La Gazzetta dello Sport

Barak: «Udinese, salviamoci e poi... Io? Studio Iniesta»

Tiri mancini del ceco hanno risollevat­o Delneri «Non mi dispiace muovermi da 10, ma io sono un 8»

- Sebastiano Vernazza INVIATO A UDINE @SebVernazz­a

Il suo calcio è come un rock. Antonin Barak da Pribram, cittadina della Repubblica Ceca verso il confine con la Germania, è l’uomo del giorno in casa Udinese. Con due tiri mancini ha trascinato fuori la squadra dalle secche dei bassifondi. Due gol decisivi contro Sassuolo e Atalanta, da sei punti. Barak possiede un sinistro illegale: «Devo migliorare il destro», sottolinea con umiltà. Il suo calcio è come un rock e non per modo di dire: «Mio padre Antonin (stesso nome del figlio, in Boemia è possibile, ndr) ha giocato nelle serie minori e oggi allena i giovani, ma la sua passione è la musica. Suona la chitarra in una band di metallari, nel repertorio hanno tante canzoni degli AC/DC. Mia mamma fa la dentista». Barak compirà 23 anni a dicembre, è un ragazzone alto 1.90, di limpida educazione mitteleuro­pea. Nell’infanzia ha sofferto per una malformazi­one alla spina dorsale che gli provocava affaticame­nti: ne è uscito grazie a ginnastica e sport. Ha poi subito episodi di bullismo, che lo hanno spinto a lasciare Pribram.

Da bambino a quale giocatore si ispirava?

«Ero e sono tifoso dell’Arsenal, impazzivo per Thierry Henry. Oggi guardo Iniesta, per visione di gioco e bellezza del tocco».

Sa chi è Panenka, che si chiama Antonin come lei?

Ride: «Sì, ma io non tiro i rigori come lui». Panenka è l’eroe della Cecoslovac­chia campione d’Europa nel 1976, l’uomo del primo rigore a cucchiaio in mondovisio­ne.

Conosce Pavel Nedved?

«Certo, è un mito del calcio ceco, Pallone d’oro. L’ho incontrato, ci siamo parlati. Grandissim­o. Come giocatori però siamo diversi».

Qual è il suo ruolo preferito?

«Mi sento un numero 8, interno di centrocamp­o. Noi cechi consideria­mo regista il numero 6».

Contro l’Atalanta però ha segnato un gol da trequartis­ta.

«Accetto di giocare ovunque, Antonin Barak, centrocamp­ista, è nato a Pribram (Rep. Ceca) il 3 dicembre 1994. Cresciuto nel Dukla Pribram, nel gennaio 2016, dopo una parentesi al Graffin Vlasim, va allo Slavia Praga, che a febbraio lo cede all’Udinese per 3 milioni. In nazionale 5 presenze e 4 gol

non mi dispiace muovermi da numero 10, ma sono un 8».

L’Udinese dovrà accontenta­rsi della salvezza e basta?

«Siamo una buona squadra, migliore di altre che lottano per rimanere in A. Prima mettiamoci in sicurezza, poi divertiamo­ci».

Siete delusi per non aver portato la Repubblica Ceca al Mondiale in Russia?

«Sì, non dovevamo perdere a Belfast contro l’Irlanda del Nord, ma prima avevamo pareggiato per 0-0 in casa contro l’Azerbaigia­n e la stessa Irlanda del Nord, per cui... La Germania era la più forte del gruppo e si può perdere per due volte con i campioni del mondo. Ci siamo complicati la vita con le altre. Dobbiamo ripartire (Barak in nazionale conta 5 presenze e 4 gol, non male come media, ndr)».

Altri sport praticati?

«Da bambino per un anno ho fatto nuoto, stile libero. E mi piace sciare. Intorno a Udine ci sono tante belle montagne, però lo sci è pericoloso e io da calciatore non posso sciare».

Che cosa spera che ci sia nel suo futuro, oltre l’Udinese? o il Napoli?

«Qui sto bene e qui devo crescere, non mi pongo il problema di quel che sarà. Vedremo. In Italia ci sono squadre importanti. In Europa mi piacciono Arsenal e Barcellona».

La Juve di Nedved

«La Juve è fortissima, ma ammiro il gioco del Napoli: sono fantastici».

Per avere Barak, l’Udinese ha versato tre milioni di euro allo Slavia Praga. Il ragazzo ha firmato un contratto quinquenna­le, scadenza 2022. Facile prevedere una grossa plusvalenz­a, in giorni neppure lontani. Udine si conferma città capitale dei cacciatori di talenti. CENTROCAMP­ISTA UDINESE

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