Ace e pugni al cinema
1Panatta stasera alla prima del film sui grandi rivali: «Una volta portai Bjorn a letto a braccia. Era sbronzo. Il giorno dopo mi battè»
Adriano Panatta questa sera sfilerà sul tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma per l’anteprima del film «Borg-McEnroe», assieme a Nicola Pietrangeli e Filippo Magnini. «Sono ansioso di vederlo: non è semplice fare un film sul tennis con non-tennisti . E poi quei due non sono tipetti facili da imitare, decisamente particolari. Chissà cosa hanno escogitato», esordisce Adriano, curioso ma non invidioso dei manifesti bifronte che da mesi tappezzano le città per lanciare il film che uscirà nelle sale il 9 novembre.
Ma che effetto fa rivedere quello sguardo glaciale di Borg, quella bocca stretta?
«Mi diverte. Io e lui, così diversi. La sua continuità, io con i miei alti e bassi. Il mio gioco acrobatico, più rischioso, il dritto piatto, il suo più alto. Lui attendista, io che prendevo subito l’iniziativa. L’opposto. In tutto”.
Anche caratterialmente?
«A chi mi chiedeva: com’è Borg? Io rispondevo: muto. Non ho mai sentito una parola in campo, mai un gesto di stizza. Al massimo scrollava la testa. Lo rispettavo. Una volta ho perso la pazienza e gli ho sputato addosso. Cioè ho fatto il gesto di sputare. Era quella famosa volta a Marbella, quando la sera prima l’avevo portato a letto a braccia perché era sbronzo perso. Pensavo il giorno dopo di vincere facile, invece sul 6-1 3-0 per lui, al cambio di campo gli ricordo della sera prima. Lui sogghigna e mormora: mi sento benissimo. Io reagisco, lui si allontana a testa bassa e mi stende».
Cosa ha invidiato di Borg?
«Le sue vittorie. E di aver perso quella grande occasione di giocarmela a Wimbledonledon nel ’ 79: sono stato un cretino».
Così diversi, ma così amici
«Sì, con me Bjorn ha avuto sempre un rapporto affettuoso, negli spogliatoi ci scambiavamo poche parole, ma capivo che aveva stima di me, come giocatore e come persona. Bastava un gesto, una frase. Una volta mi diede una bella lezione di buona educazione: Wimbledon, sette di sera, stanchi morti, eravamo alla Club House in attesa della transportation per l’albergo. Una frotta di ragazzine era lì fuori in attesa di un autografo. Io borbotto, lui mi blocca: non possiamo andarcene, ci hanno aspettato tanto e noi dobbiamo perdere 5-10 minuti per farle contente. Aveva ragione, l’ho molto ammirato».
Un altro aneddoto?
«Quando decise di riprendere a giocare. Mi chiamò, ci vedemmo a Milano, si presentò con la racchetta di legno. Ma ‘ndò vai, gli dissi, ormai quell’arnese lì è superato. Lui non mollava: di questa mi fido fido, mi trovo bene. Gli dissi che era un testone, ma di più non potevo fare».
IL LIBRO Il 9 novembre in libreria e con la Gazzetta dello Sport il libro «BorgMcEnroe» di Stephen Tignor, ed. Harper Collins, 14.90
E Loredana Bertè?
«Io non c’entro. Loredana l’avevo conosciuta nel ’72, avevamo tutte e due poco più di vent’anni. Poi nell’ 89 lui un giorno mi chiama e mi dice che si sposa con Loredana e mi invita al matrimonio. Mi sembrava un po’ bizzarro, ma erano cose loro, private».
Vi rivedete spesso?
«L’ultima volta è stato l’anno scorso a Montecarlo. Stiamo insieme, si beve un bicchiere di vino, si scherza. Hai rovinato il tennis, gli dico, e poi era tennis il tuo? Giocavi tutto storto. Battute, perché poi quello che vinceva parecchio era lui, era una macchina da guerra».
McEnroe invece?
«L’ho vissuto poco, solo sfiorato a fine carriera. Fino alla sconfitta in Coppa Davis a San Francisco. Ci vediamo, abbiamo un buon rapporto, ma non di amicizia. Non mi è mai piaciuto il suo atteggiamento in campo, così arrogante. Così diverso da me: io in campo non ho mai piantato grane, non ho mai litigato».
Oggi però è più simile a McEnroe, siete entrambi in tv.
«Mi sto divertendo da morire, su Radio 1, alle 11.40 con Sabelli Fioretti a parlare d’amore in “Tre di cuori”. E poi a Domenica In a intervistare i miti dello sport. Mi piace, sono me stesso”.
Un film su Andrano Panatta?
«Credo mai. Capisco queste operazioni, il tennis e il golf sono sport televisivamente molto popolari. Borg e McEnroe li conoscono in tutto il mondo. Io però nel mio piccolo ho fatto una parte l’anno scorso in una fiction con Massimo Ghini e il prossimo anno uscirà un film molto particolare, innovativo, di cui non posso parlare. Che parte faccio? Adriano Panatta. Che c’è di meglio?». 19 SLAM IN TRE Sopra, Bjorn Borg (sin.), nato nel 1956 e John McEnroe, nato nel 1959: la loro rivalità ha segnato il tennis dal 1978 al 1981. Lo svedese ha vinto 11 Slam (6 Roland Garros e 5 Wimbledon), lo statunitense 7 (4 Us Open, 3 Wimbledon). Sotto, Adriano Panatta, nato nel 1950, l’ultimo italiano uomo ad aver vinto in singolare uno Slam, al Roland Garros nel 1976
Le memorie di Adriano «Borg amico E McEnroe arrogante in campo»