La nuova vita di Kristoff «Io e Aru, team da sogno»
Norvegese, campione europeo e 2° al Mondiale, ha scelto la Uae-Emirates di Saronni e del sardo: «Sanremo e Fiandre su tutto»
Gli parli e intuisci che forse cambierebbe volentieri i suoi 69 successi per uno che gli è sfuggito. Eppure nel palmares ci sono trionfi che valgono una carriera: la Sanremo 2014, il Fiandre 2015. Nella stagione appena conclusa, dove dalle Classiche non ha avuto grandi soddisfazioni, 9 centri. Tra questi brilla l’Europeo, conquistato con una volata magistrale ai danni di Viviani. Un successo che verrà ricordato anche sulle sue scarpe: bianche con la fascia celeste e blu nella zona del tallone. Però... però poi c’è quell’argento amarissimo: 24 settembre, Bergen, maglia iridata in palio. Il giorno perfetto per entrare nella storia. Alexander Kristoff ha tutti gli occhi addosso. Tutta la Norvegia è pronta a celebrare il suo eroe. Lui sa che un’occasione così non gli capiterà più. Invece la storia la scrive Peter Sagan e Kristoff si deve accontentare della piazza d’onore. «E’ stata una questione di pochi centimetri — spiega il campione norvegese —. Ci ho pensato mille volte, ma non ho nulla da recriminare. Non credo di avere fatto errori. Non ho sbagliato nulla, però Sagan mi ha battuto. Ma se lui ha vinto tre volte il Mondiale, cosa mai riuscita a nessuno, vuole dire che è il più forte al mondo. Pochi centimetri... Volevo quella maglia». Le parole gli escono con un tono armonioso, gli occhi sono dolci, quasi velati di tristezza. Emozioni che non ti aspetti da questo atleta all’apparenza durissimo, che ha fatto della potenza muscolare un’arma devastante. Un vichingo. Lo incontriamo nella sede della Northwave, l’azienda trevigiana di scarpe che dal 1° gennaio sarà il suo nuovo sponsor.
Alexander, come mai ha scelto di lasciare la Katusha e approdare alla Uae-Emirates di Beppe Saronni?
«Dopo tanti anni (sei, ndr) ho pensato che fosse il momento giusto per cambiare. Sicuramente avrò nuove motivazioni e queste sono convinto mi porteranno ad avere un miglior rendimento. Questo cambio mi aiuterà per tornare a vincere gare importanti. Anche il fatto di avere nuovi compagni, nuova gente attorno, sarà uno stimolo importante. Certo, è un grande cambiamento. Però sono certo che arrivo in un team forte, composto da grandi corridori, Aru su tutti (c’è anche Daniel Martin, ndr). Saremo QUI BATTE VIVIANI ALL’EUROPEO competitivi su tutti i terreni».
Il momento più bello?
«Quando ho vinto il primo Monumento, la Sanremo. Non ero tra i grandi favoriti, è stato un giorno speciale. Una vittoria che, non dimentico, è arrivata anche grazie allo straordinario aiuto di Luca Paolini. Mi mise nella condizione ideale per poter dare il massimo. E la Sanremo sarà anche il primo grande obiettivo del 2018. Dovrei debuttare a Dubai, poi a marzo farò la Parigi-Nizza».
E poi?
«Il mio sogno è vincere la Roubaix, ma sono consapevole che non ho mai reso al massimo in questa corsa. Così dopo la Sanremo punterò fortissimo sul Fiandre. Ecco, posso considerare la vittoria al Fiandre come il giorno in cui mi sono sentito più forte in vita mia. Poi vorrei difendere la maglia di campione Europeo. Il Mondiale invece è troppo duro, impossibile».
Lei vive in Norvegia: mica facile allenarsi lì in inverno. Pratica qualche altra disciplina?
Sorride. «Non seriamente. Però ho già iniziato a pensare al 2018. Tre giorni alla settimana faccio palestra soprattutto per avere più forza nelle gambe. Verso fine anno vado come al solito al caldo per qualche settimana».
La vedremo al Giro d’Italia?
«Al Giro ci sono stato due volte, ma tanto tempo fa (2011 e 2012, un secondo posto dietro Cavendish il miglior piazzamento, ndr). Sono disponibile e mi piacerebbe tornarci anche se, parlando di grandi giri, l’obiettivo è tornare a vincere tappe al Tour. Fare tutto il Giro sarebbe troppo, credo che l’ideale sia un paio di settimane».