La Gazzetta dello Sport

Borg e McEnroe

Le anime opposte che hanno cambiato la storia del tennis 1L’orso svedese e il genio statuniten­se: una rivalità nata con un tie-break di 23’. E ora è un film

- Riccardo Crivelli

Ghiaccio e Fuoco.Insieme hanno costruito una leggenda. Perché la storia non si fa soltanto con le vittorie, ma anche con l’impatto tecnico, emotivo e culturale sul proprio sport. E il tennis, dopo Bjorn Borg e John McEnroe, non sarà più lo stesso, uscendo dall’immagine paludata dei gesti bianchi per diventare un fenomeno di massa.

ROCK STAR

L’Orso e The Genius non possono essere più diversi. Biondo, glaciale, con uno stile basato sulla regolarità e la difesa lo svedese. Mancino, con folti capelli ricci e rossicci, irascibile e con un gioco votato tutto all’attacco il newyorkese. Quando si trovano di fronte per la prima volta, alle semifinali di Stoccolma del 1978, Borg è già il più forte del mondo. Non solo: è uno degli atleti più popolari del pianeta, il primo iconoclast­a in un ambiente da sempre uguale a se stesso. Porta i capelli lunghi legati con una fascia, indossa capi colorati e ha fatto del rovescio bimane e del top spin, quasi un’eresia, un marchio che i tennisti in erba hanno cominciato a imitare in ogni angolo del mondo. Bjorn è una rock star, ma in campo è una sfinge, sempre calmo, compassato, mai polemico. LA PARTITA

Il ragazzo della buona borghesia americana (il padre è avvocato) però ha un talento abbacinant­e e del tutto personale. Come Laver, usa la stessa impugnatur­a per il dritto e per il rovescio e si proietta a rete appena può. Ma ciò che lo rende unico è il servizio, costruito per ovviare al mal di schiena: lo gioca praticamen­te di fianco, facendo perno sul piede destro e tirando fiondate a 200 all’ora. Sul campo, il ribollente sangue irlandese ne sta già facendo un incubo per i giudici di sedia, spesso travolti da contumelie di ogni tipo, fino alla celeberrim­a «You can not be serious» che da insulto si trasformer­à nel motto di una vita. Quel giorno vince McEnroe, a sorpresa: sarà il primo di 14 confronti diretti, condensati in appena quattro anni, una saga breve ma dal valore agonistico e mediatico senza precedenti, non a caso chiusa in parità, 7-7, perché tra loro non può esistere un migliore o un peggiore. Sublimata poi dalla Partita, quella con la P maiuscola. E’ il 5 luglio del 1980, finale di Wimbledon: per la prima volta Ghiaccio e Fuoco, adesso dominatori del circuito, si sfidano in uno Slam. Di fronte, due filosofie. E’ il giorno della verità. McEnroe strabilia nel primo set, poi Borg recupera e si porta avanti, arrivando a procurarsi due match point sul 5-4 del quarto, annullati da The Genius con due passanti favolosi. Anzi, l’americano strappa il servizio allo svedese e così il parziale si decide al tie break. E lì la storia del match si farà mito. Perché ci sono state e ci saranno partite più belle di questa, ma quei 23 minuti, i più celebri e palpitanti della storia del tennis, regalano emozioni irripetibi­li. Borg si procura altri 5 match point, e su quello dell’11-10 un nastro beffardo soccorre McEnroe. Dopo 34 punti, il set è di John, ma nel quinto Bjorn dimostra perché è il numero uno, concedendo appena tre punti al servizio per imporsi 8-6. Eppure quel pomeriggio porterà con sé, nello stesso tempo, l’apogeo e il tramonto dell’Orso svedese, che si rende conto di essersi spinto oltre le sue possibilit­à per sconfigger­e il terribile rivale. E infatti McEnroe lo batterà in finale agli Us Open, in finale a Milano e poi si prenderà la dolce rivincita a Wimbledon nell’81, il match che convince Borg che sia davvero finita. La loro rivalità non poteva che diventare un film (in uscita il 9 novembre), ma all’inizio il regista lo aveva pensato solo per il mercato svedese. Senza rendersi conto che Ghiaccio e Fuoco, a loro modo, hanno cambiato il mondo

 ?? GETTY ?? WIMBLEDON 1980 Borg e McEnroe si sfidano per la prima volta in una finale Slam: un tiebreak di 23 minuti e tante emozioni. Vincerà lo svedese al 5° set
GETTY WIMBLEDON 1980 Borg e McEnroe si sfidano per la prima volta in una finale Slam: un tiebreak di 23 minuti e tante emozioni. Vincerà lo svedese al 5° set

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