È un Montella che fa e disfa Alla ricerca del vero Milan
Il tecnico ha cambiato modulo e ruoli ai suoi, ma fatica a trovare la quadra
Ècambiato tutto quando Montella ha smontato le ali, che per un Aeroplanino non sembra una grande idea. Era inizio settembre, a Roma pioveva e il Milan si allagò: 4-1 dalla Lazio, difesa infilata in velocità, Biglia fischiato e Cutrone ridimensionato. Montella quella sera decise di passare alla difesa a tre e il Milan è diventato una scatola di Lego. Monta e smonta, è cambiato spesso da una partita all’altra o addirittura all’interno della stessa partita. In un paio di momenti è sembrato che stesse per trovare un assetto stabile ma l’unica cosa mai cambiata è stato il cambiamento.
ORIGINE L’estate aveva lasciato indizi. Il mercato del Milan è stato camaleontico, costruito su giocatori capaci di giocare in più ruoli, di adattarsi alla difesa a quattro come a una linea a tre. Tre esempi. Uno: Ricardo Rodriguez negli ultimi anni al Wolfsburg aveva giocato da laterale e da centrale. Due: Fabio Borini aveva smesso da tempo di essere un 9 per diventare un esterno. Tre: Hakan Calhanoglu a Leverkusen aveva sperimentato compiti a sinistra e al centro. Le variazioni avrebbero dovuto essere un pregio, probabilmente sono diventate un limite. Il Milan a fine novembre sembra perso nei cambiamenti e non è semplice riconoscere un piano di gioco da una partita all’altra. Napoli-Milan è stata diversa dalle altre, con Borini terzino destro in fase difensiva, Bonaventura quinto di centrocampo, Locatelli a tratti trequartista. Un segnale chiaro però è arrivato: indipendentemente dal sistema di gioco, il Milan comincia dal possesso palla. SINTESI Quattro mesi in poche righe. Il Milan ha cominciato in estate col 4-3-3, il 10 settembre ha deviato verso il 3-5-2, nella seconda metà di ottobre ha scelto il 3-4-2-1. Sistemi non fissi, che spesso variavano in fase di non possesso. Il derby è un buon esempio di cambiamento. Il Milan ha giocato un brutto primo tempo e ha svoltato per testa e tattica all’intervallo, quando Suso ha fatto qualche passo indietro e Cutrone è entrato per dare una mano all’attacco. La maglia era la stessa, i numeri della tattica anche ma sembravano due squadre diverse.
SINGOLI Il simbolo di tutto questo è Fabio Borini. Ha iniziato da attaccante di sinistra, è diventato presto esterno di centrocampo, a Napoli in fase difensiva era niente meno che terzino destro. Quattro ruoli, non quello che ha avuto nel cuore negli anni di formazione: attaccante centrale. Rodriguez segue, perché anche lui spesso ha un doppio ruolo, quando il Milan ha la palla e quando deve difendersi. Ricardo in un terzo di campionato è stato terzino, centrale di sinistra, esterno di centrocampo e sabato ha fatto l’unico spostamento indesiderato: è finito in panchina. Calhanoglu e Bonaventura hanno invece cominciato da mezzala sinistra poi si sono mossi, uno sulla trequarti, l’altro al largo. Suso è stato attaccante esterno (alla grande), trequartista (bene), seconda punta (male), anche mezzala contro l’Aek. Chiude Romagnoli, che in difesa ha provato di tutto: centrale a tre e a quattro, centrale di sinistra a tre, in qualche situazione anche terzino come da ragazzino. Meglio di loro, solo Samir dell’Udinese: domenica, quando Bizzarri è stato espulso, è anda
to in porta.