Milan triste Fermo al palo
Monto, quasi gol ma è 0-0 con l’Aek Un punticino utile però il gioco dov’è?
Quando parla un alto dirigente, stimato e con molteplici esperienze in diverse società di calcio, va sempre ascoltato, rispettato, assecondato. L’a.d. del Milan Marco Fassone, il primo in ordine gerarchico sotto i proprietari cinesi, aveva chiesto a giocatori e allenatore di «pensare ai risultati, più che al gioco». E nello stadio dove avevano baciato due Champions, i milanisti fanno risultato, anzi un risultatino ( la vittoria avrebbe garantito la qualificazione in anticipo), e al gioco proprio non pensano. In due partite il Milan riesce a non farsi battere dall’Aek Atene, terzo nel campionato greco, e tiene la porta sempre al coperto. Uau. Poi non segna, non entusiasma, non emoziona. Ma il risultatino c’è, nessuno potrà accusare Vincenzo Montella e la sua banda di aver ignorato il diktat di Fassone. Adesso per andare ai sedicesimi in anticipo serve battere l’Austria Vienna in casa, il pari potrebbe non bastare.
I MOTIVI L’allenatore potrà esibire un quarto d’ora scarso del secondo tempo per contestare le tesi di sopra e respingere chi gli mostra da vivo il suo funerale (parole sue, a fine gara). Ma è soltanto un raro scorcio di partita, nel quale per scongelare un minimo di fantasia deve mettere in campo Suso, ufficialmente in panchina per un affaticamento, e chiedere al suo uomo attualmente migliore di smuovere il Milan. Qualcosa si vede dopo lo zero asso- luto del primo tempo. E l’azione migliore (invito di Locatelli, palo di Montolivo) è quasi un voler chiedere scusa dei due centrocampisti, fra i più sovrastati in precedenza. Però anche il Milan della ripresa si affievolisce, non dà continuità alle poche buone intenzioni. Manca di personalità.
IL PEGGIO Poi la leggera virata della seconda parte è quasi spontanea, perché l’impresa sarebbe stata quella di replicare un primo tempo così deprimente da far nascere un’attesa curiosa del seguito. Il Milan a lungo non ha idee, coraggio e anche forza fisica per imporsi, logico che non solo non riesca a tirare in porta in tutta la prima parte, ma nemmeno a giocare palloni in area (proprio zero, le statistiche confermano). Ma nemmeno prova da fuori, dai
lati, da qualsiasi spazio riesca ad aprire. Questo è il punto: non riesce mai a scavare nella protezione semplice e dinamica dell’Aek. Impauriti dagli inseguimenti quasi a uomo, da Simoes e Johansson, e pure da Bakasetas che scende sul centrale più libero, Montolivo, Locatelli e Calhanoglu spariscono e lasciano soltanto un minimo di regia a Bonucci, il quale non è preciso nei primi tentativi, poi un lancio e un tiraccio alto (il primo di tutto il Milan verso la porta, minuto 44) fanno vedere chi prova a sciogliere l’ansia. Inoltre il Milan che difende a 4-4-2 subisce alcune ripartenze a campo aperto alle quali deve porre rimedio con i falli o con la buona posizione di Donnarumma.
IL CAMBIO Senza l’infortunato Biglia e con Kessie lasciato a riposo fino a metà ripresa, il Milan patisce a centrocampo. In difesa è positivo il rientro di Bonucci, dopo i due turni di squalifica in campionato; lo schieramento a tre viene irrobustito con l’aggiunta di Rodriguez. Anche davanti il cambio non porta i frutti sperati: senza Suso, l’allenatore rinuncia al via al doppio trequartista e posiziona Calhanoglu secondo il suo numero di maglia (il dieci) libero di accentrarsi oppure stare largo, come fa spesso. Cutrone e André Silva non trovano mai una sincronia. Il primo resta negli spogliatoi all’intervallo, sostituito da Suso che fa riapparire il 3-4-2-1; il secondo anche dopo è trasparente, una rovesciata molto fuori misura è l’emblema di una serata nera.
GRECI SECONDI L’Aek resta imbattuto nel torneo come i rossoneri: con questo sono sei i risultati utili di fila in Europa. Il secondo posto nel girone non viene toccato. A una buona organizzazione di gruppo, con il 3-4-1-2 che si modella in 5-21-2 per difendere, manca la pugnalata che avrebbe potuto portare al sorpasso in classifica. Eppure il Milan ha lasciato 14 conclusioni.
1Primo posto ok ma per passare serve battere l’Austria Vienna: un punto potrebbe non bastare