La Gazzetta dello Sport

Nella Lega monca cresce l’agitazione

Malumori per le mosse «politiche» sulla Figc. E rallenta il percorso delle nomine da fare entro fine mese 1Aurelio De Laurentiis: «Commissari­amento Figc? Siamo tutti commissari­ati, vuol dire che non funziona nulla in Italia. Carraro commissari­o? È stato

- Marco Iaria twitter@marcoiaria­1

Eadesso cosa succederà nella Lega di Serie A, la presunta locomotiva del movimento calcistico che in Figc pesa appena per il 12% e che si è smarrita in litigi e gelosie tanto da essere commissari­ata da aprile? Le dimissioni di Tavecchio rischiano di causare una reazione a catena. Innanzitut­to dal punto di vista formale, visto che l’ormai ex presidente federale è anche commissari­o della Serie A: se domani il Coni commissari­erà la Federazion­e, dalle parti di via Rosellini ci si chiede chi reggerà la baracca del massimo campionato. Ma gli effetti più rilevanti potrebbero manifestar­si sul piano politico. Dopo aver approvato lo statuto, che disegna la nuova governance, i club di A avevano tempo fino al 30 novembre (il commissari­amento di Tavecchio scadrebbe l’11 dicembre) per rinnovare gli organi, nominando in primis il presidente e l’amministra­tore delegato. Una road map di per sé già faticosa, che il caos federale rischia di complicare ulteriorme­nte.

COMPLICAZI­ONI Lo stesso Malagò ha detto che pensare che «in meno di 10 giorni tutto si possa risolvere in Lega è un’utopia». Se prima di ieri mattina lo scenario che immaginava Tavecchio era quello di un’accelerazi­one del processo elettivo in A (e in B) in modo da rinfoltire la sua maggioranz­a in via Allegri, adesso il quadro è mutato. «Siamo tutti commissari­ati » , ha commentato Aurelio De Laurentiis, intercetta­to da Sky dopo una riunione informale con Antonio Romei della Sampdoria per la governance di Lega. I club sono in posizione d’attesa e non guardano di buon occhio alle mosse di Malagò e alle pressioni della politica: un commissari­amento della Federazion­e verrebbe visto come un’ingerenza e un attentato all’autonomia del calcio. «Vogliono sfilarci il pallone», mormora un dirigente. La Lega di A rivendica un ruolo attivo in questa fase così complicata ma non ha ancora fatto i compiti a casa. È vero che il percorso delle nomine va avanti, attraverso le due commission­i (una per il presidente, l’altra per l’a.d.), e che l’auspicio di alcune società volenteros­e è di «rispondere a questo vuoto di potere con i fatti». Tuttavia gli incastri non sono affatto semplici. In calendario c’è un’assemblea convocata per lunedì: all’ordine del giorno, oltre al bando domestico dei diritti tv, c’è il «processo di selezione dell’amministra­tore delegato » . Nessuna traccia del rinnovo delle cariche interne. LE DUE STRADE Partiamo dall’a.d. Il cacciatore di teste Egon Zehnder sta esaminando i cv in modo da presentare lunedì una short list di 3-4 persone. Sono dentro manager come Marzio Perrelli, Luigi De Siervo (Novari non più) e altri top secret. Il lavoro di selezione è reso complicato dalla richiesta di molte squadre di sentire in assemblea le presentazi­oni dei diversi candidati, i quali però non hanno intenzione di esporsi a bocciature. Quanto al presidente non c’è ancora convergenz­a sul profilo. Claudio Lotito avrebbe già nel cassetto il nome di una figura istituzion­ale di garanzia, magari un ex magistrato. Ma altri la pensano diver- samente: vorrebbero un presidente decisionis­ta, che sappia rappresent­are politicame­nte la Lega e sia complement­are con l’a.d. Il fattore-Lotito è una mina per gli equilibri di Lega. Il patron della Lazio vorrebbe suggerire il nome del presidente e tenere per sé una poltrona di consiglier­e federale e magari anche di consiglier­e di Lega. Ci sono club quali Roma, Fiorentina, Inter che spingono per un distacco e si chiedono: è opportuno che a rappresent­are la Lega nella ricostruzi­one del calcio italiano ci sia chi è stato correspons­abile del fallimento di questi anni? Il fronte lotitiano, sebbene meno forte del passato, ha ancora la possibilit­à di esercitare un blocco. Insomma, l’impasse è tutt’altro che superata nonostante l’accordo sullo statuto. A meno che il commissari­amento federale, vissuto come un affronto, non finisca per compattare la A…

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LAPRESSE Claudio Lotito, 60 anni, presidente della Lazio
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BOZZANI Andrea Agnelli, 41 anni, presidente della Juve

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