La Gazzetta dello Sport

«Juric si rialza: è la sua partita E magari Pandev per l’urlo Genoa»

2009 il Principe salutò il Grifone trionfalme­nte: «Con me giocava Ivan: sono sicuro che sta lottando come allora»

- Andrea Elefante

38 anni, arrivò al Genoa dal Racing Avellaneda nel gennaio 2004. Dopo una stagione e mezza in B, nel 2005 fu ingaggiato dal Saragozza, per tornare in rossoblù nell’estate 2008. Nel campionato 20082009 segnò 24 gol, prima di passare all’Inter

Diego Milito confessa di essersi riguardato, ogni tanto. Le braccia alzate, entrambe le mani che disegnano un tre e poi si battono il petto, le gambe e lo sguardo che vagano a cercare la felicità della gente rossoblù impazzita di gioia, per mescolarla alla sua. Tre maggio duemilaeno­ve, Genoa-Sampdoria 3-1: non fu solo un derby, fu un’apoteosi. Non fu solo una tripletta (mai riuscita a nessuno nelle sfide fra Genoa e Samp, su nessuna sponda), fu un regalo: c’era già l’Inter nel suo destino. «Un regalo d’addio, sì: lo feci al Genoa per ringraziar­e di tutti quelli che il Genoa aveva fatto a me». Furono il gol numero 17 (di rapina), 18 (bello e di sinistro, il piede «sbagliato» per modo di dire) e 19 (comodo, dopo contropied­e liberissim­o) di quel campionato: il Principe alla fine ne segnò 24. «La stagione che mi cambiò la carriera. Forse la più bella della mia carriera con quella del Triplete. Anzi: quella del Triplete ne fu la prosecuzio­ne».

E poi, quando giocò il derby di Milano, che paragone fece?

«Inter-Milan è una partita che guarda tutto il mondo, sempre. Però ricordo bene quando tornai al Genoa, ero appena arrivato da Saragozza: “Diego, mi raccomando il derby”, mi dicevano tutti. Era agosto, il derby era a dicembre... E’ così, a Ge- nova si vive per quella partita: ancor più che a Milano, sì».

E’ più tornato a Marassi per un derby?

«Per Genoa-Napoli 0-0, settembre di un anno fa. No, per un derby no: però in tv li ho visti tutti».

E ha visto anche le partite di quest’anno?

«Non tutte, ma seguo. E glielo dico prima che me lo chieda: secondo me il Genoa non ha fatto così male da meritare una classifica così. Non gioca da squadra che deve pensare a non retroceder­e, in qualche partita c’è stata anche sfortuna».

Ok, ma adesso la situazione è delicata

«Serve pazienza, in momenti così. E una vittoria nel derby, possibilme­nte».

Come quella della sua tripletta: con lei quel giorno giocava Juric, che non se la passa bene.

«Ivan lottò come sempre - non gli ho mai visto giocare una partita moscia - e anche se non lo sento da questa estate sono sicuro che sta lottando ancora adesso, come sempre: vedrete che si rialzerà. Lui sa come dare la carica per una partita così, e il pubblico lo aiuterà. Il Genoa farà una grande partita, lo sento. E se vinciamo sarà una spinta straordina­ria per ripartire».

Basta non far ripartire la Sampdoria, che sa farlo bene...

« La Sampdoria ha un allenatore che mi è sempre piaciuto: non sono stupito del campionato che sta facendo».

Il Genoa ha scelto il ritiro per ritrovarsi. Detto da ex (da poco) calciatore: può servire?

« Difficile dirlo prima: lo capisci solo dopo, se è stata la scelta giusta».

E una situazione societaria così ingarbugli­ata può avere un peso negativo sul rendimento della squadra?

«Quando vai in campo non pensi a certe cose. Però in settimana se ne parla: ascolti, cerchi di capire, ti fai domande. Magari non ti toglie serenità, ma di sicuro non te ne dà».

Domani sera può scegliere il derby perfetto: come lo sogna?

«Basta vincerlo, ma se proprio deve essere perfetto il gol decisivo lo segna il mio amico Goran Pandev: gli voglio bene, e se lo meriterebb­e».

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