inorriditi». Malagò lo bacchetta di nuovo: «Si crede il migliore, ma non fa bene al sistema»
Nel giorno in cui si dovrebbe parlare delle frasi del «Diario di Anna Frank» lette negli stadi, altre parole si prendono la scena e scatenano la polemica. Sul banco degli imputati finisce quel «Famo ‘sta sceneggiata» con cui, prendendo l’aereo da Milano a Roma, Claudio Lotito presenta la successiva visita alla Sinagoga, quella di ieri accolta dalla Comunità Ebraica nel gelo, che a questo punto diventa polare. Fino al punto che la corona dei fuori portata dal presidente della Lazio finisce nel Tevere. Niente pace, le parti restano distanti, distantissime.
«SCENEGGIATA» La frase, riportata dal Messaggero e poi confermata dalla registrazione sul sito, è il caso del giorno. Il presidente della Lazio domanda se il vice rabbino o il rabbino saranno presenti in Sinagoga. «Solo il rabbino c’è?», chiede al suo interlocutore al telefono che probabilmente gli risponde che il rabbino è a New York. «Non valgono un c...questi. Capito come stamo...». Fino alla conclusione incriminata: «Famo sta sceneggiata, te ne rendi conto?». Un contenuto che il presidente della Lazio prova a contestare, aiutato da un testimone, il parlamentare del Pd, Dario Ginefra, che lo scagiona: «Cercava di trovare immediata risposta all’idiozia di una piccola parte della tifoseria. Francamente da parte sua non pareva ci fosse voglia di banalizzare il gesto». Interpretazione che, però, non convince Ruth Dureghello, capo della Comunità ebraica di Roma: «Un rappresentante di una società di calcio che si esprime nel modo in cui abbiamo sentito esprimersi alcuni di loro in questi giorni, e non voglio personalizzare, mi fa inorridire».
LE CRITICHE DI MALAGÒ Ma Lotito non finisce sotto accusa soltanto per la «sceneggiata». Il presidente del Coni, che aveva puntato l’indice anche contro la soluzione «singolare» dei tifosi della Nord che traslocano in Sud per dribblare la squalifica, polemizza apertamente: «Dice che parlo senza sapere i fatti? Mi dispiace, se lui continua ad attaccare gli altri, pensando che le cose che fa lui sono le più giuste e le migliori, per non dire le uniche, non fa il bene del sistema calcio». Ma Lotito a parte, o non solo Lotito, il mondo del pallone non dà risposte sempre troppo difensive di fronte a episodi così gravi? «Il mondo del calcio purtroppo vive degli equilibri delicatissimi, non possiamo essere ipocriti, per alcuni aspetti di politica sportiva che oggi stanno in piedi a fatica, per non dire con gli spilli».
ZONA GRIGIA La verità, e lo confermano alcune scene degli stadi di ieri sera, è che la strada da percorrere per evitare che l’allucinante processione per fotografare gli adesivi con Anna Frank vestita con la maglia della Roma, è lunga. Il problema non sono solo gli autori, ma quella zona grigia che li circonda. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, lo dice con questo ragionamento: «In questa vicenda c’è un uso vomitevole dell’immagine di Anna Frank, ma per me è ancora più vomitevole che qualcuno si sia stupito del clamore che ha suscitato».
LETTERA A ISRAELE Il caso è A sinistra, Claudio Lotito, 60 anni, depone la corona di fiori davanti alla sinagoga di Roma. A destra, la corona ritrovata sulla sponda del Tevere
ormai internazionale. Anna Frank è un simbolo universale: la sua morte a meno di 16 anni, le parole del suo Diario, il pellegrinaggio per visitare la sua casa ad Amsterdam ne sono testimonianza. Martedì, la ministra israeliana Miri Regev aveva scritto una lettera a Luca Lotti, titolare dello Sport nel dicastero Gentiloni, dicendosi «scioccata» dal caso. In serata arriva la risposta di Lotti, che parla di «un fatto gravissimo che non ha giustificazioni e che ha provocato l’indignazione di tutti: delle istituzioni politiche, del mondo sportivo come della società civile. Da parte nostra continua Lotti - c’è stato e ci sarà sempre tutto l’impegno possibile affinché nessun rigurgito antisemita marchi ancora lo sport italiano». Il Ministro ricorda anche l’incontro con la collega in occasione della presentazione del Giro d’Italia 2018, che partirà proprio da Gerusalemme.
LA SCUOLA AI PRESIDENTI L’ironia sull’Olocausto colpisce anche perché in questi anni centinaia di iniziative hanno portato decine di migliaia di studenti ad Auschwitz a vedere con i propri occhi i luoghi dell’orrore. Immagini che non possono lasciarti indifferente. Ma che hanno bisogno di qualcosa prima, a scuola. E proprio dalle scuole arrivano tante reazioni, come quella della primaria «Anna Frank» di Torino, che insieme con l’associazione Acmos hanno lanciato l’hashtag
#siamotuttiAnnaFrank sottolineando in una lettera che si «gioca con tutto, non con la Memoria». C’è anche una lettera-petizione di alcune decine di professori toscani a Lotito e agli altri presidenti di Serie A: «Date un sostegno in maniera concreta a quanto le scuole hanno fatto e fanno su questo tema. Non è sufficiente limitarsi a immaginare viaggi ad Auschwitz o fiori alle sinagoghe, ancor meno cambiare il colore della maglia fatta indossare da Anna Frank». CAPO DELLA POLIZIA