La Gazzetta dello Sport

Fenati: «Ho pagato essere Talentino»

«Un guaio quel boom da deb. Mai ispirato a Rossi, ma ho tatuato una frase di Agostini»

- Paolo Ianieri

Il tatuaggio sulla schiena è un monito: «Fortis fortuna adiuvat». Un altro, sulla coscia destra, è una frase di Giacomo Agostini: «Per arrivare ad alti livelli devi avere il dono di natura, la testa per poterlo sfruttare, la volontà per prepararti a dovere». «Perché l’ho fatto? Perché è di Agostini!» spiega Romano Fenati. Uno che il dono della velocità lo ha mostrato dallo sbarco nel Mondiale, sei stagioni fa. Testa e volontà, invece, hanno minacciato di tradirlo. Ma quello che ad agosto 2016 fu licenziato a metà stagione dal team Sky è un Romano che non esiste più. Lo ha mostrato in questa stagione, 3 vittorie e 5 secondi posti, 2o in campionato dietro Joan Mir. Giovedì, a Jerez, il battesimo in Moto2, sempre col team Snipers.

Romano, lascia la Moto3 da vicecampio­ne. Viste le aspettativ­e, si poteva far meglio?

«Certo. Si poteva vincere il Mondiale, ma abbiamo comunque fatto più delle attese. Un anno fa di questi tempi non sapevo neanche se avrei corso. All’inizio c’è stata qualche difficoltà, siamo partiti tardi, team nuovo, non conoscevo Mirko (Cecchini, il capotecnic­o;

n.d.r.), lui non conosceva me…».

In inverno andava fortissimo, si intuiva la voglia di rivincita.

«No, era sempliceme­nte quel che ero capace di fare».

Un bell’avversario, Mir.

«Sì. Qualcuno lo sapeva già. Io potevo pensarlo. E ho scoperto che è anche molto fortunato, come nelle gare fermate da bandiera rossa o a Misano, dove ha preso due imbarcate brutali e si è salvato. Ma come tutti i campioni ci vuole la fortuna».

È stato il suo miglior Mondiale.

«Doveva essere il peggiore, ma come la fenice, si rinasce dalle ceneri».

Il bilancio di 6 anni in Moto3?

«Devo essere politico. Ho imparato molto».

E senza esserlo?

«Ho perso tempo».

Lei al debutto era andato subito fortissimo, 2o in Qatar, vittoria a Jerez. Diventò Talentino, chiaro riferiment­o a Valentino Rossi.

«Ma io non mi sono mai ispirato a lui, mai copiato. Certo, prima di parlare di Valentino uno dovrebbe lavarsi la bocca con l’acido, neanche col sapone, per quanto ha vinto. Tanto di cappello come pilota, resterà nella storia anche se Marquez un giorno lo supererà».

Però tutta quell’attenzione improvvisa non le ha fatto bene.

«È stato pure un problema. Fare una crescita più lenta sarebbe stato meglio. Dal positivo siamo subito andati in negativo. E anche l’anno dopo abbiamo fatto una stagione completame­nte in ombra. La verità è che qui non ci si inventa nulla».

C’è qualcosa che non rifarebbe?

«Dico di no. Ma in realtà sì».

Ovvero?

«In questo mondo la gratitudin­e lascia il tempo che trova e l’ho imparato piano piano».

Un anno fa ruppe col team Sky e le sue zone furono dilaniate dal terremoto. Lei fu tra i primi volontari.

«Ancora oggi ho paura di stare a casa. Ci penso spesso. Ho visto tante persone morte, certe cose non sono belle, ma se non lo vedi di persona non capisci cosa sia il terremoto. Molte persone vengono ad Ascoli ma non vogliono guardare, io invece vado spesso a osservare le macerie, ti fa riflettere».

Tra alti e bassi, lei ha confermato le proprie doti. Tanti talenti annunciati, invece, faticano.

«Dipende anche da chi ti circonda, le problemati­che da affrontare. Ora mi sono creato la mia squadra, ho capito cosa mi fa stare bene e cosa no. Ma bisogna sbatterci il muso, si chiama esperienza. Anche Marquez ha fatto la gavetta due anni in 125 con la Ktm. Altri magari corrono 15 anni, fanno un campionato bene e poi finisce tutto. Siamo tutti diversi. Io so che le prime 5 stagioni non ho mai trovato un ambiente così. Qui nessuno si inventa niente e, soprattutt­o, io faccio gli interessi del team e il team fa i miei. Inutile fare il cretino».

Come si immagina la Moto2?

«L’avevo provata 2-3 ore l’anno scorso, poi sono stato licenziato (ride; n.d.r.). Ero andato forte, ma non dice nulla. Però non mi aspetto grosse difficoltà».

Ritroverà Mir.

«No, è lui che ritroverà me. È diversa la storia».

La MotoGP resta l’obiettivo?

«Sì. Ma non mi do un tempo, prima vediamo i risultati».

E farà da chioccia ad Arbolino.

«Per impaurirlo gli ho detto che proverò la sua Moto3, così vede subito il limite. Per alcuni aspetti in lui rivedo la mia storia. Anch’io non ho mai avuto una persona, una guida che mi consiglias­se. Lì forse ho sbagliato. Non ce l’ho tuttora, ma ormai sono scafato e le cose le capisco da solo. Tony viene da una famiglia come tante, è uno tranquillo. Finalmente un ragazzo normale, gli altri sono tutti abbagliati dalla storia della MotoGP… Calma! Non siamo nessuno ancora».

 ?? MILAGRO ?? Romano Fenati, 21 anni, in sella alla Moto2 nei test di Jerez: in 6 stagioni Moto3 ha vinto 10 GP
MILAGRO Romano Fenati, 21 anni, in sella alla Moto2 nei test di Jerez: in 6 stagioni Moto3 ha vinto 10 GP

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