La Gazzetta dello Sport

LE NUOVE MONTAGNE DELL’AVVENTURA

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Hans Kammerland­er, che negli Anni 80 aveva scalato con me sette 8000 - i miei ultimi sette -, ha dovuto rinunciare a salire il Manaslu. L’unico che gli manca per concludere la collana delle 14 montagne più alte della Terra. Adesso sono ormai più di trenta gli alpinisti che possono vantarla, ma Hans 26 anni fa poteva essere il terzo in assoluto a farla sua, non molto tempo dopo me e il polacco Jerzy Kukuczka. Però, proprio sul Manaslu, solo lui sopravviss­e alla bufera nella quale morirono i suoi amici Karl Grossrubat­scher e Friedl Mutschlech­ner. Anche Friedl era stato mio compagno di cordata sugli 8000.

A causa di quella tragedia, dal 1991 Kammerland­er non aveva più voluto tornare al Manaslu. Fino a quest’anno. Ora lui e il suo compagno Stephan Keck sono stato fermati dalla troppa neve. Che sul Lhotse da oltre un mese sta tenendo in scacco il sudcoreano Sung Taek Hong e lo spagnolo Jorge Egocheaga, forse in queste ore impegnati nel tentativo finale di salire la difficilis­sima parete Sud. Non ci sono molte notizie su questa spedizione, che era già arrivata a piazzare campo 4 a 8400 m. Si tratta di una spedizione con due punte, ma con molti sherpa e assai numerosa. Al contrario di quella francese che a ottobre ha realizzato la prima salita di una cima del Nuptse (la Nord-Ovest, 7742 m). Hélias Millerioux, Frédéric Degoulet e Benjamin Guigonnet ne hanno scalato, da soli e in stile alpino, la parete Sud. Che con quella del Lhotse forma un’unica, formidabil­e bastionata.

È vero che il Lhotse propone un maggior dislivello e maggiori difficoltà, ma quella dei tre francesi è una bella impresa, fatta in uno stile molto più elegante. Come quello dei russi Yuri Koshelenko e Alexey Lonchinski­y, che in tre giorni hanno realizzato in stile alpino la prima salita del Phungi (6538 m, fra Nepal e Tibet, a Ovest del Manaslu), lungo il versante Sud-Est, 1500 m di dislivello. E come quello del tedesco Thomas Huber e degli svizzeri Stephan Siegrist e Julian Zanker, che in sette giorni hanno aperto una difficile via sulla parete Nord-Est del Cerro Kishtwar (6173 m), nel Kashmir (India). È la quarta salita di quella difficile montagna e Siegrist ne vantava già la seconda, 6 anni fa da Nord-Ovest, con David Lama, Rob Frost e Denis Burdet. Oggi le mete preferite degli alpinisti di punta coloro che tengono vivo l’alpinismo tradiziona­le e che vanno in cerca dell’avventura - sono montagne poco conosciute e pareti difficili come queste. Non gli 8000, dove ormai è sempre più difficile evitare la «pista». I grandi alpinisti oggi puntano su pareti difficili e poco conosciute

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di REINHOLD MESSNER

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