Dimitrov, era ora L’ex Baby Federer si laurea maestro «Vivo in un sogno»
Rallegratevi, perché questo figlio era perduto ed è stato ritrovato. Dimitrov, finalmente. E per una volta sorride anche la generazione di mezzo, travolta e schiacciata dalla mole leggendaria dei Fab Four e adesso minacciata dalla Next incombente degli Zverev e compagnia. Una nidiata di campioni mai veramente esplosi trova il suo principe nel ragazzo bulgaro ormai fattosi uomo che troppi, sciaguratamente per lui, paragonarono a Federer dopo avergli visto dominare Wimbledon e Us Open juniores. Era il 2008, e quell’ombra lo ha accompagnato come un macigno fino a una sera londinese quando il Masters diventa la vetrina per una nuova vita, mostrandolo per quello che avrebbe dovuto essere da tempo: il vero Grigor e non il falso Roger. EMOZIONI IN FONDO Saranno i posteri a sentenziare se la carriera di Dimitrov, d’ora in poi, lo porterà sulle orme degli Slam da vincere oppure ricalcherà il percorso di un Davydenko, pure lui capace di vincere le Finals nel 2009 approfittando di una vacanza dei Fantastici Quattro. Intanto Grisha si prende il torneo da padrone, senza perdere neppure un match (e la piccola impresa gli permette di incassare 2.549.000 dollari) e diventando il primo debuttante a vincere l’ultimo atto della stagione da Corretja nel 1998. Era la prima volta che si affrontavano in finale due giocatori che non avevano mai vinto uno Slam e le cifre della partita, più errori che vincenti per entrambi (20 a 27 per il bulgaro, 37 a 42 per il battuto Goffin), segnalerebbero carenza di qualità assoluta. Ma nel terzo set il match è esploso, divertendo ed emozionando anche Beckham, osannato a dire il vero più dei protagonisti in campo. Le traiettorie del belga, le sue palle alte al centro per disinnescare la potenza di Dimitrov, il dritto pungente soprattutto quando può giocarlo incrociato e, dall’altra parte, la pesantezza superiore dei colpi di Grisha, le sue soluzioni eleganti, una presenza sul campo più solida e aggressiva che finisce per indirizzare la contesa nel cruciale sesto game del terzo set, quando il bulgaro ottiene il break dell’allungo decisivo.
CAMBIAMENTI Ci vorranno cinque match point, a Grigor, per chiudere, e dopo i primi tre sul servizio di David, si ritroverà a inseguire la gloria sulla propria battuta, senza tremare: «Ho vissuto una settimana da sogno, non ho parole per descrivere un successo del genere». L’ottavo in carriera, decisamente il più importante, l’appuntamento che può segnare una svolta e riportarlo al centro del villaggio. Aveva tre anni, Grigor, quando prese in mano per la prima volta una racchetta su consiglio del padre allenatore, che tagliò l’impugnatura per permettergli di muoverla meglio. Il ragazzo cresce e ha talento, ma fin da subito capisce che il tennis non può essere l’unica priorità, soprattutto per chi è cresciuto nella relativamente piccola Haskovo e lì continua a vivere, legato alle radici ma al tempo stesso con il sogno di lasciarsi alle spalle un’infanzia