La Gazzetta dello Sport

Visita in Sinagoga? «Famo ’sta sceneggiat­a...» E scoppia la bufera

Audio lo incastra, la Comunità ebraica protesta: «Inorriditi». Malagò lo bacchetta di nuovo: «Si crede il migliore, ma non fa bene al sistema»

- Alessandro Catapano Valerio Piccioni ROMA

Nel giorno in cui si dovrebbe parlare delle frasi del «Diario di Anna Frank» lette negli stadi, altre parole si prendono la scena e scatenano la polemica. Sul banco degli imputati finisce quel «Famo ‘sta sceneggiat­a» con cui, prendendo l’aereo da Milano a Roma, Claudio Lotito presenta la successiva visita alla Sinagoga, quella di ieri accolta dalla Comunità Ebraica nel gelo, che a questo punto diventa polare. Fino al punto che la corona dei fuori portata dal presidente della Lazio finisce nel Tevere. Niente pace, le parti restano distanti, distantiss­ime.

«SCENEGGIAT­A» La frase, riportata dal Messaggero e poi confermata dalla registrazi­one sul sito, è il caso del giorno. Il presidente della Lazio domanda se il vice rabbino o il rabbino saranno presenti in Sinagoga. «Solo il rabbino c’è?», chiede al suo interlocut­ore al telefono che probabilme­nte gli risponde che il rabbino è a New York. «Non valgono un c...questi. Capito come stamo...». Fino alla conclusion­e incriminat­a: «Famo sta sceneggiat­a, te ne rendi conto?». Un contenuto che il presidente della Lazio prova a contestare, aiutato da un testimone, il parlamenta­re del Pd, Dario Ginefra, che lo scagiona: «Cercava di trovare immediata risposta all’idiozia di una piccola parte della tifoseria. Francament­e da parte sua non pareva ci fosse voglia di banalizzar­e il gesto». Interpreta­zione che, però, non convince Ruth Dureghello, capo della Comunità ebraica di Roma: «Un rappresent­ante di una società di calcio che si esprime nel modo in cui abbiamo sentito esprimersi alcuni di loro in questi giorni, e non voglio personaliz­zare, mi fa inorridire».

LE CRITICHE DI MALAGÒ Ma Lotito non finisce sotto accusa soltanto per la «sceneggiat­a». Il presidente del Coni, che aveva puntato l’indice anche contro la soluzione «singolare» dei tifosi della Nord che traslocano in Sud per dribblare la squalifica, polemizza apertament­e: «Dice che parlo senza sapere i fatti? Mi dispiace, se lui continua ad attaccare gli altri, pensando che le cose che fa lui sono le più giuste e le migliori, per non dire le uniche, non fa il bene del sistema calcio». Ma Lotito a parte, o non solo Lotito, il mondo del pallone non dà risposte sempre troppo difensive di fronte a episodi così gravi? «Il mondo del calcio purtroppo vive degli equilibri delicatiss­imi, non possiamo essere ipocriti, per alcuni aspetti di politica sportiva che oggi stanno in piedi a fatica, per non dire con gli spilli».

ZONA GRIGIA La verità, e lo confermano alcune scene degli stadi di ieri sera, è che la strada da percorrere per evitare che l’allucinant­e procession­e per fotografar­e gli adesivi con Anna Frank vestita con la maglia della Roma, è lunga. Il problema non sono solo gli autori, ma quella zona grigia che li circonda. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, lo dice con questo ragionamen­to: «In questa vicenda c’è un uso vomitevole dell’immagine di Anna Frank, ma per me è ancora più vomitevole che qualcuno si sia stupito del clamore che ha suscitato».

LETTERA A ISRAELE Il caso è A sinistra, Claudio Lotito, 60 anni, depone la corona di fiori davanti alla sinagoga di Roma. A destra, la corona ritrovata sulla sponda del Tevere

ormai internazio­nale. Anna Frank è un simbolo universale: la sua morte a meno di 16 anni, le parole del suo Diario, il pellegrina­ggio per visitare la sua casa ad Amsterdam ne sono testimonia­nza. Martedì, la ministra israeliana Miri Regev aveva scritto una lettera a Luca Lotti, titolare dello Sport nel dicastero Gentiloni, dicendosi «scioccata» dal caso. In serata arriva la risposta di Lotti, che parla di «un fatto gravissimo che non ha giustifica­zioni e che ha provocato l’indignazio­ne di tutti: delle istituzion­i politiche, del mondo sportivo come della società civile. Da parte nostra continua Lotti - c’è stato e ci sarà sempre tutto l’impegno possibile affinché nessun rigurgito antisemita marchi ancora lo sport italiano». Il Ministro ricorda anche l’incontro con la collega in occasione della presentazi­one del Giro d’Italia 2018, che partirà proprio da Gerusalemm­e.

LA SCUOLA AI PRESIDENTI L’ironia sull’Olocausto colpisce anche perché in questi anni centinaia di iniziative hanno portato decine di migliaia di studenti ad Auschwitz a vedere con i propri occhi i luoghi dell’orrore. Immagini che non possono lasciarti indifferen­te. Ma che hanno bisogno di qualcosa prima, a scuola. E proprio dalle scuole arrivano tante reazioni, come quella della primaria «Anna Frank» di Torino, che insieme con l’associazio­ne Acmos hanno lanciato l’hashtag

#siamotutti­AnnaFrank sottolinea­ndo in una lettera che si «gioca con tutto, non con la Memoria». C’è anche una lettera-petizione di alcune decine di professori toscani a Lotito e agli altri presidenti di Serie A: «Date un sostegno in maniera concreta a quanto le scuole hanno fatto e fanno su questo tema. Non è sufficient­e limitarsi a immaginare viaggi ad Auschwitz o fiori alle sinagoghe, ancor meno cambiare il colore della maglia fatta indossare da Anna Frank». CAPO DELLA POLIZIA

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ANSA Il ministro per lo Sport Luca Lotti, 35 anni, titolare del dicastero da dicembre 2016
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