Giocava in A, fa il carpentiere: i dolori del post carriera
Udine convegno Aic sulla vita fuori dal campo. «Solo il 5% può vivere di rendita»
Giocava in Serie A e oggi lavora come carpentiere per un’impresa edile. I soldi sono finiti, altre opportunità nel calcio non sono arrivate e così l’ex campione, per evitare la miseria della strada, ha scelto la nobiltà di un mestiere. Del vecchio mondo sono rimasti i contatti con alcuni ex colleghi: il classico calcetto, pizza e birra di una sera a settimana. Nomi non se ne possono fare per privacy, la storia è venuta fuori ai margini di «Tempi supplementari», convegno organizzato a Udine dall’Aic, Associazione italiana calciatori. Sottotitolo: «Aspetti traumatici e psicologici del dopo carriera». In sala diversi ex giocatori: Massimo Paganin, ex Inter, collaboratore della stessa Aic; Manuel Gerolin, ex Roma, d.s. dell’Udinese; Valerio Bertotto, ex Udinese, allenatore fresco di assurdo esonero dalla Viterbese; Mauro Milanese, ex Inter, dirigente della Triestina; Diego Bortoluzzi, ex Venezia, allenatore «in proprio» dopo anni come vice di Guidolin; Denis Godeas, ex Messina, che a 42 anni continua a giocare tra i dilettanti, nel Monfalcone. E poi Damiano Tommasi, presidente Aic: «Il problema del calciatore moderno, come mi ha fatto notare un giocatore della Nazionale, sarà il post carriera».
POCHI MILIONARI Che fare, una volta chiuso col gioco? Vivere di rendita non si può, specie se si è giocato soltanto in Lega Pro. «Il calciatore professionista italiano – ha spiegato Paganin - percepisce in media 50mila euro lordi a stagione. Quelli che a fine carriera hanno milioni in banca sono soltanto il 5 per cento del totale». Il 95 per cento deve rifarsi una vita. Fabio Poli, direttore organizzativo Aic: «L’ottanta per cento dice di rimanere nel calcio, ma la maggior parte di costoro ricopre incarichi su base volontaria, non remunerata». Gerolin: «Io da calciatore spendevo... Ho però avuto la fortuna di essere indirizzato bene dall’Udinese per il dopo. Ho girato il mondo come osservatore, mi sono specializzato. Ragazzi, divertitevi, ma pensate al futuro». Bertotto: «Viene il giorno in cui si passa dalla bolla dorata alla dura realtà della vita normale». Oltre il 40 per cento degli ex giocatori ha seri problemi di salute, con invalidità per lo più a ginocchia e caviglie. Ci sono quarantenni con problemi da settantenni e le cure costano. Le regole della pensione sono cambiate, i calciatori professionisti post 1996 andranno in pensione a 66-67 anni come i comuni mortali e percepiranno un assegno in base al versato. «In media sarà di 1500 euro per chi avrà 16 anni e 8 mesi di contributi, quota non facile da raggiungere per tutti», spiegano all’Aic. Chi smette oggi, diciamo a 35 anni, e non ha accantonato un patrimonio milionario, deve prepararsi a trent’anni da uomo normale, come il campione-carpentiere.