Linea dura sulla Catalogna In carcere sette ministri
Giudice spagnolo manda in cella pure il vicepresidente Junqueras Chiesto mandato d’arresto europeo per Puigdemont, fuggito in Belgio
Con una decisione quasi simbolica, sono tutti nella comunità autonoma di Madrid le cinque prigioni in cui ieri sono stati distribuiti i membri del governo catalano accusati di «ribellione» e per i quali la giudice della Audiencia Nacional, Carmen Lamela, ha ordinato l’arresto. Ipotesi di reato: ribellione (pena massima, 30 anni), sedizione e malversazione. È la durissima risposta alla dichiarazione di indipendenza della Catalogna e coinvolge gran parte dei membri dell’esecutivo catalano destituito dal governo centrale spagnolo; si tratta dell’ex vic e p r e s i d e n te Oriol Junqueras e di sette ex ministri: Jordi Turull ( Presidenza), Josep Rull (Territorio), Meritxell Borràs (Relazioni istituzionali), Raül Romeva (Esteri), Carles Mundó (Giustizia), Dolors Bassa (Lavoro) e Joaquim Forn (Interno). A loro si aggiunge Santi Vila, consigliere della Genera- litat ma critico con le ultime mosse del Govern catalano e unico ad aver risposto, per meno di un’ora, alle domande del magistrato: pagherà solo oggi 50 mila euro di cauzione e quindi trascorrerà in carcere 24 ore «per solidarietà». Per la Lamela, che ha accolto le ri- chieste della procura, il carcere si giustifica con il rischio di fuga, reiterazione del reato e distruzione di prove: «Basta ricordare il fatto che alcuni denunciati già si sono spostati in altri Paesi, per eludere responsabilità penali in cui sarebbero potuto incorrere». Riferimento all’ex governatore Carles Puigdemont e ad altri quattro membri del Govern deposto,
A sinistra, Joaquim Forn, Raül Romeva e Dolors Bassa, tre destituiti ministri catalani, prima di venire interrogati a Madrid; sopra, la protesta a Barcellona