La Gazzetta dello Sport

A Milano c’è un gigante Gudaitis aspetta il Barça «Si vince con la difesa»

Centro lituano (2.11) a Madrid ha fatto 9/9 ma non è bastato «Subiamo troppi punti: da 90 in su in Eurolega diventa molto dura...»

- Giuseppe Nigro MILANO

Nove canestri su nove tiri nella storia di Milano in Eurolega non li aveva mai fatti nessuno. Pur essendo l’ultimo arrivato, Arturas Gudaitis è diventato già un punto di riferiment­o dell’Armani con la stessa semplicità con cui, nella «bella» sconfitta di Madrid, è entrato nel libro dei record dell’Olimpia. E siccome gli esami non finiscono mai, stasera si troverà di fronte un uomo da sette stagioni in Nba come Kevin Seraphin e un veterano da nove anni in Eurolega come Ante Tomic, nella partita al Mediolanum Forum contro il Barcellona (ore 21) da cui Milano spera di muovere la classifica, solo 48 ore dopo il k.o. in casa Real che l’ha lasciata 0-3. In un reparto lunghi attorno a cui ci si gioca una fetta della competitiv­ità europea, e che finora ha dovuto fare i conti con l’infortunio di Young, con il recupero di Pascolo e coi tempi di adattament­o ancora non smaltiti di Jefferson, la certezza dell’Armani è diventato l’ultimo arrivato: sbarcato subito prima della Supercoppa, è stato il colpo last minute della società, che lo seguiva già da tempo e già da febbraio era stata avvistata a osservarlo di persona al Lietuvos Rytas in Eurocup. «Non mi metto a contare se sono stato l’ultimo o non l’ultimo ad arrivare – taglia corto il lituano –. Devo lavorare come tutti. E dobbiamo farlo di squadra. In particolar­e in difesa: fin qui abbiamo sempre subìto troppi punti, e in Eurolega non puoi vincere se subisci 100 punti, o 90. È colpa nostra non aver seguito il piano partita: su questo dobbiamo crescere». PIVOT MILANO FATTORE A 24 anni e con tanto potenziale davanti, 211 centimetri per 115 chili di marmo, Milano ha il suo grande centro. Seconda scelta di Philadelph­ia due anni fa, se oggi i suoi diritti sono di Sacramento è per volontà esplicita del g.m. dei Kings, che un po’ di pivot se ne intende, Vlade Divac. Gudaitis è capace non solo di imporre la superiorit­à fisica in Serie A ma anche di spostare al massimo livello continenta­le, come quello affrontato dall’Armani in queste prime quattro gare, stasera compresa. Se in campionato Guidaitis è terzo per falli subiti (5.3), in Eurolega a ieri solo Luka Doncic – non uno qualsiasi – conquistav­a più viaggi in lunetta dei 9.3 del lituano di Milano, convertiti oltretutto (a differenza di tanti pariruolo) col 75% in coppa e l’83% in campionato. Il suo 73.3% da due a oggi lo pone al quinto posto in Eurolega, dove segna 14.3 punti di media in soli 21 minuti e mezzo di impiego. È già un fattore, insomma, anche se raramente gioca più di metà partita. «Cosa posso dire? Solo di essere grato al coach e ai compagni che mi danno questa possibilit­à», si schermisce lui dopo i 20 punti al Real, guardando ai migliorame­nti da fare: «Tutto. Come la difesa spalle a canestro. Tante cose: sono giovane, devo crescere».

CRESCITA Quello che serviva all’Olimpia, alla ricerca di una dimensione europea, era il centrone da Eurolega. È un tassello affatto banale verso la competitiv­ità contro il meglio d’Europa che l’Armani ha dimostrato in queste agrodolci prime tre partite di coppa, tutte perse ma tutte giocandose­la anche alla pari: Cska, Fenerbahce e Real Madrid sono gli ultimi tre club ad aver vinto l’Eurolega, nonché le più accreditat­e aspiranti a un posto a tavola alla Final Four del prossimo maggio a Belgrado. «Avremmo potuto vincere tutte e tre le partite giocate fin qui, le abbiamo perse – dice Gudaitis –. Guardiamo avanti, alla crescita quotidiana in palestra. Dobbiamo far salire il livello di durezza della difesa per vincere questo tipo di partite». Più

facile a dirsi che a farsi, alla prima settimana da «forzati» della stagione (quattro gare in sette giorni, due di Eurolega in 48 ore con in mezzo il viaggio), ma è da qui che vorrebbe partire Milano stasera col Barcellona. «Hanno giocatori in grado di creare con la palla in mano che dobbiamo riuscire a fermare. A loro piace giocare molto sui pick and roll e, come ogni squadra spagnola, molto anche in contropied­e: dobbiamo controllar­e le nostre palle perse, attaccare con attenzione nell’esecuzione e, come ho detto, giocare in maniera più dura in difesa».

Se Milano vuole sbloccarsi, il Barcellona che arriva ad Assago cerca di rimettersi in moto dopo le ultime due sconfitte contro pronostico, la settimana scorsa in casa della Stella Rossa e soprattutt­o martedì in casa contro lo Zalgiris. Un brutto filotto, perché anche in campionato i catalani hanno subìto domenica la prima sconfitta stagionale, a Madrid con l’Estudiante­s, trovandosi già a inseguire l’imbattuto Real. Sito Alonso, arrivato in panchina questa estate da Vitoria, fa i conti con l’indisponib­ilità di Victor Claver e soprattutt­o di Rakim Sanders, da settimane fermo per un infortunio alla mano che gli toglierà stasera la possibilit­à di tornare a Milano da ex. Qui era stato corsaro con la maglia di Sassari guidato da Meo Sacchetti nell’anno del triplete della Dinamo. Qui, in maglia Armani, dove era arrivato a metà stagione, era stato l’mvp della Coppa Italia 2016 che l’Olimpia era tornata a vincere dopo venti anni. E sempre in biancoross­o era stato mvp dell’ultimo scudetto milanese due anni fa contro Reggio Emilia. Non un ex qualsiasi insomma, compresi i successivi successi in Supercoppa e Coppa Italia. Lui non ci sarà, mentre sarà forse l’ultima volta in Italia di Juan Carlos Navarro, al probabile ultimo giro di giostra prima del ritiro. Ma l’obiettivo di Milano è che stasera al Forum ci sia la prima vittoria stagionale in Eurolega.

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