TAVECCHIO LA RESA DEI CONTI
OGGI CONSIGLIO FEDERALE INFUOCATO
Malagò: «Penso che si dimetta» Replica Figc «Non lo farà»
Tavecchio in bilico «Ma non mi dimetto» E prova a rilanciare
Segnatevi questi nomi, non tutti noti al grande pubblico: Ermelindo Bacchetta, Karl Rungger, Giuseppe Caridi, Antonio Cosentino, Andrea Montemurro. E ovviamente Cosimo Sibilia. Sono i sei consiglieri federali in quota Lnd. Sei voti che oggi possono interrompere o allungare l’avventura di Carlo Tavecchio.
VOTO DI FIDUCIA Come si è arrivati a questo punto? Mercoledì scorso, riunite tutte le componenti, Tavecchio dichiara la sua indisponibilità a dimettersi e annuncia il varo di un piano di riforme straordinarie, che presenterà il lunedì successivo, oggi. Nel frattempo, il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina, fin lì sostenitore della resistenza del presidente federale, comincia a rivedere la propria posizione. Sabato Gravina annuncia alla Gazzetta che chiederà l’azzeramento dell’intero Consiglio federale, aprendo a uno scenario fin lì imprevisto: le dimissioni dei rappresentanti di Calciatori e Lega Pro, con la conseguente decadenza del Consiglio federale. Una posizione che ieri Giancarlo Abete, ex presidente federale, consigliere di Lega Pro, estimatore di Tavecchio e non esattamente in linea con Giovanni Malagò, ha smussato un tantino: stamattina la Lega Pro non abbandonerà il tavolo come potrebbe fare l’Aic, ma chiederà di sottoporre alla valutazione dei consiglieri le dimissioni di Tavecchio e di tutto il Consiglio. Di fatto, un voto di fiducia, senza valore giuridico (l’istituto non è previsto), ma con un peso politico enorme.
COMBATTUTI Ecco perché la palla torna alla pattuglia Lnd. Fino ad oggi, la stampella di Tavecchio. Da oggi, la prima spinta per il rinnovamento? Stamattina, Cosimo Sibilia riunirà il Consiglio direttivo. Un plotone di 27 persone, dove ci sono amici e nemici, estimatori e detrattori dell’attuale presidente federale. L’aria che tira è che, nelle ultime ore, sia aumentata la percentuale di chi, con dispiacere, è disposto a sacrificare Tavecchio per consentire al calcio italiano di voltare pagina. E, del resto, anche Cosimo Sibilia, alla luce della disfatta mondiale, aveva condiviso con il presidente la necessità di ancorare la sopravvivenza di questo progetto a una larga maggioranza. Come si regoleranno? Andrea Montemurro, presidente della Divisione calcio a 5, ha già mandato un avviso di garanzia a Tavecchio.
CONTROPIEDE Ma non tutto è perduto. Il presidente federale, che da giorni incassa gli inviti a resistere di Silvio Berlusconi e dei grandi club della A – anche ieri lo ha chiamato Agnelli – potrebbe, ancora una volta, rovesciare il tavolo. Con un colpo di scena: proporre al Consiglio di sottoporre la piattaforma programmatica cui ha lavorato in questi giorni (con il contributo di tutti) in un prossimo appuntamento, tra un paio di settimane, quando saranno tornati in Consiglio i rappresentanti di B e A. E, quel giorno, rassegnare le proprie dimissioni se il piano verrà bocciato. Glielo consentiranno? In fondo – riflette Tavecchio –, ricomporre il Consiglio con le due leghe maggiori è quello che gli chiedono in molti, da Lotito («È inopportuno prendere decisioni perché mancano le componenti più importanti del nostro calcio») al presidente del Coni, che ieri ospite di Che
tempo che fa ha sottolineato: «Va riformato il sistema, come si fa con un Consiglio federale zoppo? L’unica Lega che ha funzionato è la Dilettanti». Materiale sufficiente ad auspicare il passo indietro di Tavecchio: «Credo che si presenterà al Consiglio da dimissionario», dice Malagò. Ipotesi subito smentita dal presidente federale all’Ansa. E la vicenda Ventura? «Dopo il no di Donadoni – racconta il numero uno del Coni – io e Tavecchio incontrammo Lippi, che si propose come d.t e ci chiese di interpellare gli allenatori disponibili. Scelse Ventura, col quale si sentiva più in sintonia. Peccato che dieci giorni dopo spuntò quella norma che non consentì di mettere sotto contratto Lippi. Col risultato che il c.t. non si è potuto confrontare con lui, ma con Ulivieri...». Di quella norma, per inciso, dentro e fuori la Figc erano ignari tutti, non solo il presidente federale.