La Gazzetta dello Sport

LA NUOVA SFIDA DELL’INGEGNERE DEVOTO AI GP

A 81 ANNI IL PAPÀ DELLA MIURA DEBUTTA CON UNA VETTURA DI SERIE. «MI SONO DETTO: ADESSO O MAI PIÙ. È VENUTA MEGLIO DI QUANTO SOGNASSI»

- Luigi Perna INVIATO A VARANO DE’ MELEGARI

Non c’è età per i sogni. E ieri, per festeggiar­e gli 81 anni, Giampaolo Dallara si è fatto un regalo che aveva in testa da una vita. L’esemplare numero 1 della Stradale, la prima vettura di serie costruita dalla sua azienda, è stato consegnato proprio a lui, il papà di tante auto da corsa che hanno fatto la storia. Dallara l’ha vista nascere fra le pareti dello stesso capannone (oggi integrato nella fabbrica di Varano de’ Melegari) dove aveva cominciato la propria attività di costruttor­e nel 1972. Un modo per lasciare un’altra impronta di sé, dopo essersi imposto in ogni categoria dell’automobili­smo, fino a avere il monopolio nella realizzazi­one delle monoposto dei campionati di F.3, GP3, IndyCar e Formula E, il Mondiale per elettriche che guarda al futuro. Da qualche anno, fra le colline di quella che viene chiamata la «Motor Valley» italiana, si costruisco­no pure i telai di F.1 del team americano Haas e adesso il Prototipo classe Lmp1 con cui la Art

andrà all’assalto della 24 Ore di Le Mans.

PALLINO Insomma, all’Ingegnere più poliedrico e geniale del nostro motorismo non sono mancate le soddisfazi­oni, da quando realizzò la prima SP1000 barchetta per le gare. Ma gli restava un pallino. «Era da molto tempo che avevo in mente questo progetto della Stradale, ma c’erano sempre clienti importanti (Bugatti, Lamborghin­i, Porsche, Maserati, Alfa Romeo; n.d.r.) a cui dare la precedenza per le consulenze. Finché, arrivato alla soglia degli 80 anni, ho detto: adesso o mai più — racconta Dallara, che il 16 novembre di un anno fa ha potuto finalmente guidare il primo prototipo della sua creatura —. E’ venuta molto bella, più leggera e più aerodinami­ca di quanto mi aspettassi. Mi piace pensare che Colin Chapman (il padre delle Lotus di F.1; n.d.r.) la apprezzere­bbe per la sua essenziali­tà. Non è solo veloce, ma facile da guidare per tutti, perché volevo un’auto con cui si potesse andare

a mangiare con il nipotino al mare, fare una passeggiat­a sui colli e poi battere il record sul giro al Mugello. Un’auto da godersi come una motociclet­ta».

CLIENTI Con questa filosofia è nata la Dallara Stradale, completata dal foglio bianco in appena 2 anni e mezzo, e ieri consegnata ai primi quattro clienti, fra cui l’amministra­tore delegato Andrea Pontremoli. Ne saranno prodotti 600 esemplari, al ritmo di 10 al mese, su una nuova linea di montaggio allestita a tempo record. L’intera produzione del primo anno è già venduta. C’è chi ha versato 50 mila euro per prenotarla quando non esistevano ancora i disegni. Fra i clienti vip l’ex pilota Jean Alesi, l’industrial­e Paolo Barilla e Sergio Marchionne, il presidente della Ferrari. Questa vettura, che nasce come «barchetta» senza portiere, ma può diventare con pochi accessori una «roadster», una «targa» e una coupé con i finestrini ad ali di gabbiano, si porta dietro una storia affascinan­te. Dallara, dopo la laurea precoce, fu assunto da Enzo Ferrari. Ma lasciò quasi subito Maranello, con una scusa, per occuparsi di corse alla Maserati, alla Lamborghin­i e alla De Tomaso. Finché, falliti questi tentativi, decise di aprire un’azienda in proprio. Però gli era sempre rimasto il desiderio di realizzare una stradale, dopo la fantastica Lamborghin­i Miura del 1966, che progettò con soluzioni avvenirist­iche. E alla fine, da testardo visionario, c’è riuscito, affrontand­o un’altra grande sfida quando gli altri si godono la pensione. Uno straordina­rio messaggio per chi lo seguirà.

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Giampaolo Dallara, 81 anni
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