E GLI ULTIMI DIVENTARONO I PRIMI: DELIRIO ASTROS
Dopo il successo un anno fa dei Chicago Cubs che spezzarono il malefico incantesimo di un digiuno durato 108 anni, l’ennesima favola a lieto fine (per i vincitori, naturalmente) si consuma all’ombra delle colline di Hollywood. Stavolta sono gli Houston Astros a liberarsi da una macumba durata 56 anni, dalla loro fondazione nel 1962, conquistando le World Series per la prima volta dopo aver perso quelle del 2005. Non c’è solo baseball negli abbracci e nelle lacrime di gioia che rigano la faccia di George Springer, Jose Altuve, il più basso giocatore delle Major, Brad Peacock e gli altri eroi di queste meravigliose World Series zeppe di record: ma molto di più. E’ parte di un fumettone all’americana in cui s’intrecciano storie di appartenenza e di rivalsa. Appena 2 mesi fa, Houston è stata devastata dall’uragano Harvey che ha lasciato in strada migliaia di persone e il titolo è un po’ una piccola ricompensa e un gesto d’incoraggiamento per chi ha perso tutto. E poi, gli Astros, in un passato recente, erano stati i somari della classe. Nel 2013 conclusero il campionato con 111 sconfitte, terza stagione consecutiva con almeno 106 batoste: un totale di 324 fra il 2011 e il 2013. Primato alla rovescia riuscito solo ad altre 2 squadre nella storia ultracentenaria: ai Philadelphia Athletics nel 1915-17 e ai NY Mets nel 1962-64.
PERDENTI Nessuno fino a oggi aveva mai ribaltato così in fretta un destino da perdenti incalliti. Una ricostruzione cominciata proprio nel 2011, quando Jim Crane decise di acquistare quell’asset tossico: 680 milioni di dollari. Poi scontati a 615 per aver accettato di traslocare la franchigia dalla National all’American League (ora sono l’unica ad aver disputato le WS in entrambe le leghe). Crane aveva assunto Jeff Luhnow, un general manager plurilaureato in economia e ingegneria con idee moderne ispirate dal famoso libro del 2003 «Money-