No acquisti a gennaio e fiducia a Montella Ma il nodo è il debito
Società deve sistemare i conti, decisivo il rifinanziamento dei 303 milioni di Elliott. Pareggio di bilancio e Borsa nel 2020?
Èuna corsa su più fronti, con l’obiettivo di mettere in sicurezza i conti, fare respirare le finanze e trovare la via della crescita, che passa necessariamente dal campo. I prossimi mesi saranno cruciali per il nuovo Milan. Si è avuta conferma dagli umori raccolti ieri all’assemblea degli azionisti, che ha approvato il «bilancino» al 30 giugno (perdita consolidata di 32,6 milioni) in modo da passare dall’anno solare a quello sportivo. Dopo il faraonico mercato dell’estate, gli amministratori hanno escluso interventi a gennaio. La Champions League per ora sembra una montagna da scalare, anche perché se all’inizio le proiezioni davano la quotaqualificazione a 71-72 punti, ora l’asticella si è alzata. Tuttavia, l’a.d. Fassone ha ribadito piena fiducia al tecnico Vincenzo Montella. Cosa succederà se non si andrà in Champions? Tutto si complicherebbe e sembrerebbe inevitabile il sacrificio di uno o più top player, o meglio di quei pezzi pregiati della rosa che, visto il costo residuo a bilancio, potrebbero garantire succulente plusvalenze (Donnarumma per intenderci, non Bonucci pagato pochi mesi fa 42 milioni). Ma il management, parlando con i piccoli azionisti, ha escluso l’automatismo: eventualmente saranno fatte valutazioni tecniche, non finanziarie, e comunque i rubinetti in entrata non saranno chiusi. Fatto sta che il tema dei soldi è centrale per il futuro del Milan, visto com’è nata l’operazione di acquisizione e considerata l’eredità di una gestione che brucia cassa. DEBITO Il passaggio della società, la scorsa primavera, da Fininvest a Li Yonghong è stato possibile, dopo le caparre a rate, grazie al maxi-prestito del fondo speculativo americano Elliott: 180 milioni prestati direttamente a Mr. Li (attraverso la controllante Rossoneri Sport Investment Luxembourg) a un tasso d’interesse dell’11,5%, 123 milioni indirizzati alle casse del Milan. Ecco, i 303 milioni, più una cinquantina di interessi, vanno rimborsati entro il 15 ottobre 2018, altrimenti il club – sotto pegno – finisce nelle mani di Elliott. Tutti quei quattrini non ci sono, da qui la necessità di rifinanziare il debito allungando la scadenza a 5 anni. È in corso una trattativa esclusiva con un fondo, presentato
L’a.d. Fassone si è detto fiducioso a proposito del voluntary agreement chiesto all’Uefa e ha spiegato agli azionisti come la società preveda il pareggio di bilancio nel terzo anno di gestione, quindi nel 2020 (anno in cui ci potrebbe essere anche lo sbarco in una Borsa orientale), con utili in arrivo nell’annata successiva. Questo esercizio invece chiuderà ancora con un consistente deficit, anche se i primi tre mesi sono andati meglio del previsto, grazie ad alcuni indicatori quali la buona campagna abbonamenti e le plusvalenze. Certo, c’è da fare i conti con i ritardi del progetto commerciale in Cina, «legati alla burocrazia locale». Ed è quello uno dei pilastri del piano industriale che deve garantire la continuità aziendale del Milan.
32,6
i milioni di perdita del bilancio del gruppo Milan che copre il periodo intermedio gennaiogiugno 2017. D’ora in poi si seguirà la stagione sportiva 303
i milioni prestati dal fondo Elliott (180 a Li Yonghong e 123 al Milan) che devono essere rimborsati, assieme agli interessi, entro ottobre 2018