IL NEW YORK TIMES GETTA OMBRE SU MR LI «UNA MINIERA DI DUBBI»
Quotidiano americano indaga sul presidente rossonero. «Non ha le miniere che dice di avere»
Il quotidiano statunitense getta ombre sul presidente Li a proposito della miniera di fosforo di sua proprietà.
Nelle ultime ore il New York Times si è occupato due volte del Milan: la prima sull’edizione stampata di ieri dove ha dedicato ampio spazio a un’inchiesta su Mr Li. Dal titolo «Storied Team. Murky Money», una squadra storica - una proprietà oscura, si può intuire il tono del testo. La seconda volta quando l’edizione digitale da oltre un milione di abbonati ha ripreso l’articolo del quotidiano e ammesso un errore: l’immagine allegata al servizio con la didascalia di Li Yonghong era in realtà la foto di David Han Li. Una svista abbastanza grossolana considerata la cura dedicata all’indagine del personaggio ma che per il resto non sembra scalfire l’analisi investigativa. Nella sede del Milan hanno ovviamente preso atto dell’inchiesta che girava su mail e pc dalle prime ore del mattino. E’ arrivata presto anche sull’iphone di David Han Li, l’uomo della società più vicino al presidente. Ed è stata indubbiamente letta anche da Li Yonghong e dal suo ufficio legale: la replica non è ancora esclusa, ma non pare rientrare nel costume cinese. Il Milan è coinvolto «indirettamente»: come succedeva anche nella precedente conduzione, le vicende personali di Berlusconi o di Fininvest venivano commentate da Silvio o dai responsabili della holding di famiglia. Per il club quello che più conta è che gli investimenti del padrone siano sempre stati puntuali e soprattutto considerevoli, dato che fin qui il denaro impegnato sfiora il miliardo di euro. INCHIESTA L’incipit è la versione americana dei dubbi che più o meno periodicamente vengono sollevati intorno alla sua figura. Il NYT parla di Li Yonghong come «businessman di cui nessuno aveva mai sentito parlare, nemmeno in Cina dove non è nella lista degli uomini più ricchi del paese». Nel dettaglio: «Il suo impero, descritto agli ufficiali della federazione italiana, è stato indicato in possedimenti minerari». Parentesi dall’Italia: si cita la Federazione che in tema di controlli è recentemente diventata più severa. Il Milan stesso aveva verificato l’attendibilità dei documenti e la certificazione del denaro. Avanti, secondo il giornale newyorkese: «Mr. Li non sarebbe il proprietario delle miniere possedute da ben quattro persone differenti nel corso dell’ultimo anno con passaggi di proprietà avvenuti senza denaro e coinvolgendo persone con nomi simili». Le miniere di fosforo che Li rivendica sarebbero nella città di Fuquan, provincia di Guizhou: documenti cinesi attestano invece la proprietà a Guangdong Lion Asset Management, una compagnia di investimenti, i cui uffici a Guangzhou sono chiusi con una «notifica di sfratto sulla porta e con vermi nel secchio della spazzatura». Il nome di Li Yonghong non figura fra i quattro proprietari che si sono avvicendati alla guida della società. Ma secondo il NYT ci sono un paio di punti di contatto fra lui e Li Shangbing, uno dei suddetti proprietari. Primo: Li e Guangdong Lion assieme furono incapaci di risolvere in tribunale una disputa finanziaria per un prestito dovuto a un’altra azienda. Per il giudice le parti erano scomparse: in questo caso però Li sarebbe stato vittima. Secondo: Li Shangbing, che ha negato di avere interessi nel Milan, nel maggio 2016 ha fondato Sino-Europe Sports Asset Management Changxing. Coincidenza: due giorni dopo è stata fondata da un certo Chen Huashan una società con nome simile Sino-Europe Sports Investment Management Changxing Company. Entrambe sono nella catena di controllo del Milan attraverso Rossoneri Sport Investment e hanno uffici nello stesso condominio. Non è tutto: «I libri cinesi parlano spesso di Li Yonghong, ma come soggetto spesso coinvolto in vertenze» e altrettante volte multato per migliaia di dollari. Al padre di Li e al fratello sarebbe andata peggio: pare furono addirittura arrestati.