Il confronto televisivo tra Di Maio e Renzi sarà dopo la Sicilia un duello tra sconfitti?
1Il leader M5S sfida quello del Pd che accetta. Si vedranno il 7 ma nell’Isola, intanto, potrebbero aver perso entrambi
Matteo Renzi e Luigi Di Maio si vedranno per un faccia a faccia in tv martedì prossimo.
1Su quale rete?
Non si sa ancora. Di Maio ha proposto La7, da Floris, «che è il programma televisivo più visto». Renzi ha controproposto la Rai, «che è di tutti e non di un privato». Si metteranno d’accordo. Credo che la parola Rai evochi Bruno Vespa e Porta a Porta.
2Di che mai parleranno? Non sarebbe stato meglio vedersi prima che la Sicilia andasse al voto?
Di Maio avrebbe preferito che il confronto avvenisse prima delle elezioni siciliane, che sono fissate per domenica prossima. Renzi ha fatto capire che dopo il voto in Sicilia sarebbe stato disponibile. Si sono messi d’accordo per il 7 novembre, su una rete da decidere.
3Perché mai non avrebbero potuto discutere prima delle elezioni siciliane?
Le elezioni siciliane sono per Renzi dinamite. I sondaggi lo dànno sicuro perdente dopo il centro-destra e il M5S, pressoché appaiati nei pronostici. Qualche profezia piazza il Pd addirittura al quarto posto dopo la lista di Claudio Fava, che sta con Bersani e D’Alema. La sconfitta siciliana, se confermata dalle urne, potrebbe avere sugli assetti interni del Partito democratico effetti devastanti, al punto che il segretario cerca di accreditare l’idea che non vi siano nessi tra quel voto locale e lo stato dell’opinione pubblica nazionale. Questa idea è stata coltivata con una tale meticolosità che nei giorni in cui i big degli altri partiti sono andati in Sicilia a sostenere i loro candidati (del centrodestra si sono presentati a Catania tutti e tre nel giorno di chiusura della campagna elettorale, cioè ieri, Berlusconi, Salvini e la Meloni, sia pure in posti diversi). Renzi ha preferito volare a Chicago e lasciare senza appoggio il candidato del centrosinistra, l’ingegner Fabrizio Micari, rettore dell’università di Palermo. Come dire: io e lui?, abbiamo poco a che vedere l’uno con l’altro. Si tratta tuttavia di tentativi destinati a fallire. Dopo la prevista sconfitta di domenica prossima, nel Pd dovrebbe esserci una specie di rivoluzione. Renzi ha rotto anche col fido Gentiloni, per via della questione Visco-Bankitalia, Minniti ha di sicuro qualche idea in testa, Franceschini, Orlando, Emiliano sono pronti a cogliere la palla al balzo. Qualche avvisaglia s’è già avuta: Bassolino che non rinnova la tessera del partito, Pietro Grasso che tacitamente si propone nel ruolo di «uovo fresco» (l’espressione è di Bersani) ossia l’ingrediente che può riaggregare la sinistra, operazione non riuscita a Pisapia. Non è senza significato, dopo due anni sabbatici, neanche il ritorno alla politica di Nichi Vendola.
4 Quindi il 7 novembre, cioè martedì prossimo, i due parleranno soprattutto di questo.
Sulla sconfitta siciliana Renzi si difenderà sostenendo la particolarità della regione e la discutibile gestione dell’ex governatore Crocetta. Potrebbe avere qualche problema anche Di Maio, però, se il voto siciliano non sarà così trionfante come da pronostici. Io ho la sensazione che i sondaggi sopravvalutino i cinquestelle e sottovalutino il centrodestra e il candidato Musumeci. Molta gente si vergogna di ammettere che voterà per Berlusconi o la Meloni o, al Sud, soprattutto Salvini.
5 Come è nata quest’idea del confronto televisivo?
Di Maio, aveva twittato: « Non è una fake news: @matteorenzi ha un accordo per spartirsi la Sicilia e l’Italia con Berlusconi. Voglio un confronto tv dopo il 5. Ci stai?». Renzi ha risposto: «Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, mi ha sfidato con un tweet a un confronto pubblico televisivo dopo il 5 novembre. Gli ho risposto di sì, subito. Mi va bene martedì sera, il 7, la prima data utile». Poi: «Penso che sia giusto non sottrarsi e accettare la sfida. Del resto gli italiani dovranno scegliere a chi consegnare i prossimi cinque anni: dunque è giusto metterci la faccia e confrontarsi in modo civile. A martedì sera, amici. Avanti».
5 È vero che Renzi e Berlusconi si preparano a spartirsi la Sicilia e l’Italia?
Ieri Berlusconi è andato al Costanzo Show e su Di Maio e i grillini ha detto questo: «Persone incapaci che non hanno né arte né parte, della loro incapacità è prova la gestione che fanno delle città dove sono all’amministrazione e soprattutto delle persone, l’86 per cento dei loro parlamentari non ha mai fatto una dichiarazione dei redditi e quindi non hanno mai lavorato, non hanno mai saputo fare qualcosa di buono né per sé né per le loro famiglie, hanno un odio verso chi produce». Questa dichiarazione sembrerebbe dar ragione a Di Maio. E darebbero ragione a Di Maio anche i semplici calcoli: per mettere insieme una maggioranza, essendo per ora i cinquestelle indisponibili a qualunque alleanza, bisognerà creare qualcosa di simile a una Grande coalizione di tipo tedesco. Non così in Sicilia, però, dove il governatore eletto, grazie al suo listino personale, ha una maggioranza di seggi garantita. Ma forse sono tutte elucubrazioni senza fondamento: la data del 4 marzo 2018, su cui sembra orientato il presidente Mattarella, verrebbe scelta apposta per avere il tempo, nel caso, di poter votare di nuovo a giugno.