La Gazzetta dello Sport

«Distratto dal titolo? No, voglio l’ultimo GP»

1Hamilton: «In Brasile ho potuto tirare il motore. Test per il futuro»

- Filippo Grimaldi INVIATO A INTERLAGOS (BRASILE)

Ora che l’onore è salvo, e agli occhi della Mercedes in un certo senso le gerarchie della F.1 sono state ristabilit­e, Toto Wolff tira un sospiro di sollievo: «In vita mia mai mi ero esaltato così tanto per un quarto posto. Grandissim­o Lewis». Anche se, in realtà, il riscatto immediato di Hamilton (votato miglior pilota del GP a Interlagos) gli era apparso possibile già al primo messaggio del britannico dopo l’uscita di pista in Q1 di sabato: «Semplici sensazioni, però… Dopo l’impatto sulle barriere è rimasto in silenzio una quindicina di secondi. Poi, improvvisa­mente, mi è arrivata in cuffia la sua voce, più vibrante del solito: “Tutto bene, ragazzi”. Nient’altro. Ma dal tono delle parole ho capito che in quel momento nella sua testa aveva avuto inizio l’operazione-riscatto. Ha voluto lanciare un messaggio alla squadra, e abbiamo capito».

CHE NUMERI Una gara pazzesca, quella di Hamilton. Certificat­a dai parziali sui tre settori e dalla velocità massima raggiunta in gara (secondo nel primo e nel terzo settore, addirittur­a il migliore nel secondo), oltre che da una costanza impression­ante di rendimento. Tanto per capire: Lewis ha fatto 21 passaggi (su 71) sotto l’1’13”, e 3 sotto l’12”. Verstappen è sceso sotto quest’ultimo tempo solo una volta (1’11”04), quando ha fatto il giro record, e in altri 11 è rimasto sotto l’1’13”. Una prestazion­e che Raikkonen ha ottenuto in 18 giri, Vettel in 17, mentre Bottas si è fermato a 13: tutti e tre i piloti sul podio non sono mai andati però sotto il tempo di 1’12” sul giro in gara. «Se pensiamo che Hamilton ha disputato un GP con un handicap così pesante, per completare l’opera gli è mancato soltanto il podio», dice adesso Toto. La Mercedes ha pure cercato un disperato “undercut” con il cambio gomme al giro 27 per far balzare Valtteri Bottas davanti a Sebastian Vettel: «Non ce l’abbiamo fatta, ma in quel momento mi sembrava l’unica soluzione da provare, visto che in testa la Ferrari aveva un passo molto regolare». Mossa vana, perché di fatto il successo della SF70-H del tedesco non è mai stato in discussion­e.

LEZIONE Dopo il k.o. in qualifica, Lewis era apparso ancora più determinat­o in vista della gara. «Se fossi riuscito a lottare per la pole, la mia gara sarebbe stata molto diversa — spiega —. Partendo davanti, avrei di sicuro potuto puntare al successo. Non sono abituato a certe rincorse, però l’affidabili­tà della Mercedes non è mai stata in discussion­e e sapevo di poter essere protagonis­ta. Distratto dal titolo già vinto in Messico? E’ una storia senza senso. Non mollerò mai una gara finché correrò, con o senza il Mondiale in tasca». Il vantaggio supplement­are per Hamilton è arrivato semmai dal fatto di potersi scatenare con una nuova power unit il cui ciclo di vita è limitato agli ultimi due GP della stagione. «Mi sono divertito, non ho mai dovuto gestire il motore, spingendo al massimo per tutta la gara, al contrario dei GP precedenti. Tutto ciò sarà ancora più determinan­te dal 2018, quando dovremo fare i conti con 3 power unit solo per tutta la stagione». Ma, di questo, si parlerà più avanti. Prima c’è Abu Dhabi, fra 12 giorni: «Voglio lasciare il segno anche là, prima che si chiuda la stagione». Detto da Hamilton, c’è da credergli.

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COLOMBO Lewis Hamilton e Seb Vettel ruota a ruota in pista. Sotto, in conferenza

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