La Gazzetta dello Sport

Italia, con i Pumas per essere grande «Errori vietati»

Un anno dopo il trionfo col Sudafrica, gli azzurri a Firenze trovano l’Argentina: «Serve perfezione»

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A FIRENZE

Giusto un anno fa, su questo stesso prato, quello dello stadio Franchi. In vista dell’odierna sfida all’Argentina, durante un captain’s run baciato dal sole, impossibil­e non tornare a quella partita. A quel trionfo. Con l’Italia che batte il Sudafrica e, per la prima volta, una delle tre super potenze dell’Emisfero Sud. Nei dodici precedenti con gli Springboks, lo scarto medio a sfavore era stato di 38 punti. Ottanta minuti di pressione e di passione. Con mete di Van Schalkwyk e di Venditti. Fino al 20-18 conclusivo. Fino all’impresa. Simile a quella alla quale sono chiamati gli azzurri oggi, sebbene il blasone degli avversari — pur alto — sia diverso.

I MOMENTI La squadra di Conor O’Shea, sabato scorso, a Catania, superando le Figi (1910), ha interrotto una striscia di nove sconfitte consecutiv­e. E ha recuperato un posto nel ranking mondiale: ora occupa il 13°. Quella di Daniel Hourcade, reduce dal k.o. di sette giorni fa a Twickenham contro l’Inghilterr­a (21-8), ha invece vinto una sola delle ultime tredici partite disputate, nessuna delle ultime sette ed è decima. Non attraversa certo un buon momento. Ma guai, per Parisse e compagni, considerar­e l’impegno più abbordabil­e di quello siciliano: «Il risultato di Londra — ammonisce il capitano, oggi per la prima volta seguito in tribuna dal figlio Leonardo, poco più di cinque mesi — non riflette quanto s’è visto in campo: i Pumas hanno sbagliato molti piazzati. E in Nuova Zelanda, poche settimane fa, erano avanti all’intervallo. Disputando il Championsh­ip, sono abituati all’alto livello: sapranno come metterci in difficoltà. In mischia e in touche la musica sarà diversa. A Catania abbiamo vinto pur senza essere perfetti, occorrerà esserlo in quest’occasione».

SCONTRI DIRETTI L’Italia, in casa, non supera i biancocele­sti da sette partite e dal lontano 1998. E di 21 precedenti ne ha vinti solo cinque. Ecco perché non può essere considerat­a favorita. O’Shea, per provarci, ripropone lo stesso XV del primo dei tre test autunnali (il prossimo sabato 25 a Padova), con gli avanti di matrice Treviso e la mediana e i trequarti targati Zebre. Stavolta, dopo i quattro esordi del Massimino (di Hayward, Licata, Minozzi e McKinley) non ci saranno debutti (le sole novità riguardano la panchina, con Ruzza al posto di Lazzaroni e Tebaldi per Gori). Ma resta una Nazionale molto giovane, anagrafica­mente e in fatto di esperienza. Un Ferrari, per esempio, pilone che oggi pare insostitui­bile, ha raccolto il primo cap proprio a Firenze dodici mesi fa, subentrand­o all’inizio del secondo tempo... E’ un’Italia con una nuova capacità di muovere il pallone, il giusto raziocinio e una condizione fisica che, finalmente, sembra permetterl­e di tenere il campo fino a fine match. Tutte qualità che oggi, insieme alla precisione di Canna dalla piazzola, dovrà necessaria­mente confermare per non soccombere a un’Argentina affamata.

RISCATTO CALCIO Gli azzurri hanno vinto l’ultima volta due partite consecutiv­e nel giugno 2016 – non una vita fa – quando, nel giro di otto giorni, in trasferta, superarono prima gli Stati Uniti e poi il Canada. Ma nei test novembrini interni non portano a casa due risultati utili su tre da dodici anni (con le vittorie su Tonga e Figi di Prato e Monza del 2005). Il Franchi, nonostante l’exploit della scorsa stagione, è annunciato con larghi vuoti. «Avremo bisogno del calore del pubblico – dice però Parisse – e dell’entusiasmo di un anno fa. Riscattare il flop della Nazionale di calcio e sfruttare la loro débacle a nostro vantaggio in termini di popolarità? Non scherziamo, qui si tifa tutti Italia. E siamo molto delusi per come è andata».

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FAMA Marco Fuser, 26 anni, seconda linea con 25 presenze azzurre

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