La Gazzetta dello Sport

«No a Tavecchio, si può esprimere gente migliore»

Proprietar­io del Sassuolo e gli stranieri: «Troppi, noi abbiamo fatto la scelta contraria. Occorre fare qualcosa per limitarli»

- Guglielmo Longhi

Il calcio malato gli fa venire in mente il suo Sassuolo autarchico, qualcosa di estraneo al sistema, di impensabil­e, quasi di eretico. Giorgio Squinzi parte da qui, dai troppi stranieri. «Ricordo una partita con l’Udinese dello scorso campionato: noi avevamo nove italiani titolari, loro nessuno. Se andiamo avanti così, sarà sempre più difficile scoprire talenti».

Ma cosa si potrebbe fare? Non è possibile fissare un tetto minimo di italiani.

«Certo: la sentenza Bosman, le leggi comunitari­e, va tutto bene. Però si può pensare a qualcosa per limitare gli stranieri e PROPRIETAR­IO DEL SASSUOLO incentivar­e l’utilizzo degli italiani. E la cosa paradossal­e della vicenda sa qual è?».

Qual è?

«Che avevamo in campo più italiani di tutte le altre squadre, ma i nostri giocatori sono stati praticamen­te ignorati dalla Nazionale».

Pronti via, appena arrivato Ventura ha detto che nel 3-5-2 che aveva in testa non ci poteva essere spazio per Berardi. Un po’ come è successo con Insigne...

«Lasciamo perdere, ci sono stati anche giocatori schierati fuori ruolo. E devo dire che nella squadra vista in campo contro la Svezia uno come Politano avrebbe fatto la sua bella figura. Per non parlare di Magnanelli o Missiroli. O anche di Acerbi».

Ora è facile sparare sull’ex c.t., non serve neanche prendere la mira.

«Non ho condiviso la scelta di Ventura sin dall’inizio, l’ho sempre considerat­o inadeguato per ricoprire un ruolo così importante. I fatti alla fine hanno dato ragione, a me e a tanti altri».

Doveva dimettersi?

«Dopo un risultato del genere, sarebbe stato un gesto apprezzato e dovuto».

Cosa ne pensa di Tavecchio?

«Non mi sentivo e non mi sento rappresent­ato da lui: ha ragione Malagò, doveva lasciare. Credo che il nostro calcio possa esprimere personaggi di livello più alto».

Il problema è anche che si sono troppe squadre profession­istiche? Bisogna ridurle?

«Non ho un’idea precisa a riguardo, non so se la Serie A potrebbe diventare più competitiv­a con 18 invece che 20 squadre. Forse sì, ma il problema non mi sembra questo».

Come si può cambiare la Lega calcio?

«Dando più potere e più spazio a manager preparati, cercando di vendere meglio il prodotto della Serie A».

Si spende troppo poco per i vivai?

«Certo, andrebbe investito il 10% del fatturato, non degli utili. I giovani bravi ci sono, ma non li facciamo giocare, si demoralizz­ano e qualcuno si perde per strada».

Nel decalogo di proposte diciamo anche che servono norme per facilitare la costruzion­e di stadi di proprietà. Come quello di Juve, Udinese e Sassuolo.

«Si tratta di un’esperienza positiva, perché dà una certa solidità patrimonia­le alla società e anche nuove motivazion­i ai giocatori».

Ma non è certo un grande spettacolo vedere il Mapei Stadium

PROPRIETAR­IO DEL SASSUOLO

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GETTY Giorgio Squinzi, 74 anni, proprietar­io del Sassuolo dal 2002

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