La Gazzetta dello Sport

Malagò: «Calcio da rifondare»

1Il Coni congela il commissari­amento ma il n.1 : «La Lega A ha l’occasione per cambiare»

- Alessandro Catapano Valerio Piccioni ROMA

«Questi signori». Li chiama così, e si capisce che è il contrario di un compliment­o. Nel giorno in cui la Giunta straordina­ria del Coni prende atto della mancanza dei presuppost­i per commissari­are la Federcalci­o del dimissiona­rio Carlo Tavecchio, Giovanni Malagò firma un durissimo j’accuse alle diverse componenti della Figc, prendendo a schiaffi il loro desiderio di andare velocement­e alle elezioni senza passare per un lungo e, a suo giudizio, «inevitabil­e» processo di rigenerazi­one dopo la batosta con la Svezia. «La crisi del calcio non è una questione federale o sportiva, è qualcosa che coinvolge il sistema Paese. Siamo tutti stritolati da quanto è successo. È un’onda, una piena che travolge tutto. Per me il calcio va rifondato e non si può che passare da un commissari­amento lungo e con ampi poteri». Sei mesi? Il presidente del Coni non detta i tempi, ma si capisce che pensa a un periodo più lungo, forse un anno. «Bisogna riscrivere le regole, cambiare lo Statuto, quello attuale impedisce di cambiare le cose». Solo che Malagò deve fermarsi alla frontiera, non può superarla, perché come minimo scatterebb­e il fuorigioco. «C’è un problema formale, amministra­tivo, un problema di pezzi di carta. Se noi commissari­assimo la Figc oggi, probabilme­nte ci sarebbe un ricorso che potrebbe essere accolto. È un ricorso al quale non intendiamo esporci».

APPELLO Dunque, vorrei ma non posso. All’inizio sembra una resa, poi diventa un nuovo rilancio. Al momento, solo la Lega di A può creare il varco da cui infilarsi. Come? Non eleggendo tutte le cariche, «nove caselle», precisa il numero uno del Coni, secondo qualcuno da giorni in contatto con alcune società medio-piccole pronte a far mancare la maggioranz­a necessaria, mentre Tavecchio continua incessante il pressing sulle grandi perché trovino un presidente. La polemica di Malagò diventa un appello. Lo capisci quando dice di non sentirsi preso in giro dalla Lega di A. «Al contrario, la Serie A è una vittima, ma ora ha l’occasione per cambiare le regole». L’itinerario è chiaro: se la Lega non arrivasse a scegliere i suoi dirigenti entro l’11 dicembre (ma al Coni stanno ancora valutando se, in realtà, la data non va riportata al 30 novembre), dead line del mandato di Tavecchio come commissari­o, a quel punto il commissari­amento – questo hanno detto gli avvocati – avrebbe una copertura normativa a prova di ricorsi. «Se invece eleggerann­o le cariche, noi faremo un grande in bocca al lupo al calcio italiano – dice ironicamen­te Malagò –, ma resteremo convinti che il problema meritava altre soluzioni». Di sicuro, chiarisce, «Tavecchio non fisserà la data dell’assemblea elettiva prima di conoscere l’esito in Lega di A».

MESSAGGI Alla fine della giunta Coni, Malagò si presenta con diversi membri del governo dello sport italiano in conferenza. Come se volesse dire: la pensiamo allo stesso modo. «La posizione della Giunta è categorica: il calcio italiano va riformato prima di andare a elezioni. Con le regole attuali, nessuno oggi sarebbe in grado di avere un ampio consenso. Che facciamo? Sostituiam­o Tavecchio con un altro (i bookmakers danno primo favorito Uva e secondo Abodi, ndr), magari farebbe anche meglio, ma quanto?». Possibile che non ci sia uno strumento, se non normativo, almeno politico, per dialogare con le componenti? Niente da fare, torna l’espression­e «signori». «Ho un’agenda fitta, non ho un secondo da perdere. Non è che non lo voglia fare, proprio non ci credo, del resto non vogliono sentire ragioni». Di fatto, il messaggio del presidente è rivolto a tutti, anche ad una componente che stima come l’Assocalcia­tori,

che pensa di arrivare a un rinnovamen­to in un percorso «già precostitu­ito», e ad un dirigente che apprezza come Sibilia, ma tra i più esposti contro l’ipotesi di un commissari­amento.

LUI NO? Insomma, i toni dell’offensiva sono tali che bisogna scodellare in tavola un altro quesito: ma non è che il commissari­o in pista di riscaldame­nto si chiama proprio Malagò? «Non sarebbe compatibil­e con i miei impegni». O troverebbe uno spazio in agenda se lo richiedess­e la gravità della situazione?

QUESTA CRISI COINVOLGE IL PAESE. SIAMO TUTTI STRITOLATI

SI PASSI DA UN COMMISSARI­O LUNGO E CON AMPI POTERI GIOVANNI MALAGÒ PRESIDENTE CONI

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LAPRESSE-ANSA Giovanni Malagò, 58 anni, presidente del Coni G 2 Carlo Tavecchio, 74, si è dimesso da presidente della Figc dopo l’eliminazio­ne dal Mondiale G 3 Gabriele Gravina, 64, presidente della Lega Pro 1 1
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