GERMANIA-FRANCIA CONTRO ODIO E STRAGI
D are un’occhiata alle uscite di sicurezza appena si entra in un cinema o in una sala concerti, scrutare chi sale in metrò o si avvicina dalla strada ai tavolini di un bar, lasciarsi perquisire con rassegnazione prima di accedere in un centro commerciale, un museo o allo stadio. Sono alcuni gesti di una certa normalità ritrovata in una Parigi sempre pattugliata da militari, che rivendica però la libertà di continuare a vivere senza cedere alla paura di quell’odio jihadista che il 13 novembre del 2015 ricominciò a colpire dallo Stade de France. Stadio simbolo del trionfo mondiale della Francia multietnica del 1998, dove quella sera di due anni fa si giocava l’amichevole tra i Bleus di Didier Deschamps e la Germania campione del Mondo in carica. Poi fu sangue e terrore per i boulevard della capitale e al Bataclan, dove morirono 90 delle 130 vittime degli attentati islamisti. Vittime onorate ieri dal presidente Emmanuel Macron con brevi e sobrie cerimonie: in ogni luogo di memoria l’appello di chi non c’è più, un minuto di silenzio, le strette di mano a chi si è salvato e ai familiari delle vittime. E poi i palloncini lasciati volare nel cielo soleggiato di Parigi dove è riecheggiata qualche nota, anche del gruppo Eagles of Death Metal, che due anni fa era sul palco del Bataclan. Già un anno fa la Francia tornò in campo, proprio allo Stade de France che diventò di nuovo un simbolo, ma della vittoria dello sport sul terrorismo islamista. Lo stadio di Saint Denis si riempì di bandiere tricolori e di commozione durante il minuto di silenzio e la Marsigliese cantata all’unisono. Stasera, la nazionale di Deschamps gioca grazie a una coincidenza di calendario a Colonia, ospite proprio di quella Germania con cui condivise quelle ore drammatiche nel 2015. «Momenti – ricorda il c.t. tedesco Joachim Löw - che non si dimenticano facilmente». L’amichevole però non sarà preceduta da una cerimonia particolare. Il programma prevede un minuto di raccoglimento per la scomparsa di Hans Schaefer, ex nazionale, attaccante della Germania Ovest campione del mondo nel 1954 in Svizzera. I Bleus però hanno ricordato ieri le vittime degli attentati del 13 novembre, in silenzio per un minuto, prima di iniziare l’allenamento di rifinitura: «A loro va la nostra compassione», ha spiegato Deschamps. Un modo per dimostrare che l’odio islamista si sconfigge pure così, con una certa normalità, nonostante le misure di sicurezza rinforzate anche a Colonia. E giocando, semplicemente, per regalare emozioni a chi ama lo sport. E la libertà.