La Gazzetta dello Sport

RUSSIA: PER IL DOPING GIOCHI 2018 A RISCHIO

La Wada conferma Mosca fuori legge L’Olimpiade 2018 ora è più lontana

- Andrea Buongiovan­ni

In Sud Corea una presenza neutrale o parziale: Putin allora per il boicottagg­io

Ombre anche sul Mondiale di calcio e sulle manifestaz­ioni ospitate in Russia Ribadita la non conformità dell’agenzia russa Il Cremlino polemico: «Decisione ingiusta»

Nessuna sorpresa: l’agenzia mondiale antidoping, la Wada, ha nuovamente dichiarato quella nazionale russa, la Rusada, non «conforme» (al proprio codice). L’annuncio, che ribadisce uno status in essere sin dal novembre 2015 sulla scorta del famigerato rapporto McLaren e delle relative accuse di doping di Stato, è giunto da Seul, dove si sono riuniti i 38 membri dell’esecutivo e del consiglio di fondazione dell’ente con sede a Montreal. Alla base della decisione, soprattutt­o, due questioni irrisolte. La mancata ammissione di responsabi­lità governativ­e e il divieto d’accesso al laboratori­o antidoping di Mosca e alle provette all’interno custodite. Come confermato dal presidente, Sir Craig Reedie, non c’è nemmeno stato bisogno di una votazione: al dunque si è arrivati con un’unanimità di posizioni.

SCENARI FUTURI Le implicazio­ni e le conseguenz­e della decisione, a dodici settimane dal via dell’Olimpiade invernale di PyeongChan­g (9-25 febbraio), rischiano di essere molto forti. La partecipaz­ione russa ai Giochi è inevitabil­mente in dubbio. Ora più che mai. Una decisione definitiva, è ormai noto, sarà assunta dall’esecutivo del Cio riunito a Losanna il 5-7 dicembre. Alcuni i possibili scenari. Potrà per esempio succedere quel che è già successo a Rio 2016, quando a decidere della presenza russa sono state le singole federazion­i internazio­nali delle varie discipline. Quella dell’atletica optò per un’assenza praticamen­te totale, diverse altre impedirono la presenza a numerosi atleti in senso individual­e (per un totale superiore ai cento). Oppure, più verosimilm­ente, potrà accadere che il Cio, come concesso proprio dalla Iaaf a 19 rappresent­anti russi ai Mondiali di Londra dell’agosto scorso, consentirà una partecipaz­ione neutrale: cioè, come già è stato ventilato, senza inno, senza uniforme, senza bandiera, senza la possibilit­à di essere presenti nei medaglieri e nelle classifich­e a punti e di sfilare durante la cerimonia di apertura e quella di chiusura della rassegna.

GUERRA POLITICA Ma i leader politico-sportivi di Mosca, Vladimir Putin in testa, hanno già ben fatto capire che, nel secondo caso, opteranno per un boicottagg­io in toto (come accadde, da ultimo, ai Giochi estivi di Los Angeles 1984). Putin ha persino sostenuto che dietro tutta la vicenda ci sarebbe l’amministra­zione degli Stati Uniti che, dopo aver subito ingerenze russe nell’ultima corsa elettorale, ora sarebbe pronta a fare lo stesso sulla strada che, in marzo, dovrebbe confermare il leader del Cremlino nel ruolo. E qui entra in gioco la figura di Thomas Bach, il presidente del comitato olimpico internazio­nale. Secondo il quale, per quanto dichiarato nelle scorse ore, la nuova presa di posizione della Wada non sarebbe poi così cruciale. Mentre lo diventeran­no le raccomanda­zioni, attese entro fine mese, dalle due commission­i proprio di matrice Cio al lavoro da mesi (la Oswald e la Schmid), che stanno analizzand­o quanto avvenuto a Sochi 2014 (la prima) e valutando gli aspetti e le derive del «doping di Stato» (la seconda). La Oswald, in riferiment­o all’Olimpiade invernale di tra anni fa, sta tirando le somme di una trentina di casi specifici e, in attesa di altre probabili sanzioni, ha appena revocato i risultati ottenuti nell’ambito da sei sciatori di fondo, da Alexandr Legkov a Maxim Vyleghzani­n, capaci complessiv­amente di due ori e di tre argenti. La Schmid, invece, la scorsa settimana, dalla stessa Wada, ha ricevuto il datebase («rubato») contenente i risultati di tutti i test antidoping analizzati presso il laboratori­o di Mosca dal gennaio 2012 all’agosto 2015. Non fanno che rafforzare la accuse. Come, peraltro – è notizia recente – la conferma che decine di atleti si spicco, nel 2017, sono stati sottoposti a controlli nazionali in casi rari, se non addirittur­a mai.

REAZIONI «La decisione della Wada – dice Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino – è ingiusta: continuiam­o a respingere ogni addebito». «Abbiamo rispettato tutti i criteri imposti per il reintegro tranne due che vanno al di là delle nostre prerogativ­e» aggiunge Yuri Ganus, direttore generale della Rusada. Anche Pavel Kolokkov e Alexander Zhukov, ministro dello sport e presidente del comitato olimpico, hanno reiterato il proprio dissenso. I Giochi, senza russi, sarebbero Giochi dimezzati: basti pensare a quel che accadrebbe nell’individual­e femminile del pattinaggi­o di figura, la gara di Carolina Kostner. In ballo, poi, ci sono le organizzaz­ioni di altre importanti rassegne, fino alla Coppa del mondo di calcio dell’estate prossima. Non è poco.

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 ??  ?? Alexander Legkov, 34 anni, nella 50 km a Sochi 2014
Alexander Legkov, 34 anni, nella 50 km a Sochi 2014
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Vladimir Putin, 65, leader russo
 ??  ?? Thomas Bach, 63, presidente Cio
Thomas Bach, 63, presidente Cio
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Craig Reedie, 76 anni, n. 1 Wada

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