Poisson, morte all’ultima curva
1Tragedia nell’allenamento in Canada: il bronzo iridato francese si schianta a 100 km all’ora
David Poisson, 35enne francese, bronzo in discesa ai Mondiali di Schladming 2013, è morto ieri in Canada durante un allenamento sulla pista di Nakiska, dove le nazionali più importanti si stanno preparando in vista delle gare di Coppa in programma tra dieci giorni a Lake Louise.
SBALZATO NEL BOSCO
Nakiska è da anni un punto di riferimento per gli allenamenti delle nazionali europee in America. Oltre ai francesi, si trovano lì anche gli svizzeri, gli austriaci e la maggior parte degli azzurri, con l’eccezione di Fill, Innerhofer e Paris che invece stanno lavorando a Copper Mountain. L’incidente è avvenuto in mattinata, nella parte bassa della pista, poco prima che finisse il turno di lavoro dei francesi e iniziasse quello degli azzurri. L’uscita è avvenuta all’altezza dell’ultima curva, che si affronta con il piede destro, in una compressione. In quel tratto si raggiunge una velocità superiore ai 100 km/h. Poisson sarebbe stato sbalzato in aria e proiettato oltre le due reti «B» di protezione, finendo tra gli alberi di un bosco particolarmente vicino alla pista. I soccorsi sono stati immediati, l’atleta è stato subito raggiunto dal medico della nazionale francese e da quello degli svizzeri. I tentativi di rianimarlo, però, sono stati vani. MAZZATA
«Eravamo pronti per iniziare l’allenamento — racconta Matteo Marsaglia, in Canada con i compagni Buzzi, Heel, Battilani, Bosca e Prast —. Qualcuno dei nostri allenatori ha visto la scena, così come alcuni francesi che erano al traguardo, mentre noi atleti per fortuna eravamo alla partenza. Ci hanno fermato subito, era chiaro che la situazione era bruttissima. Il clima era surreale, lo è ancora dopo alcune ore. C’è sempre un limite nei rischi che un discesista accetta di correre. Per noi è una mazzata tremenda». Lo staff azzurro è in contatto con lo psicologo della Fisi, Giuseppe Vercelli, per gestire l’aspetto emotivo. Ieri gli azzurri hanno comunque messo gli sci ai piedi per una sciata libera, in modo da scaricare la tensione.
FARE QUALCOSA
I transalpini erano arrivati a Nakiska due giorni prima degli italiani, che avrebbero dovuto affrontare il primo giorno di allenamento in discesa dopo una giornata di superG. «Siamo devastati da questa notizia — afferma un comunicato della federazione francese —: ci associamo al dolore dei familiari in questo momento così duro». Poisson era uno degli atleti più esperti e ben voluti. Oltre al bronzo ai Mondiali di Schladming, aveva ottenuto un podio in Coppa del Mondo, il terzo posto nella discesa di Santa Caterina del dicembre 2015, mentre nel 2013 era stato quarto sulla Streif di Kitzbuehel. «Tra di loro sono unitissimi — racconta Marsaglia —, e anche noi discesisti, qualsiasi siano i colori per cui corriamo, siamo davvero una grande famiglia. Tra di noi c’è un rispetto reciproco che è difficile da spiegare. C’è rabbia, amarezza. Spesso in allenamento ci troviamo in condizioni brutte, peggiori rispetto a quelle della gara dove ci sono le reti A che comunque ti frenano. Non ci si pensa, almeno fino a quando non succedono queste cose. Il rischio ci piace, è attraente, fa parte della nostra mentalità un po’ pazza, ma bisogna fare qualcosa, non perdere di vista le cose fondamentali».
CAVAGNOUD
La Francia è quindi nuovamente toccata da una tragedia dello sci: il 31 ottobre 2001 Régine Cavagnoud morì a seguito delle lesioni cerebrali provocate dallo scontro di due giorni prima col tedesco Markus Anwander durante un allenamento sul ghiacciaio di Piztal (Aut).
Lo sciatore finisce oltre le due reti di protezione. Vani i tentativi di rianimarlo L’incidente prima della sessione degli azzurri. Marsaglia: «Una mazzata terribile»