La Gazzetta dello Sport

Faccia a faccia Juve Il diktat di Allegri: «Diamo tutti di più»

Il tecnico vede i dirigenti, poi parla alla squadra Barzagli: «Serve la voglia di continuare a vincere»

- Matteo Dalla Vite Fabiana Della Valle

Ci sono parole che lasciano il segno. E ci sono confronti che il segno lo devono lasciare. Nel primo caso, le frasi di Giorgio Chiellini hanno evidenziat­o una situazione difficile che deve tornare come un tempo, reattiva e imperante come una volta. Il secondo caso, invece, ha avuto una doppia puntata: dopo la gara del Ferraris, Allegri e la dirigenza presente a Genova - quindi l’ad Beppe Marotta e il vicepresid­ente Pavel Nedved - hanno fatto una chiacchier­ata per dare una sterzata ad una macchina che non sempre risponde come tutti vorrebbero. Tema dominante, l’attenzione. Collettiva. E il dare tutti di più. E qui si innesta la seconda puntata: ieri mattina, a Vinovo, Allegri e la squadra hanno parlato. Serve tornare a fare i duri. EQUILIBRIO Rimedi da trovare. Allegri sta valutando l’idea di cambiare il modulo della squadra, un po’ come successe l’anno scorso dopo la batosta di Firenze. Però c’è un concetto che il tecnico ha in testa e che tutti devono percepire: non basta più fare cose ordinarie, servono quelle straordina­rie. Quindi più applicazio­ne e concentraz­ione costanti, nessuna isteria quando le cose non vanno bene, non pensare che la sicurezza di poter fare sempre gol sia un riparo sicuro. Perché poi quando le occasioni non vanno a buon fine, ecco che la squadra si fa prendere dal nervosismo, ancor più quando prende gol al primo tiro. In alcuni casi questa Juve ha saputo ribaltare il risultato, in altri si è fatta ribaltare: l’equilibrio manca, quello dei 6 scudetti.

COMPITINO Al momento – e questo è il nucleo di ogni discorso – serve ritrovare lo spiri- to-Juve. Allegri, per esempio, non ha mezza intenzione di tollerare più chi farà il compitino. Il mondo-Juve non lo contempla. Poi ci sono alcuni giovani che devono formare la propria personalit­à da Juve, ma leggerezze e sciocchezz­e non dovranno più andare in scena. E qualcuno deve tornare ad essere convinto come un tempo, magari qualcuno che l’estate scorsa poteva essere ceduto ricevendo invece il no della società.

PIPITA E 7° Quando si vede Pipita che dopo due panchine reagisce in maniera corposa e decisa, ecco, quello dev’essere l’esempio da seguire. Lo pensano in tanti, a Vinovo. Non ci si piange addosso. E la «gaffe» di Khedira che si lamenta del fallo mentre il suo uomo scappa per il 3-0, beh, quello no. Basta così. «Quest’anno non possiamo ammazzare il campionato, anche se pure l’anno scorso siamo stati lì lì fin quasi alla fine»: la frase di Allegri nel post SampJuve evidenzia la necessità di capire che l’asticella si è alzata e che tutti non possono vivacchiar­e. «Per noi – dice Chiellini a Uefa.com – il settimo scudetto dev’essere il primo obiettivo. Non perché la Champions sia meno importante, ma perché è attraverso lo scudetto, la quotidiani­tà delle partite di campionato, che possiamo arrivare pronti».

SERVE SOFFRIRE Ora il Barcellona. E il richiamo di Andrea Barzagli è da non trascurare. «La partita contro il Barça è fondamenta­le, ritroviamo lo spirito di sacrificio – dice il difensore a Sky –. La Juve deve capire che c’è ancora da soffrire, aver vinto sei scudetti non significa che tutto sia dovuto. Risolvere la pratica Champions alla vigilia di scontri diretti in campionato così importanti ci potrebbe dare quella serenità ulteriore. Non è una questione di moduli ma di voglia di continuare a vincere. Sono d’accordo con Chiellini, ci manca la voglia di soffrire. Ognuno di noi deve dare qualcosa di più». Punto. E nessun dorma più.

 ??  ?? Massimilia­no Allegri, 50 anni, dietro a Juan Cuadrado, 29, Gonzalo Higuain, 29, e Kwadwo Asamoah, 28
Massimilia­no Allegri, 50 anni, dietro a Juan Cuadrado, 29, Gonzalo Higuain, 29, e Kwadwo Asamoah, 28

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