La Gazzetta dello Sport

ASTROS-DODGERS, IL BASEBALL PIÙ BELLO

- IN CONTROPIED­E DE di DAN PETERSON ON

Un mese fa, parlando della Var, il grande Max Allegri ha detto che non voleva che il calcio, con tutte queste pause, diventasse noioso come il baseball. Non aveva tutti torti Max. Proprio per questo le Major League Usa stanno cercando di velocizzar­e le partite. In America pensano che uno 0-0 tra due squadre di calcio mediocri sia il massimo della noia. La verità è che, indipenden­temente dal risultato, una partita di calcio fra due grandi squadre può essere bellissima; idem per il baseball e queste World Series appena concluse ne danno ampia testimonia­nza.

Parliamo prima della serie stessa: è finita alla bella, con Houston che si è imposta in gara-7 al mitico Dodger Stadium. Abbiamo visto vittorie in trasferta, rimonte impossibil­i, grandissim­i lanciatori come Clayton Kershaw e Yu Darvish dei Los Angeles Dodgers e Justin Verlander (relativame­nte) e Dallas Keuchel degli Houston Astros, presi a pallate dai battitori. C’è stata una pioggia di record: 8 fuori campo in una sola gara di finale, 25 nella serie, superando i 21 del 2002 nella sfida tra Los Angeles Angels e San Francisco Giants. Qualcuno le ha definite le World Series più belle e più eccitanti di sempre. Stressante, emozionant­e, decisament­e una serie non adatta ai deboli di cuore. Ogni partita col risultato in bilico fino all’ultimo out. Anzi, due andate pure agli extra inning, ovvero ai supplement­ari.

Sono certo che i tifosi di baseball in Italia l’hanno seguita anche durante la notte. E non c’era bisogna di pastiglie o litri di caffè per stare svegli. Ecco la bellezza del baseball: non c’è limite di tempo. Quindi tutto è possibile. Ogni lancio, ogni colpo, ogni gioco difensivo, ogni corsa sulle basi, pesa un quintale sulle spalle di tutti.

Vorrei sottolinea­re anche una cosa importante qui: la grande programmaz­ione degli Astros! Pensate: nel 2013 avevano il peggiore bilancio di tutte e 30 le squadre delle Major League. Ultimi in classifica! Un disastro. Ma, con astuzia sul mercato (Justin Verlander dai Detroit Tigers sul filo di lana il 31 agosto, data limite per poter essere poi schierato nei playoff), ottime scelte nel draft (Dallas Keuchel) e un lavoro meticoloso nel vivaio, coordinato dal manager, A. J. Hinch, sono riusciti a spaccare il mondo. Ecco la lezione per ogni società che vuol sognare: se lavori bene, scegli bene, e ci credi, tutto è possibile. Non sono tifoso di nessuna delle due squadre ma le ho ammirate al massimo. Altro che noia.

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