PARTITA AI RAGGI X L’unica fonte di gioco è il lancio di Bonucci Si soffre in mezzo
Milan non riesce a costruire la manovra da dietro e si deve affidare alle fiondate del difensore. Centrocampisti troppo lenti
LA MOSSA TATTICA
Giocare senza avere un copione è come salire sul palcoscenico senza aver imparato a memoria la parte: si rischia la figuraccia. E il Milan, soprattutto nel primo tempo, il pericolo lo corre, perché i reparti sono disconnessi, perché i greci dell’Aek hanno una marcia in più e perché i rossoneri, in possesso di palla, hanno poche idee e non riescono a trasformarle in manovra collettiva. Un po’ meglio nella ripresa, quando ad accendere la scintilla Montella manda in campo Suso, ma è sempre poco. Il limite, abbastanza evidente, è in mezzo al campo: la mediana del Milan è male assortita e siccome quello è il settore che deve dare equilibrio a tutta la squadra la sofferenza è una logica conseguenza. Locatelli e Montolivo più arretrati e Calhanoglu in posizione di trequartista: almeno inizialmente così si dispone il Diavolo. Ma la lentezza degli interpreti provoca inevitabili blackout nella costruzione della manovra: non si riesce a uscire con il pallone al piede e allora ci si deve affidare ai lanci lunghi di Bonucci, sperando che uno di questi traccianti arrivi dalle parti degli attaccanti. Da sottolineare che nemmeno sulle fasce i rossoneri riescono a sfondare: a tratti sembra che abbiano il freno a mano tirato. Questione fisica? Questione psicologica? Difficile dare una risposta. Di certo ciò che balza agli occhi è la mancanza di organizzazione e l’approssimazione in fase di avvio del gioco.
SOLUZIONE Quando ci si schiera, come fa il Milan, con la difesa a tre, il passaggio naturale, quello che dovrebbe dare il «la» all’inizio della manovra, di solito, avviene sull’esterno. Oppure si può tentare la soluzione centrale, quando uno dei mediani si abbassa a ricevere il pallone. I rossoneri, tuttavia, mai utilizzano questi sentieri. In teoria, date le qualità tecniche e di pensiero, dovrebbe essere Montolivo a incaricarsi del lavoro creativo, ma sul campo si vede più frequentemente Locatelli in zona centrale con il compagno più defilato sul centrodestra. Inoltre Calhanoglu mai dimostra personalità arretrando in cerca dell’appoggio, anche per far respirare tutto il reparto, e mai riesce a imbeccare le punte. Il numero dei lanci di Bonucci spiega il modo in cui il Milan ha cercato di disegnare qualcosa di pericoloso: 16 sono stati i traversoni dell’ex juventino. Alla Juve, però, l’opzione Bonucci era alternativa al passaggio sui piedi del regista (Pirlo o chi per lui); qui al Milan, invece, è l’unica soluzione. E questo dettaglio, per nulla banale, spiega i limiti della squadra di Montella.
INGRESSO Nel primo tempo i rossoneri non entrano mai nell’area greca. Non perché quelli dell’Aek siano forti e potenti, ma perché non ne hanno la capacità. L’ingresso di Suso sposta l’equilibrio della partita e anche questo fatto deve portare a una riflessione: un giocatore che si muove tra le linee, che ha visione e fantasia, è necessario se il collettivo non funziona. Dove non arriva il gruppo, può esserci il singolo. Non è il massimo, però è qualcosa in più del nulla. Se il cuore della squadra, cioè il centrocampo, batte con ritmo regolare, tutto il corpo funziona. Se, al contrario, come al Milan accade da un po’ di tempo, si registrano costanti aritmie, allora ogni cosa diventa problematica, persino il più semplice dei passaggi.