«Basta parole, reagiamo sul campo»
Detta la linea agli azzurri. Nella notte di Solna la cena della rabbia per le botte degli svedesi
Con uno sforzo la si può vedere così: la sconfitta contro la Svezia pare aver sintonizzato l’umore della Nazionale con quello dei tifosi. Chi è stato vicino agli azzurri nel dopo partita sintetizza tutto in un solo concetto: «Sono arrabbiati». Proprio come la gente che li ha visti in tv.
CONSOLAZIONI Il presidente Tavecchio a fine partita è sceso subito nello spogliatoio, anzitutto per sincerarsi delle condizioni di Bonucci e poi per consolare e ricaricare il gruppo. Anche durante la cena ha fatto lo stesso, passando attraverso i tavoli e provando a spargere ottimismo. Anche qui gli schieramenti sono parsi compatti. Mangiavano insieme Buffon, Barzagli e Chiellini, vicino a loro un altro tavolo ospitava Bonucci, De Rossi e Candreva. L’argomento clou del pasto è stato la durezza del gioco svedese: i loro gomiti alti, la sostanziale incapacità dell’arbitro Çakir di opporsi a un andazzo del genere.
DICE TAVECCHIO Più articolato è stato il confronto con Ventura, anche lui provato dalla sconfitta. Il c.t. è uomo d’esperienza, sa che l’umore popolare nei suoi confronti potrà cambiare a seconda del risultato di domani, ma neanche lui si aspettava un passo indietro così grande da parte del gruppo sotto il punto di vista del gioco. Però le chiacchiere a questo punto stanno a zero e a sintetizzare il pensiero comune ha pensato ancora una volta Tavecchio, all’arrivo del
Le altre sono istruzioni per l’uso in ordine sparso. Buffon: «Serviranno giocate più brillanti e lo stesso equilibrio che abbiamo dimostrato a Stoccolma: va bene giocare alla garibaldina, ma prendere gol sarebbe disastroso. E poi magari un episodio a nostro favore: così l’abbiamo persa, così la possiamo ribaltare». Barzagli: «Siamo l’Italia, ma non è il nome che ci farà passare. Semmai una mentalità davvero arrembante: dobbiamo trascinarci dietro la gente, ci serve la loro spinta». Servirà così tanto che il capitano, «anche se non mi è mai piaciuto fare il capopopolo», questa volta si è sentito di fare un appello a San Siro: «Dovremo essere feroci, noi e l’Italia intera. Sfiliamoci tutti di dosso la maglia bianconera, rossonera, nerazzurra, e indossiamo tutto l’azzurro che abbiamo sulla pelle». charter azzurro a Milano: «Non è più tempo di parole, la reazione ci sarà sul campo».
IN VOLO Anche il volo di ritorno è stato il prequel del film delle prossime ore, quelle che la squadra passerà al Centro Suning di Appiano Gentile, dove si è precipitata ieri nel primo pomeriggio dopo essere atterrata a Malpensa da Stoccolma. Alla Pinetina la squadra ha trovato e troverà la protezione di un vero ritiro, ancora più blindato rispetto a Coverciano, che come ogni «casa» è sempre un po’ più aperta. In aereo gli azzurri sono saliti con berretti azzurri calati fin quasi sugli occhi, non molta voglia di parlare, qualche sorriso qua e là: Donnarumma e Insigne hanno scherzato con Rino Anastasio, lo storico coordinatore di volo dei viaggi della Nazionale; Gigi Buffon, dopo un colloquio con il d.g. Michele Uva, ha provato a stemperare un po’ la tensione chiacchierando con Bonucci, Insigne e Candreva, con Verratti e Belotti seduti non lontani. SINTONIZZATI Del resto, che ci sia poco da stare allegri e molto da concentrarsi lo dicono la realtà e facce che sembrano promettere un’altra rabbia, per domani sera. E non solo perché il naso incerottato di Bonucci, seduto alla fila 15 lato finestrino, occhi pesti di chi non deve aver dormito granché anche per il dolore, ricorda che gli azzurri ne hanno prese più di quante sono riusciti, o hanno voluto, darne. Il rischio da non correre sarà esagerare nel senso opposto, però se andare al Mondiale a questo punto è diventata un’eventualità possibile, ma non (più) probabile, qualcosa andrà migliorato pure nella sintonizzazione di tutti sulle stesse frequenza: atteggiamento, approccio, disponibilità. E anche se nelle prossime ore ci saranno discorsi che coinvolgeranno la squadra, lo hanno capito tutti, lo sanno tutti: i confronti, i faccia a faccia, le riflessioni a voce alta possono servire, ma da soli non basteranno più.