La Gazzetta dello Sport

Nadal, Federer e un anno magico Al Masters l’ultima battaglia

Due Slam a testa, a Rafa basta una vittoria domani a Bercy per il n°1 di fine anno, Ma Roger fin qui ha vinto un torneo in più: a Londra l’occasione del marchio definitivo

- Riccardo Crivelli

Avolte, giova ripetere le cose: lo dicevano già i nostri padri latini. E allora basta andare indietro di un anno con la memoria e fotografar­e le immagini di allora, come è già successo tante volte in questa stagione: Murray e Djokovic che a suon di vittorie, con un finale di stagione palpitante di torridi brividi, si giocano il numero uno della classifica, mentre l’altra metà del cielo dei Fab Four, la premiata ditta Federer&Nadal, si affatica incerta in allenament­o dopo aver dubitato perfino di poter continuare a giocare a tennis. Insomma: in vetrina i nuovi dominatori, all’angolo gli antichi padroni.

CHI E’ IL PRIMO? Perciò, con lo sguardo di dodici mesi dopo, il 2017 che sta abbassando il sipario merita a buona ragione di passare alla storia come un’annata magica e irripetibi­le: coloro che sembravano perduti, due tra i giocatori più amati di sempre, sono rinati, riportando indietro il tempo e le relative emozioni. A Nadal basta vincere domani il match d’esordio a Bercy (contro Chung) per chiudere l’anno al numero uno, per la quarta volta in carriera: fenomenale. Federer risponde (fin qui) con sette tornei vinti a sei, tre Masters 1000 a due e un perentorio e secco 4-0 nelle sfide dirette stagionali. Ma il divertisse­ment su chi in fondo meriterebb­e il trono stagionale è davvero cosa misera di fronte alla disumana grandezza del loro talento, alla feroce determinaz­ione con cui non si sono piegati al conto chiesto ai loro corpi da un decennio e più di battaglie allo spasimo, all’intima e mai sopita passione per il loro sport e per l’adrenalina che procura. Intanto, come due vecchi amici, si sono spartiti gli Slam, due a testa, e non era mai accaduto che facessero pari nella stessa stagione. Volendo scavare per gioco tra le pieghe della loro personalit­à, è vero che il numero uno si attaglia di più al carattere di Rafa, straordina­rio lavoratore che ama costruire giorno per giorno le sue imprese, e quindi gode di fronte a un riconoscim­ento prolungato come può essere il primato in classifica, mentre il Federer di adesso è il purosangue da grande appuntamen­to, che punta ad incrementa­re i numeri della sua leggenda, tanto che per qualcuno le 14 lunghezze che lo separano da Connors alla voce tornei vinti (109 a 95) non sono poi un obiettivo così peregrino nella sua testa.

MASTERS DECISIVO Certo, Roger finirà per rimpianger­e l’unico errore di programmaz­ione stagionale, la scelta di giocare a Montreal quando l’obiettivo del numero uno (intendiamo­ci, non è che non lo stuzzicass­e, e molto) era assai più vicino di adesso, finendo per chiedere troppo al fisico appena prima degli Us Open, non a caso dominati dall’arcirivale. Perciò, fallita la corsa al primato, il Masters di Londra (dal 12 novembre) diventa il discrimine, il possibile punto esclamativ­o, al netto della classifica. E lo sanno entrambi. Così, Rafa ha saltato Basilea, conscio che questa volta può davvero esorcizzar­e la maledizion­e delle Finals, mai vinte: «Se a Bercy conquister­ò il numero uno, lo considerer­ò un traguardo molto importante, ma la stagione non è finita e non è il momento di pensarci troppo. Sono stato favorito dall’assenza di Roger sulla terra? E’ stata una sua decisione per essere competitiv­o a Wimbledon, mi sembra abbia pagato. Magari se avesse giocato sul rosso, non sarebbe stato così in forma sull’erba». Insomma, un po’ di pepe non può mancare, e Londra sarà per forza il momento della resa dei conti. Il Divino ha rinunciato a Bercy per una settima corona al Masters: «Il mio corpo mi sta chiedendo una pausa, lo sento. Lo stop mi serve per rimanere in salute, non solo per Londra, ma anche per il prossimo anno, è un effetto domino. Ho pensato al ranking, ma ho dovuto toglierlo dall’equazione. Forse se fossi stato più vicino nel punteggio ci sarei andato, ma sono piuttosto distante da Rafa. E voglio evitare di farmi male». La soluzione ci sarebbe: un calcio al computer e il n°1 del 2017 assegnato ad entrambi. Qualcuno avrebbe il coraggio di lamentarsi?

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EPA Roger Federer, 36 anni, in carriera ha vinto 95 tornei
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LAPRESSE Rafael Nadal, 31 anni, in carriera ha vinto 75 tornei

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