La Gazzetta dello Sport

Montella con l’elmetto: «È da tanto che assisto da vivo al mio funerale»

- Alessandra Gozzini INVIATA AD ATENE

Più che nell’antico splendore, evocato come immagine mitica alla vigilia, il Milan vive nella più modesta realtà di oggi. Lo stadio sotto al Partenone e il campo che vide il Milan campione d’Europa non bastano: la squadra attuale è meno monumental­e e meno gloriosa. La tv greca aspetta l’inizio della partita facendo scorrere immagini di repertorio: il 21 novembre 2006 in Grecia l’Aek si impose sul Milan per uno a zero, che poi si riscattò salendo sul più alto gradino dell’Olimpo. Quella era infatti una partita di Champions e la squadra allora sconfitta finì per sollevare il trofeo. Questa è tutta un’altra realtà: si gioca per l’Europa meno nobile, il Milan pareggia ma non può nemmeno festeggiar­e la qualificaz­ione. Quello era il gruppo di Ancelotti, mentre il simbolo del Livorno stampato sugli striscioni e le sciarpe dei tifosi gemellati dell’Aek potrebbe richiamare il livornese Allegri: sono due degli ultimi tre allenatori vincenti della storia del Milan.

ZERO ASSOLUTO L’ultimissim­o è proprio Montella che ha consegnato al club la Supercoppa Italiana a dicembre scorso. Poi però la storia è finita ed è iniziata la realtà: in campionato il Milan ha perso tante partite quante ne ha vinte, e l’Europa che fin qui aveva quasi sempre regalato sorrisi nelle ultime due partite è stata in parte un pianto greco. Zero a zero con l’Aek a San Siro e risultato replicato ad Atene. Molto basso è sembrato anche lo spirito battaglier­o del Milan, anche se Montella respinge subito l’accusa. Vincenzo in panchina si è arrabbiato la prima volta dopo che i suoi avevano concesso un calcio di punizione dal limite poi è stato il solito alzarsi e risedersi, richiamare i suoi e dare indicazion­i.

CATASTROFE Un po’ di tensione gli è rimasta anche dopo i novanta. «Un’altra brutta partita? Questa lo è stata solo perché non abbiamo vinto. Le altre quali sarebbero?». Più tardi, a telecamere spente, a un tifoso: « Partita noiosa? Non venire più a vedermi». La rivendicaz­ione, stavolta pubblica, continua: «Siamo primi del girone in Europa, non vale? L’anno scorso tutte le italiane sono uscite al primo turno, è già dimenticat­o? Fare zero a zero qui non è catastrofi­co». Montella cercava di dare stabilità a una panchina un po’ traballant­e, il pareggio senza gol non l’ha saldata ma nemmeno ha prodotto ulteriori scosse. E a chi parla al passato della sua esperienza rossonera l’allenatore offre un’immagine altrettant­o forte: «E’ da tempo che sto guardando da vivo il mio funerale e questo è un vantaggio. Poi non so cosa succederà, ma la società mi sostiene». Vincenzo, al contrario, parla al presente e si proietta sul futuro. A darlo per finito sono gli altri, Montella si sente vivo e percepisce la società vicina. Magari fin troppo: il d.s. Mirabelli ha visto dalla panchina aggiuntiva gli ultimi minuti della partita e qualcosa di simile successe già all’andata. L’allenatore parla così del presente, cioè della partita: «Il primo tempo era fermo perché tattico, il secondo è stato più veloce e intenso. Alla vittoria siamo andati più vicini noi con il palo di Montolivo e sarebbe stata meritata. Nessun giocatore si è mai tirato indietro, questo lo sottolineo. Si può dare una sensazione diversa, invece abbiamo lottato e va riconosciu­ta la pressione degli avversari». Così del futuro: «Domenica voglio un risultato positivo, ancora più positivo».

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