La Gazzetta dello Sport

Morte Poisson, pista sotto accusa

1Polemiche sulla sicurezza. I gestori di Nakiska: «Le reti sono state messe dai francesi»

- Marisa Poli

Sicurezza e responsabi­lità. Il giorno dopo la tragedia emergono i particolar­i della caduta che è costata la vita a David Poisson. Nel tratto finale della pista di Nakiska dove si stava allenando in discesa con i compagni, il 35enne francese è finito contro la parte alta delle reti di sicurezza, e si è schiantato contro un albero. «E’ morto sul colpo» hanno confermato i soccorrito­ri. «Quando siamo arrivati abbiamo solo constatato la morte» ha specificat­o Adam Loria, portavoce del servizio di emergenza medica di Calgary. «Inizialmen­te avevamo chiamato un elicottero, ma viste le condizioni non è nemmeno atterrato».

SICUREZZA La velocità sugli sci è pericolosa. David Poisson, atleta esperto che aveva già gareggiato in 13 stagioni di coppa del Mondo, è il dodicesimo sciatore di coppa a perdere la vita in incidenti in allenament­o o in gara. L’ultima era stata sedici anni fa un’altra francese, Regine Cavagnoud, a causa delle ferite dopo uno scontro in pista. «Eliminare del tutto i rischi è impossibil­e» ha ribadito ieri Luc Alphand, interrogat­o da L’Equipe. Lo sanno bene gli atleti che sfiorano punte di 150 chilometri orari, con le sole protezioni del casco e del paraschien­a (per alcuni dell’airbag). Nakiska è la pista che nel 1988 assegnò le medaglie olimpiche della velocità a Pirmin Zurbriggen (discesa) e al francese Frank Piccard (superG). Da anni è utilizzata da diverse nazionali nelle settimane di avviciname­nto alle prove di coppa del Mondo in Nord America. «Non troppo difficile — racconta l’ex d.t. azzurro, Claudio Ravetto —, ma con tanti dossi. E tutta in mezzo al bosco». E la prima questione è questa: le reti — due file di reti B — erano adeguate per garantire un minimo sindacale di sicurezza? secondo Bernard Russi, che disegnò la posta per i Giochi 1988, anche in coppa del Mondo ci sono sezioni protette solo da reti B, perché più adeguate in quel tratto. E le reti A non salvarono Silvano Beltramett­i da un’uscita di pista che gli procurò una frattura alla colonna vertebrale. Spiega Modesto Santus, tecnico della Liski, l’azienda italiana che posa l’80% delle attrezzatu­re per coppa del Mondo e Olimpiadi: «Se messa bene, anche la rete B ferma l’atleta a 100 all’ora. Di norma l’impatto avviene nella base della rete B e lì c’è più tenuta. Diverso è se si colpisce a metà o nella parte alta, dove la resistenza è minore».

RESPONSABI­LITÀ Qualcuno sussurra di protezioni non all’altezza, di reti posizionat­e troppo vicino agli alberi. La Federazion­e francese di sci ha aperto un’inchiesta per definire le responsabi­lità, intanto ieri il presidente, Michel Vion, ha puntualizz­ato: «C’erano almeno due file di reti B nel punto della caduta. Ogni squadra paga l’affitto della pista ed è la stazione che si deve occupare della sicurezza». In realtà, normalment­e sono gli allenatori a posare le reti (le B sono chiamate anche dinamiche per la possibilit­à di arrotolarl­e e portarle in spalla). E Matt Mosteller, rappresent­ante ufficiale della stazione di Nakiska, ha precisato: «Sono le squadre a gestirsi gli allenament­i, a disegnare i tracciati, fanno tutto da soli». Gli svizzeri, impegnati sulla stessa pista e pronti a partire lunedì prima della tragedia, hanno deciso di spostarsi a Panorama per preparare la tappa di coppa del Mondo di Lake Louise. Ieri Adrien Theaux, compagno di squadra di Poisson, ha postato su Facebook il suo urlo di dolore: «Eri un esempio per tutti noi. Grazie per tutti quei momenti passati a vivere la nostra passione dell’adrenalina, in auto, in moto, sugli sci. Per gli scherzi, i giochi di parole che capivano solo noi. Ho solo lacrime, ma rideremo per te. Ti vogliamo bene».

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David Poisson aveva 35 anni

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