ITALIA SI’, ITALIA NO
Contatti informali con la Figc, ma il tecnico vuole capire come i vertici riformeranno il calcio italiano
Ancelotti contattato per la Nazionale ma chiede un progetto serio alla Figc
Che il suo nome sia il più gettonato in questa affannosa ricerca del salvatore della patria calcistica non può che fargli piacere. Ma sarebbe sbagliato fermarsi a questa considerazione: a Carlo Ancelotti non basta sapere che gli italiani lo vogliono sulla panchina della Nazionale, non gli basta essere il principale candidato nella lista compilata dagli attuali dirigenti. Ciò che più gli preme, essendo prima di tutto un tifoso dell’Italia, è che ci sia un progetto condiviso da mettere in pratica per riportare il calcio italiano, tutto il calcio e non soltanto la Nazionale, dove merita di stare per storia e tradizione. Al momento, purtroppo, di questo progetto non c’è traccia, le idee sono poche e, per giunta, confuse. E allora, riflette Carletto, che cosa me ne faccio degli attestati di stima, dei complimenti e delle promesse? Parole al vento.
RIFORME Il ragionamento di Ancelotti è abbastanza semplice. Lui si sente ancora un «allenatore di club», cioè uno che lavora tutti i giorni con i giocatori, e vorrebbe continuare questo mestiere, tuttavia non ha ricevuto alcuna proposta ufficiale per la prossima stagione (fino al 30 giugno 2018 è sotto contratto con il Bayern Monaco). Chiaro che, se nessuna squadra si facesse viva nel giro di un paio di mesi, di fronte a una seria offerta della Federcalcio non potrebbe che prenderla in considerazione. Come farebbe a dire di no alla Nazionale del suo Paese? A livello di immagine un rifiuto sarebbe un autogol che, conoscendone l’equilibrio e la saggezza, Carletto non farebbe mai. In soldoni, dunque, serve che qualcuno gli sottoponga un progetto di riforma complessiva del calcio italiano e poi, fiducioso, attenda la risposta. E, si badi bene, non importa che questo disegno arrivi da una parte o dall’altra, da questo o da quel dirigente, dalla Federcalcio o dal Coni. Come non ne ha mai fatto una questione economica, Ancelotti non si sofferma sui nomi: a lui interessano le idee che vanno ben al di là degli uomini. Sbaglia chi ritiene che Carletto non scenda in campo fino a che c’è Tavecchio, così come sbaglia chi pensa che un suo impegno sia legato alla permanenza dell’attuale presidente federale. La sua candidatura dev’essere condivisa e super partes. Tentare di tirarlo per la giacca, come qualcuno sta facendo negli ultimi giorni, è un esercizio che non gradisce. Ancelotti è uomo di campo, e di calcio: la politica e gli inevitabili giochini che si porta appresso poco lo interessano e molto lo infastidiscono. Non gli va che il suo nome diventi oggetto o, peggio, strumento di una lotta nei palazzi del potere.
PASSATEMPO Negli ultimi giorni i contatti tra Ancelotti e alcuni dirigenti della Federcalcio, o loro emissari, ci sono stati. Ma si è sempre trattato di discorsi informali, mai si è ragionato di questioni concrete. Carletto è in Canada, a Vancouver, e non ha in programma viaggi in Europa. Tantomeno in Italia. L’impressione è che la partita sia ancora lunga. Per il momento, tra una partita e l’altra osservata in televisione, si diverte a pescare salmoni. E il nuovo passatempo gli regala più soddisfazioni delle polemiche, delle tensioni e degli inevitabili veleni che, da Roma e dintorni, rimbalzano fin dall’altra parte dell’oceano.