Seconde squadre per far crescere i giovani tra i pro
Vanno introdotte le seconde squadre dei club di A nei tornei professionistici, terreno ideale per far maturare i nostri giovani
un candidato unico sulla base di un programma condiviso. Ma prima è necessario un segno di discontinuità. Altrimenti il rischio è di ripetere gli errori del passato: promettere le riforme, accontentare questo e quello, tirare a campare».
Ma che idea si è fatto della crisi?
«Voglio parlare di calcio quando sarà l’ora, solo davanti a un atto di responsabilità da parte di Tavecchio e del consiglio. Se siamo fuori dal Mondiale è perché da troppi anni non si pensa a un progetto sportivo, né in Figc né nei club».
E le seconde squadre, uno dei vostri cavalli di battaglia?
«Non ne voglio parlare. Lunedì le tireranno fuori giusto per dare un contentino ma è follia pura pretendere di andare avanti a colpi di maggioranza. Hanno mandato via Ventura ma non sono credibili. Tutti si chiedono: Tavecchio esonera il c.t. e lui non se ne va?».
Qual è l’umore dei calciatori?
«Questa nostra posizione è unanime. Visti i messaggi che ricevo in queste ore, mi conforta il fatto di aver interpretato bene il sentimento dei calciatori, che è lo stesso degli appassionati. Cerco da tempo di coinvolgere i grandi ex ma avverto in loro un senso di scoramento perché le cose non cambiano mai. Sono contento che anche la Gazzetta abbia preso una posizione netta. Speriamo che dopo lunedì i giornali continuino la loro battaglia, senza accontentarsi dell’annuncio di un c.t. di grido».