La Gazzetta dello Sport

Buffon, addio tra le lacrime

Gigi: «Brutto finire così Però l’Italia si rialzerà»

- Massimo Cecchini MILANOdolo­rosa,

1Il capitano lascia l’azzurro dopo 20 anni: «Ci sono mancate l’energia e la lucidità. C’è un futuro per il nostro calcio, noi siamo testardi, caparbi»

Quella degli addii è arte

fatta di pennellate dense come ricordi e scure come la sensazione di un tempo che non torna. Era normale, perciò, immaginare che l’ultima partita di un ciclo calcistico straordina­rio come quello di Gigi Buffon in azzurro sarebbe stata in ogni caso una festa agrodolce. Stavolta, però, fa male davvero, e non perché la Svezia gli cancella il sogno di partecipar­e al 6° Mondiale, impresa mai riuscita a nessuno. Il capitano è sempre stato troppo uomo squadra per non capire che il dramma sportivo in cui si è infilata l’Italia del pallone è infinitame­nte più grande di qualsiasi traguardo intermedio.

VENT’ANNI DOPO

Ma la notte milanese non ha pietà, costrin- gendoci ad associare il saluto a uno dei più grandi portieri della storia, alla certificaz­ione della nostra improvvisa irrilevanz­a mondiale. Così, vent’anni dopo quel 29 ottobre 1997 in cui un ragazzo di 19 anni, nel gelo di Mosca, ci aiutò a portarci al Mondiale, salutiamo troppo in fretta l’uomo che con le sue grandi mani ci ha protetti a lungo da traiettori­e e cattivi pensieri. Evidenteme­nte stavolta traghettar­ci in Russia era una impresa troppo grande persino per lui, osannato senza posa dai 70 mila di San Siro al

grido: «C’è solo un capitano». E Gigi risponde alla sua maniera, lanciandos­i alla fine anche in attacco. Ma il tempo della favole è finito, bisogna lasciare spazio a quello delle lacrime.

«TEMPO TIRANNO»

«Dispiace non per me, ma per il movimento – dice tra le lacrime –. Abbiamo fallito, e invece anche a livello sociale poteva essere importante. Questo è l’unico rammarico che ho, e non certo perché chiudo, visto che il tempo passa, è tiranno ed è giusto che sia così. Mi dispiace solo che l’ultima partita in Nazionale sia coincisa con l’eliminazio­ne. L’obiettivo era non far piangere quei bimbi che sognano di giocare in Nazionale. Io ricordo bene che rimasi deluso ma che con dignità non piansi davanti lo schermo per il palo di Rizzitelli in Russia. Ventura? Sarà il capro espiatorio, ma lo sport insegna a perdere e a vincere in gruppo, dividendos­i meriti e demeriti. Il c.t. ha le colpe che abbiamo noi e tutti quelli che hanno fatto parte di questa spedizione. Non abbiamo sottovalut­ato niente. Chi gioca queste partite sa cosa significa affrontare squadre del genere, e quanto sia difficile rimontare un gol. Ci è mancata l’energia e la lucidità per segnare. E’ stata una partita decisa dagli episodi: a loro sono andati bene e a noi male. Ma quando ti va male è perché hai delle colpe. Di sicuro non siamo riusciti a esprimere il meglio, ma c’è un futuro per il calcio italiano, perché noi siamo testardi, caparbi. Lascio ragazzi in gamba che faranno parlare di loro, da Perin a Donnarumma. Vorrei dare un grande abbraccio a chi mi ha sostenuto. I miei Barzagli, Chiello, il mio Lele e tutti quelli con cui abbiamo condiviso gli ultimi dieci anni. Abbiamo forza e orgoglio. Troveremo il modo di rialzarci». E ci lascia così, con una profezia bella come una grande parata. Allora ciao Gigi, è stato bello. Ma siamo convinti che non ci perderemo di vista.

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LA LEGGENDA Gianluigi Buffon, 39 anni, in lacrime dopo la sua ultima partita con la maglia della Nazionale
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