Wiggins e il caso TUE Reputazione in bilico
Discutere le rivelazioni del tecnico Sutton sulle esenzioni per uso terapeutico
Era prevedibile. Le rivelazioni di Shane Sutton, già tecnico dei pistard britannici e del Team Sky, oggi responsabile della nazionale cinese su pista, hanno mosso le acque. Anzi, le hanno «intorpidite», come ha dichiarato il sette volte campione paralimpico Jody Cundy. In un’intervista che la Bbc ha mandato in onda domenica, Sutton ha ammesso infatti il ricorso alle famigerate TUE (le esenzioni per uso teraupetico) al fine di dare un vantaggio — ancorché marginale — ai ciclisti con cui ha lavorato in passato. Le Tue consentono infatti di usare farmaci che, nello sport, sarebbero altrimenti vietati. E dalle parole di Sutton emerge come si sia ricorsi alle TUE «perché le regole ti permettono di farlo». Ovviamente la lente si è posata soprattutto su Bradley Wiggins, il principale indiziato, visto che è stato accusato di assumere corticosteroidi fra il 2011 e il 2013 sotto forma di prodotti anti-asmatici, di cui aveva appunto regolare esenzione. E sebbene proprio pochi giorni fa si sia chiusa con un nulla di fatto l’inchiesta dell’agenzia nazionale antidoping a proposito del pacco misterioso consegnato al re del Tour 2012 al Giro del Delfinato 2011, le parole di Sutton hanno scosso di nuovo l’ambiente.
LA DIFESA La reputazione di Wiggins torna quindi in discussione, anche se la pistard olimpionica e iridata Katie Archibald definisce le parole di Sutton «oltraggiose e contrarie all’etica dello sport». E l’amministratrice delegata della Federciclo britannica, Julie Harrington, sostiene di avere «assoluta certezza che le TUE non sono servite per migliorare le prestazioni». «Quando le persone parlano di TUE — ha aggiunto — devono essere consapevoli dell’effetto che queste parole possono avere sulla percezione del pubblico e sulla reputazione degli atleti».