La Gazzetta dello Sport

«L’Italia adesso deve fidarsi di noi giovani»

- Luca Bianchin INVIATO A MILANELLO (VARESE) @lucabianch­in7

Il 9 luglio 2006 Andrea Conti era a Pinarella di Cervia: «Il rigore di Grosso e poi via, a festeggiar­e. Bellissimo, ero lì con mio fratello, in colonia». Undici anni dopo, è tutto infinitame­nte lontano. La colonia sembra un’istituzion­e Anni 60, l’Italia campione un’immagine di un altro secolo, Conti un uomo cancellato dalla sfortuna. Parlandogl­i però si capisce: sulla Nazionale non ci sono ancora certezze, ma Andrea sì, tornerà.

Sabato 16 settembre 2017: operazione per la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Due mesi giusti. Come sono stati?

«I primi 15 giorni molto difficili. Mi chiedevano riposo, io passavo dal letto al divano, poi la notte non dormivo».

Qual è stato il maggiore dolore?

«I primi tre minuti. C’è stato un passaggio in profondità, io ho provato a intercetta­rlo e ho avuto la sensazione che il ginocchio uscisse e rientrasse, molto veloce. Un dolore incredibil­e, poi mi è passato anche se per 15 giorni ho fatto colazione con l’antidolori­fico per il male alla coscia. Mi hanno preso il tendine da lì, era come avere uno strappo».

Com’è oggi una giornata tipo?

«Vengo a Milanello al mattino: dalle 9.30 sono sul lettino. Poi alterniamo il lavoro con i pesi sulla forza al lavoro metabolico, con cyclette o vogatore. Ho imparato che il riposo conta tanto, quindi al pomeriggio metto il ghiaccio e basta».

Restano ore per la PlayStatio­n.

«Lasciamo stare. Non ho ancora la connession­e: niente PlayStatio­n e niente Netflix».

A che punto siamo con il recupero? Una stima sul ritorno?

«Mi hanno detto che tornerò a marzo ma dipende da come reagirà il ginocchio. Qualche giorno fa ho corricchia­to, è stata una liberazion­e, anche se dopo 5’ non ce la facevo più. Con la palla ancora niente, giusto qualche palleggio».

Ancora capace?

«Mah, non è che fossi un fenomeno anche prima...».

In questi mesi, che ha scoperto Andrea Conti su Andrea Conti?

«Io ho sempre avuto la sensazione di essere un ragazzo forte, prima dell’operazione ho capito che è vero. Certo, mi manca il campo: a 23 anni capisci che giocare è la cosa più bella. Per il resto, sono sempre io. Testardo, tranquillo, spero umile, legato alle nipotine e alla famiglia. È una famiglia bianconera e anche io da piccolo ero juventino, non mi vergogno. Ora tifiamo tutti Milan, anche se ho un bassotto che si chiama Arturo per Vidal».

Vidal è fuori dal Mondiale, come l’Italia. Che è successo lunedì?

SONO TESTARDO, UMILE, TRANQUILLO UN EX JUVENTINO CHE TIFA MILAN SUL SUO CARATTERE «UN RAGAZZO FORTE» L’INTER MI VOLEVA, HO SCELTO ALTRO E DOMENICA TIFERÒ ATALANTA SULLE SUE SCELTE «SEMPRE GRATO A GASP»

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