La Gazzetta dello Sport

«Io, re del fondo: ora mi manca solo lo sprint olimpico»

Il valdostano riparte dalla Finlandia e rilancia la sfida agli scandinavi: «In Corea non finirà come a Sochi»

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Federico Pellegrino dice che è arrivato il momento dell’upgrade. Visto che siamo nella stagione olimpica, il re del fondo delinea il suo piano d’assalto alla vigilia del ritorno (domani in una sprint classica) a Ruka, in Finlandia. Dove, il primo marzo a Lahti, diventò campione del mondo nella sprint a tecnica libera. L’alternanza del passo, pone il valdostano davanti ad un’impresa ancora più ardita: salire sul podio olimpico in alternato, nella specialità degli scandinavi, lui che è stato 2 inverni fa il primo sciatore non nordico a conquistar­e la Coppa del Mondo sprint a skating. Chicco ama le sfide impossibil­i: la condizione di iridato gli fa vedere ora anche i 5 cerchi da un’altra prospettiv­a.

Pellegrino, per essere un fondista, a 27 anni ha già vinto quasi tutto.

«L’Olimpiade conta più per il risvolto: in quanto a medaglie penso di aver fatto già tanto».

Cosa la rende così ottimista?

«Il fatto che dai Giochi di Sochi, ho avuto una crescita costante e molto importante. Ad ogni stagione ho messo la zampata».

Il fenomeno che coglie sempre l’attimo: si può dire così?

«Cerco sempre di farmi trovare pronto, di sfruttare le occasioni».

Per gli avversari lei sta diventando un incubo?

«Io non ho niente di più degli altri ma cerco sempre di uscire dalle gare senza rimpianti, e dando il massimo vinco. Molti atleti pagano il prezzo all’emotività, magari si fanno prendere dalla fifa, io penso ad essere più perfezioni­sta, ad arrivare pronto e consapevol­e di aver fatto tutto per vincere. Io ci sono sempre e non mi lamento per ciò che poteva essere è non è stato: perché ho dato tutto in pista».

Tre gare olimpiche, tecnica o non tecnica: dove pensa di lasciare il segno a PyeongChan­g 2018?

«Ho tre gare, la prima è la sprint individual­e, non partirò favorito ma neanche battuto. Poi penserò alle altre con i compagni».

Con Didi Noeckler è già a due podi su due ai Mondiali ed è sempre salito sul podio di Coppa: le ha contagiato la mentalità vincente?

«Con lui l’intesa nasce anche a tennis: lui è un patito di federer, in questo mi ha contagiato sino a scambiare quattro colpi nelle pause di allenament­o».

Finirà che avrà bisogno di Didi per salire sul podio come la Dallapè con la Cagnotto?

«Se non perdo lo spunto posso essere la pedina chiave per chiudere queste gare, staffetta compresa». G G

E’ vero che in allenament­o, i compagni come De Fabiani e Salvadori la battono?

«Sì, dipende dai tipi di allenament­i».

Non è andato alle preolimpic­he ma sa già tutto della pista: qual è la cosa che la preoccupa di più?

«L’anno scorso non siamo andati per preparare i Mondiali e vista com’è andata non sono preoccupat­o di nulla. Temevo solo che Casa Italia fosse lontana dalla pista: l’alimentazi­one è funzionale per stare bene e rilassato in questi momenti. La pista sarà dura, e dovrebbe far fuori tanti fondisti puristi, gli sci e il fisico non saranno un problema per me. Ho chiesto solo di arrivare prima possibile per adattarmi: arrivo il 4 febbraio e la prima gara sarà l’11».

Resta solo l’incognita sulla presenza della sua fidanzata Greta Laurent: la sprinter riuscirà a qualificar­si per starle vicino?

«Greta è stata in difficoltà in questi anni, sì lei è importante per la mia tranquilli­tà, bisogna far sì che si esprima al meglio. Sono fiducioso».

Quattro anni dopo si è chiarito il perché non abbia raccolto a Sochi visto che la gara si disputò a skating?

«Non ero pronto fisicament­e, fosse arrivata un anno dopo quell’Olimpiade sarebbe andata diversamen­te».

Ora come la mettiamo con i norvegesi che hanno trovato anche il nuovo asso Klaebo?

«Sono curioso, è il nuovo Northug, ha fatto belle cose ma ne dovrà dimostrare altre».

E sarà ancora sfida a Ustiugov?

«Il russo ha avuto una grande stagione, ma ha perso solo da me».

L’uomo d’oro del fondo come vede gli altri sport?

«Non invidio la vita degli atleti di altri sport, e a me non manca nulla».

I venti di guerra nordcorean­i lei come li vive?

«Se ci mandano in quelle zone pericolose è perché siamo sicuri, è vero siamo a 80 km dal confine con la Nord Corea, mi auguro che la politica internazio­nale risolva ogni timore di conflitti».

La sprint di sera arriva dopo il gigante femminile...

«Spero che le gigantiste mi motivino, come del resto lo sci alpino ha sempre fatto. Non cerco rogne, rivalità, ho solo voglia di emulare i risultati degli altri, anche quelli del biathlon. Da quando vinco, vivo queste cose in modo diverso. Io non gufo, semmai mi carico e tifo».

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