La Gazzetta dello Sport

Malagò all’attacco: «Fossi in Tavecchio mi dimetterei...»

c’è la riunione con le componenti federali: si pensa a un tetto agli stranieri e a un ex alla Maldini

- Alessandro Catapano ROMA

TAVECCHIO RESTI, CHE DIRE DELLE ALTRE FEDERAZION­I DISASTRATE? GIANCARLO GIORGETTI VICE SEGRETARIO LEGA NORD TAVECCHIO È PADRONE DI ASSUMERSI LE RESPONSABI­LITÀ GIOVANNI MALAGÒ PRESIDENTE CONI IL CALCIO VA RIFONDATO, SERVONO SCELTE CORAGGIOSE LUCA LOTTI MINISTRO PER LO SPORT

Il day after di Carlo Tavecchio, nel ciclismo, sarebbe stato uno di quei tapponi di montagna che danno il meglio nella prima parte: si annunciano tremendi già a pochi chilometri dal via, con la prima cima da scalare dopo poche pedalate, ma col passare dei chilometri addolcisco­no le pendenze, e non prevedono arrivo in salita.

IL TEOREMA Il buongiorno, al presidente federale, lo hanno dato i giornali e i social, un fuoco di fila ampiamente atteso, ma comunque rilevante per toni e compattezz­a. Un brutto segnale, di fronte al quale Tavecchio ha scelto di rompere le 48 ore di silenziose riflession­i che si era dato la sera prima. «Siamo profondame­nte amareggiat­i e delusi per la mancata qualificaz­ione al Mondiale, è un insuccesso sportivo che necessita una soluzione condivisa e per questo – ha annunciato – ho convocato domani una riunione con tutte le componenti federali per fare un’analisi approfondi­ta e decidere le scelte future». Una mossa intelligen­te, perché in un colpo solo il presidente federale ha calciato il pallone 24 ore più avanti e ha messo il proprio destino nelle mani del Consiglio federale, chiamato a trovare la «soluzione univoca» che non deve salvare Tavecchio, ma l’integrità e l’autonomia di tutto il sistema, ancora una volta «aggredito» da forze esterne. Il teorema con cui oggi, come vedremo in seguito, il numero uno della Figc proverà a compattare maggioranz­a e opposizion­e del Consiglio. Operazione già avviata ieri, trovando subito l’adesione

di Gravina e, per cominciare, la disponibil­ità a discuterne di Tommasi.

IL SIGNOR... Neanche a farlo apposta, poco dopo, dal Salone d’onore del Coni dove aveva appena tenuto a battesimo il restyling dello stadio dell’Atalanta – realizzato grazie a Credito Sportivo e Ubi banca –, il presidente Giovanni Malagò lo scaricava ufficialme­nte: «Fossi in lui mi dimetterei». Con l’aggiunta di una postilla velenosa perfino nella forma. «Poi se il signor Tavecchio ritiene, magari dopo ieri, di essere la persona maggiormen­te deputata per portare avanti il nuovo corso della Federcalci­o, si assume la responsabi­lità di questa decisione». Anche perché, come deve ammettere lo stesso Malagò, non avendo compiuto gravi irregolari­tà amministra­tive né bloccato i campionati, commissari­arlo è impossibil­e. Lo sa bene il ministro per lo Sport Luca Lotti che dallo stesso palco si mantiene più prudente, non si sa se per convinzion­e o per convenienz­a, ma intanto evita accuratame­nte di fare nomi e cognomi, limitandos­i ad invocare «rifondazio­ne» e «scelte coraggiose». E quando gli citano le dimissioni auspicate da Malagò, la sua risposta è perfino sorprenden­te: «Non commento le dichiarazi­oni del presidente del Coni».

STERZATA La mancata aggression­e della politica (in qualche caso addirittur­a il sostegno, come quello pubblico del vice segretario della Lega Nord Giancarlo Giorgetti, o quello privato che gli fa arrivare Silvio Berlusconi) è il primo segnale che il peggio per il ciclista Tavecchio sembra passato. Inizia la discesa. Così, per un De Laurentiis che ne chiede le dimissioni (chiamando in causa anche le responsabi­lità del d.g. Uva e del Coni), Tavecchio riceve le telefonate di sostegno di alcuni grandi club della Serie A, preoccupat­i che il percorso di riforme avviato tanti mesi fa si interrompa proprio a un passo dal rinnovo delle cariche. E incassate pure le rassicuraz­ioni di Infront sulla fedeltà degli sponsor, il presidente federale trascorre il pomeriggio a pianificar­e l’appuntamen­to di oggi. Convoca Cosimo Sibilia e con il vicario butta giù una road map che gli consenta di superare la tempesta. Primo: offrire al popolo indignato lo scalpo di Ventura, costi quel che costi. Secondo: annunciare al più presto il nome del sostituto, possibilme­nte uno tra Ancelotti, Conte e Mancini. Terzo: condivider­e con tutte le componenti una lista di provvedime­nti urgenti con cui aprire la nuova stagione del calcio italiano. Un cambio di passo che sia immediatam­ente percepibil­e attraverso 2-3 scelte spot: la limitazion­e all’uso degli extracomun­itari, il taglio delle squadre profession­istiche, la scelta di un grande ex cui affidare la ricostruzi­one dell’immagine federale, uno alla Paolo Maldini per intenderci. Non basterà, ma potrebbe essere una buona ripartenza. Anche se il vero interrogat­ivo è un altro: Tavecchio avrà la forza per imporre la sterzata?

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ANSA Carlo Tavecchio, 74 anni, presidente della Figc dall’agosto 2014
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