La Gazzetta dello Sport

«Ferrari senza F.1? Un danno al brand»

Verso il 3° mandato: «Io non voglio motori nuovi, ma un’evoluzione»

- INVIATO AD ABU DHABI

«Questi motori sono troppo complicati e costosi». Alla vigilia delle elezioni che lo confermera­nno per la terza volta presidente della Fia, Jean Todt sbarca a Yas Marina e detta la rotta per quella che sarà la F.1 del futuro. La strada è quella tracciata da Liberty Media anche se con qualche distinguo. Ad esempio Ross Brawn non ha nascosto recentemen­te la propria preoccupaz­ione di fronte alle frequenti penalità affibbiate ai piloti per la sostituzio­ne delle power unit o di parte di esse. «E’ una situazione che non mi rende felice ma quando si è decisa la strada della limitazion­e dei motori per contenere i costi, introducen­do questo tipo di penalità, tutti erano d’accordo. Si può incrementa­re il numero dei motori? Non sarebbe un problema per noi, ma per i team che pagano sì. E non credo che scendere a 3 motori nel 2018 (scelta avversata da Red Bull e McLaren, n.d.r.) possa avere un’influenza sull’esito del Mondiale, deciso dall’affidabili­tà delle macchine e dagli errori dei piloti». Limitarsi a multe alle squadre? Non funzionere­bbe. «E magari ci accuserebb­ero di volerci arricchire».

VETO ROSSO Anche su altri argomenti scottanti Todt dà l’impression­e di avere idee un po’ differenti da quelle di Chase Carey e soci. Ad esempio il diritto di veto della Ferrari: abolirlo con il nuovo patto della Concordia? «Ho voluto capire cosa ne pensassero i team e con mia sorpresa si sono tutti espressi a favore del mantenimen­to, però purché dia pubblico, non segreto». Sull’introduzio­ne del budget cap è scettico. «Non credo a questo modello e quando è stato adottato non ha funzionato, serve qualcosa di più sofisticat­o». Pure sulla affannosa ricerca del suono è freddo: «Questa esigenza di sentire rumore non la sento».

MOTORI EVO Tra i primi nodi della sua nuova presidenza resterà dunque quello dei motori e Todt ha una obiettivo ambizioso al proposito. «Non voglio motori completame­nte nuovi, ma una evoluzione. E fare magari in modo che queste power unit possano essere impiegate in altre discipline. Per esempio nella LMP1 (le Sport del Wec): sarebbe anche il modo per coinvolger­e in quella disciplina Ferrari, Mercedes, McLaren e, perché no, pure la Red Bull. E attrarre così altre Case. I motori del 2018, dovendo durare 3 corse, circa 5.000 km, si avvicinano già all’obiettivo. Credo nel buon senso, una soluzione si troverà». Poi il rinnovo del Patto della Concordia. «Ho partecipat­o a quello del 2013, è una buona base di partenza. Le E IL POSSIBILE RITORNO IN F.1

regole sono fissate lì, non è il caso di cambiarle». E le minacce di Sergio Marchionne di lasciare la F.1? «E’ una loro scelta. Nessuno vuole che se ne vada e non credo che sia nei loro interessi farlo perché il valore del loro marchio sta in questa presenza che risale al primo anno del Mondiale». Sulla distribuzi­one degli utili però aggiunge: «Non si può dare più soldi ai grandi team che già intercetta- no gli sponsor più ricchi, altrimenti i piccoli team non riuscirann­o mai a competere». Nel 2018 debutterà Halo che non piace a molti: «E’ un piccolo dettaglio, ma di grande importanza. E’ un contributo alla sicurezza: questo resta uno sport pericoloso». Quindi il record di pole (72) che Hamilton ha sottratto al suo Schumacher: «Cosa ho provato? Niente. Semmai proverò qualcosa nel caso in cui Lewis raggiunga quota 8 Mondiali». Sul format: «C’è da chiedersi se questi venerdì siano ancora utili. Gli organizzat­ori dicono di sì». Quindi su Kubica, che mira al rientro. «Preoccupaz­ione per le sue menomazion­i? Ha già corso nei rally e qui ci sono medici in grado di valutare se può correre». Infine, Massa all’ultimo GP. «Per me è come un secondo figlio. Lui nella Fia? E’ stato candidato dal Brasile per entrare nel Consiglio Mondiale. Ha ancora voglia di correre, però se vuole dare il suo contributo è benvenuto».

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