La Gazzetta dello Sport

COMINCIA UN VIAGGIO MOLTO LUNGO

- di PAOLO CONDO’

Il programma della giornata di A è molto ricco, ma stavolta le riflession­i sui grandi duelli in arrivo e sulla classifica in movimento vengono dopo. Alzi la mano chi ha la sensazione che l’ultimo turno disti appena due settimane. Nessuno, vero? Quel che è successo da allora è talmente importante, e talmente grave, da farcelo percepire molto più indietro, quasi un’altra epoca.

Il programma della giornata di A è molto ricco, ma stavolta le riflession­i sui grandi duelli in arrivo e sulla classifica in movimento vengono dopo. Alzi la mano chi ha la sensazione che l’ultimo turno disti appena due settimane. Nessuno, vero? Quel che è successo da allora è talmente importante, e talmente grave, da farcelo percepire molto più indietro, quasi un’altra epoca. Naturalmen­te faremo in fretta a riannodare i fili tecnici ed emotivi del campionato, lenendo così l’amarezza profonda che - sappiatelo - a giugno, almeno per un po’, riaffiorer­à in superficie. E però partite come RomaLazio e Napoli-Milan, gli anticipi di oggi, sembrano programmat­e apposta come un risarcimen­to della rabbia spesa sull’Italia; Samp-Juve e Inter-Atalanta completano domani il menu delle grandi, e il fatto che nell’alta classifica non ci siano gare banali (ma nemmeno più in basso: Crotone-Genoa è un brivido caldo) aiuta a ripensare il pallone come uno strumento non sempre atto alla tortura, la certezza che avevamo lunedì affranti in fuga da San Siro. Se è vero che ogni lunga marcia comincia con un passo, questo è il primo di un percorso che ne richiederà almeno 190: il numero indicativo di giornate di campionato che ci separa dal Mondiale 2022 (in Qatar si giocherà a novembre). Un viaggio molto lungo, ma che fin da oggi i giocatori sono chiamati a riempire. Ventura ormai è storia, inutile accanirsi su di lui. Molto più urgente discutere la leadership di Tavecchio, come abbiamo fatto e continuere­mo a fare. Ma il weekend è il tempo dei giocatori, lo spazio per ribellarsi alla vox populi di questi giorni in cui tutti parlano, nani e ballerine compresi: «La Nazionale riflette il livello del nostro calcio». Non è vero. E loro adesso lo devono dimostrare. Il derby romano è stato (quasi) sempre una storia a circuito chiuso, una rivalità feroce che si spegneva fuori dal raccordo anulare per il suo modesto impatto sulla classifica. Quest’anno no: Roma e Lazio competono per lo scudetto, e se la prima al tavolo era attesa, la seconda ci si è seduta a forza con due vittorie sulla Juve. Come reagiranno al bagno mondiale? Le stelle azzurre della Roma compongono una dorsale di delusi con Manolas, Strootman e Dzeko: uno stimolo per cercare riscatto con il club, ma ne avranno subito la forza? Nella Lazio Immobile è decollato fino al rango delle grandi punte europee. Ma se sei così forte puoi bucare il Mondiale? Palla a Ciro. Insigne è un campione, come pensiamo noi che senza fortuna abbiamo scongiurat­o Ventura di metterlo in squadra, oppure un «giocatore di sistema» efficace nel 43-3 di Sarri, ma pesce fuor d’acqua altrove? Napoli-Milan gira attorno a questo, e in simmetria attorno a Bonucci, che ha perso la sponda azzurra di giugno: niente più BBC, il ritorno dalla lunga eclisse può avvenire solo in rossonero. Domani, poi, Rugani, Bernardesc­hi e Gagliardin­i cominceran­no a spiegarci se nei grandi club sono al loro posto. Perché l’approdo naturale è quello, è lì che nel tempo si accumula l’esperienza internazio­nale che crea un campione. Ma devi giocare, costringen­do l’allenatore a sceglierti anche in mezzo a fior di stranieri. Come disse Jorge Valdano, un giovane forte non bussa alla porta della prima squadra. La sfonda.

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