Trovate l’anti-Federer Si candida Dimitrov
Un Masters povero di talenti il bulgaro, già in semifinale, e Zverev sembrano le uniche alternative a un facile successo di Roger
Avolte, più del film, conta il protagonista. Sceneggiatura scarsa, ma un pluripremiato agli Oscar che recita. Le Atp Finals del 2017 non passeranno probabilmente alla storia per il livello dei protagonisti, ma basta la presenza del Maestro per eccellenza a riempire la sala e a dare il tocco di charme che rende gradevole un parterre modesto, almeno sotto il profilo dei risultati complessivi in carriera. Perché degli otto eroi rimasti, solo Roger Federer ha già vinto uno Slam, e in ogni caso, fosse rimasto Nadal, sarebbero stati solo in due. Insomma, il Divino ha l’onere, certo assai gradito, di salvare l’albo d’oro di questa edizione e al tempo stesso l’occasione all’apparenza più facile per chiudere una stagione monumentale, a 36 anni, con il settimo sigillo di sempre al Masters e un’altra pagina sul libro della leggenda. La vittoria di martedì su Zverev, malgrado qualche inusuale scenata di troppo («Ero infastidito perché non riuscivo a giocare meglio»), gli ha consegnato il 100° successo contro un top 5 e gli ha regalato il primo posto nel girone, dunque il rivale più morbido dell’altro gruppo, nonché in pratica tre giorni di riposo prima della semifinale di sabato (ieri non si è neppure allenato dedicandosi al relax familiare per Londra, oggi con Cilic in pratica disputa un’esibizione e domani è ancora senza partite).
LA CANDIDATURA Insomma, le condizioni ideali per una cavalcata che salverebbe l’onore delle Finals. Ci sono state, è vero, edizioni assai mosce (nel 1998 a Hannover vinse Corretja su Moya...) e altre con qualificati tipo Schuettler e Novak e in fondo si poteva immaginare che con 5 top ten fuori dai giochi per infortuni lo show ne avrebbe risentito. Però, al netto dell’amore planetario per il Divino, lo sport si nutre di rivalità, di confronto, di battaglie e dunque un avversario all’altezza sarebbe gradito. Ieri ha avanzato la candidatura Grisha Dimitrov, per troppo tempo convivente con la nomea di nuovo Federer e in questa stagione finalmente affrancatosi da quell’ombra. Il bulgaro ha vinto ad agosto il primo Masters 1000 in carriera (a Cincinnati) e in Australia, a gennaio, è andato a un punto dal servire per il match contro Nadal. Al debutto al Masters, si prende subito la semifinale da primo del gruppo travolgendo Goffin (menomato a un ginocchio per uno strano contrappasso): «In questa partita tutto quello che ho toccato è diventato oro».
L’ATTESA Tecnicamente, e per talento, Grigor è un top player, ma gli mancano un po’ di furia agonistica e qualche chilometro nella velocità di palla: adesso sarebbe bello vederlo incrociare Zverev, se il tedesco rispetterà il pronostico contro Sock. La sfida della generazione di mezzo e della Next Gen per offrirsi il simbolo della generazione dei fenomeni. In una partita, o anche in un torneo secco (magari due su tre), Grisha e Sascha sono già da corsa, ma immaginarli rivali stagionali di Federer e Nadal nel 2018 è ancora complicato. Il quesito tuttavia è pertinente, perché Murray e Djokovic, attesi come la buona novella per rimpolpare il mito dei Fab Four, o non hanno ancora confermato quando rientreranno (Andy) o in ogni caso dovranno ripartire da lontano (il Djoker). Anzi, intorno allo scozzese le voci da tempo non sono confortanti e da ultima si è aggiunta quella di Henman: «In campo si muove abbastanza bene, ma tra un punto e l’altro e quando cammina, la zoppìa è evidente. Sta migliorando, ma è dura ». Quanto a Nole, coach Agassi ha rivelato che il gomito destro era addirittura fratturato. E così, si finisce dai soliti noti. Roger e Rafa. Che il cielo li conservi.