Montella con l’elmetto: «È da tanto che assisto da vivo al mio funerale»
Più che nell’antico splendore, evocato come immagine mitica alla vigilia, il Milan vive nella più modesta realtà di oggi. Lo stadio sotto al Partenone e il campo che vide il Milan campione d’Europa non bastano: la squadra attuale è meno monumentale e meno gloriosa. La tv greca aspetta l’inizio della partita facendo scorrere immagini di repertorio: il 21 novembre 2006 in Grecia l’Aek si impose sul Milan per uno a zero, che poi si riscattò salendo sul più alto gradino dell’Olimpo. Quella era infatti una partita di Champions e la squadra allora sconfitta finì per sollevare il trofeo. Questa è tutta un’altra realtà: si gioca per l’Europa meno nobile, il Milan pareggia ma non può nemmeno festeggiare la qualificazione. Quello era il gruppo di Ancelotti, mentre il simbolo del Livorno stampato sugli striscioni e le sciarpe dei tifosi gemellati dell’Aek potrebbe richiamare il livornese Allegri: sono due degli ultimi tre allenatori vincenti della storia del Milan.
ZERO ASSOLUTO L’ultimissimo è proprio Montella che ha consegnato al club la Supercoppa Italiana a dicembre scorso. Poi però la storia è finita ed è iniziata la realtà: in campionato il Milan ha perso tante partite quante ne ha vinte, e l’Europa che fin qui aveva quasi sempre regalato sorrisi nelle ultime due partite è stata in parte un pianto greco. Zero a zero con l’Aek a San Siro e risultato replicato ad Atene. Molto basso è sembrato anche lo spirito battagliero del Milan, anche se Montella respinge subito l’accusa. Vincenzo in panchina si è arrabbiato la prima volta dopo che i suoi avevano concesso un calcio di punizione dal limite poi è stato il solito alzarsi e risedersi, richiamare i suoi e dare indicazioni.
CATASTROFE Un po’ di tensione gli è rimasta anche dopo i novanta. «Un’altra brutta partita? Questa lo è stata solo perché non abbiamo vinto. Le altre quali sarebbero?». Più tardi, a telecamere spente, a un tifoso: « Partita noiosa? Non venire più a vedermi». La rivendicazione, stavolta pubblica, continua: «Siamo primi del girone in Europa, non vale? L’anno scorso tutte le italiane sono uscite al primo turno, è già dimenticato? Fare zero a zero qui non è catastrofico». Montella cercava di dare stabilità a una panchina un po’ traballante, il pareggio senza gol non l’ha saldata ma nemmeno ha prodotto ulteriori scosse. E a chi parla al passato della sua esperienza rossonera l’allenatore offre un’immagine altrettanto forte: «E’ da tempo che sto guardando da vivo il mio funerale e questo è un vantaggio. Poi non so cosa succederà, ma la società mi sostiene». Vincenzo, al contrario, parla al presente e si proietta sul futuro. A darlo per finito sono gli altri, Montella si sente vivo e percepisce la società vicina. Magari fin troppo: il d.s. Mirabelli ha visto dalla panchina aggiuntiva gli ultimi minuti della partita e qualcosa di simile successe già all’andata. L’allenatore parla così del presente, cioè della partita: «Il primo tempo era fermo perché tattico, il secondo è stato più veloce e intenso. Alla vittoria siamo andati più vicini noi con il palo di Montolivo e sarebbe stata meritata. Nessun giocatore si è mai tirato indietro, questo lo sottolineo. Si può dare una sensazione diversa, invece abbiamo lottato e va riconosciuta la pressione degli avversari». Così del futuro: «Domenica voglio un risultato positivo, ancora più positivo».