La Gazzetta dello Sport

Hamilton si scopre senza più limiti

«Quattro bel numero, ma punto già al 5. Vorrei diventare Sir e dare dispiaceri alla rossa per altri 2 anni»

- Mario Salvini INVIATO A CITTÀ DEL MESSICO Andrea Cremonesi

Adesso che è il pilota britannico piu vincente di sempre, Lewis Hamilton ha un desiderio. Lo dice un po’ serio e un po’ ridendo, ma intanto il messaggio alla Regina lo manda: «Sarebbe bello essere chiamato Sir, lo chiederei a tutti, anche ai miei amici. Suona bene». Lewis sorride, ironico, ma nello stesso discorso ricorda certe sue vecchie insegnanti di scuola che per lui avevamo previsto un futuro di nessun successo. Che bello sarebbe veder le loro facce il giorno che dovessero far baronetto quel loro vecchio studente nipote di un immigrato di Grenada. «Forse qualcuno potrebbe dire che mi ha aiutato, mentre qualcun altro potrebbe aver cambiato idea!».

TITOLO E poi il titolo ci starebbe tutto: ultimament­e lo hanno avuto Andy Murray e Mo Farah. E soprattutt­o è Sir Jackie Stewart che fino all’altro ieri divideva con lui il primato britannico di tre Mondiali. Dunque non si vede perché non dovrebbe essere baronetto Lewis. Che in ogni caso, se 4 titoli non dovessero bastare ha in programma di migliorars­i presto. «Quattro

Si destreggia sui social tra twitter, facebook e instagram con la stessa facilità di quando si trova ad affrontare l’Eau Rouge al volante della Mercedes di F.1. Casa sua? Il mondo che gira con il suo Bombardier Challenger, valore 25 milioni di dollari. Londra, Los Angeles e i Caraibi, dove ha radici, fanno spesso da sfondo ai suoi selfie. «Sono un esplorator­e», dice scherzando. Gli piace tirare tardi con Neymar che è stato il primo domenica a compliment­arsi con lui. E l’inverno scorso è andato a sciare con Lindsay Vonn sulle nevi del Colorado, «sfidandola» con lo snowbord. Fidanzate? Terminata la storia con Nicole Scherzinge­r, è ufficialme­nte scapolo.

STAR Quando 10 anni fa Lewis Hamilton, nato il 7 gennaio 1985, si calò per la prima volta in una F.1, tanti erano sicuri che questo ragazzo che dormiva sul divano nella modesta casa di papà Anthony a Stevenage sarebbe diventato un campione ma in pochi (o forse nessuno) potevano immaginare che sarebbe divenuto una star capace come Valentino Rossi, Alberto Tomba di valicare i confini del proprio sport. Amato da Bernie Ecclestone e Chase Carey, ovvero dalla vecchia come dalla nuova governance del Mondiale, è un bel numero, ma adesso voglio il numero 5». E’ sempre convinto di lasciare al top, come ha ripetuto tante volte, ma intanto dice: «Continuerò a correre finché mi piacerà farlo. E quest’anno mi è piaciuto più che mai. Poi, certo, nella vita ci sono tante cose da fare dopo i 40 anni». Domenica notte, per esempio, è volato con la famiglia a Miami e ha festeggiat­o il titolo in una discoteca.

CRESCIUTO E’ cambiato, Lewis, in quest’anno. I suoi interessi sono sempre tanti e diversi: musica, arte, viaggi, ma c’è qualcosa di diverso, in lui. «Quello di quest’anno è il miglior Hamilton con cui abbia lavorato dal 2013», ha detto il suo capo, Toto Wolff, dopo la vittoria di Austin. È più preciso, più continuo, più maturo. E non è solo un’impression­e di Wolff. Confermano il giudizio tanti aspetti e fatti di questo 2017, in cui Lewis ha evitato i passaggi a vuoto e gli errori del passato. Ed è tornato campione.

GARAGE ROVENTE Di certo sono cambiate le condizioni attorno a lui. Una rilevante forse ancora di più di quel che si potesse sospettare: è cambiato il rivale da battere, che negli scorsi tre anni era nel suo stesso garage. Contro Nico Rosberg il livello di tensione — a posteriori lo rivelano le stesse parole di Wolff — dev’esser stato asfissiant­e per Lewis. Non si può pensare che quell’altro, cioè Rosberg, a fine 2016 si sia ritirato perché, nonostante Lewis Hamilton è nato il 7 gennaio 1985 a Stevenage in Inghilterr­a. Ha fatto il suo esordio nel 2007 con la McLaren, chiudendo la stagione al 2° posto. Da allora 4 Mondiali vinti (2008, 2014, 2015 e 2017), di cui 1 con la McLaren e 3 con la Mercedes La Mercedes ha twittato una immagine emblematic­a per festeggiar­e il titolo di Hamilton: i membri del team in un abbraccio collettivo formano una stella a 3 punte, simbolo della Casa il successo, non più disposto ad un’altra stagione di lotte, tensioni e provocazio­ni esasperant­i, e che lui, Lewis, in mezzo a tutto questo sia passato indenne. «Potrei fare la cosa più facile — ha infatti detto non per caso — che è quella che ha fatto Nico, ma non ho intenzione: ho ancora tanto da dare». La sensazione è che quest’anno dev’esser stato un sollievo ogni volta che entrava nel box. Il nemico era fuori, e quando è così in casa ci si sente tutti più uniti.

TIMORE ROSSO Però questa è solo metà della storia. L’altra parte è che il nemico, la Ferrari di Sebastian Vettel, ha spesso dato l’idea di avere una macchina migliore della sua Mercedes. E allora lì, alla serenità di non avere più per metro di paragone il compagno di squadra, dev’essersi unito il senso della sfida con l’incognita: micidiale combinazio­ne da cui è uscito l’infallibil­e Lewis 2017. Lewis che ha sbagliato una sola qualifica in tutto l’anno, a Montecarlo, pagata col peggior passivo di stagione, -25 da Sebastian. Che è andato in vacanza, dopo Budapest, sotto di 14 punti. Ma che in mezzo aveva già cominciato a martellare le pietre miliari della stagione a Silverston­e, con quella gara mostruosa celebrata fluttuando sulle teste dei suoi tifosi. Per poi proseguire con la fantastica pole bagnata di Monza, preceduta da Spa, quando al Radillon, con le Pirelli soft ha resistito a Vettel in rimonta con le ultra. Se c’è un’immagine simbolo della stagione, è quella.

SFIDA A SEB Una Ferrari così forte gli ha dato una motivazion­e in più. E continuerà a dargliene. Con Vettel che ha prolungato fino al 2020 a Maranello è da ritenersi imminente anche il suo rinnovo. E il suo messaggio è: «Cercherò di fare in modo di non piacere a quelli della Ferrari ancora per i prossimi due anni. E di rendere la loro lotta per il titolo più dura possibile, non vedo l’ora».

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AFP
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