Contro la Croazia Meo ripesca Brian «Gioia inaspettata»
Unica novità l’esordio assoluto del figlio del c.t. «Chiamarlo così è strano, darò una mano a papà»
Allora Brian, cosa si prova a debuttare nella Nazionale maggiore in una gara di qualificazione mondiale? «Indubbiamente un’emozione... Ma perché mi fate questa domanda? Gioco domani? Ah, me lo state dicendo voi, non lo sapevo». Il sorriso rimane stampato a lungo sul viso di Sacchetti Jr., sino a quando il papà/c.t. non lo chiama per l’inizio del riscaldamento nella Drazen Petrovic Arena, al cui ingresso campeggia la statua del Mozart dei canestri. I 12 per la Croazia, che l’Italia sfiderà oggi nella 2a giornata delle qualificazioni al Mondiale 2019, Meo li ha comunicati ufficialmente solo a fine allenamento, col solo innesto di Brian al posto di Iannuzzi rispetto alla gara con la Romania. «Pensavo: ma cosa devo dire? – prosegue l’ala di Brescia –. Ero già emozionato a Torino guardando i compagni, far parte dei 12 è ancora più bello, infatti sono un po’... traballante, non mi capita spesso». E ancora più bello vedere un uomo di 31 anni, che in Italia ha vinto tutto, coi brividi che gli corrono lungo la schiena perché indosserà la maglia azzurra.
PAPÀ C.T. «Farò il massimo per dare una mano a papà e alla squadra». Già, papà. Fa un effetto strano chiamare così il commissario tecnico. «Sì, i primi giorni è stato particolare – prosegue Brian, così chiamato perché Meo era tifoso di Brian Winters dei Milwaukee Bucks Anni 70 – Ora mi ci sto abituando. Non è stato nè difficile, nè brutto, solo strano, una situazione mai vissuta. Certo, papà mi ha allenato a Sassari ma qui è diverso, quando indossi la canotta azzurra senti qualcosa di speciale, responsabilità maggiore, tutta Italia è con te». Sacchetti Senior coach del triplete Dinamo e ora successore di Pianigiani e Messina. Ma con addosso la stessa pelle. «Papà c.t.? Non è cambiato, lo dico serenamente – prosegue Brian –, lo conosco da tanto professionalmente, è sempre il solito orso Meo, burbero, ma amico e aiutante dei giocatori». Ma come ha scoperto che suo padre sarebbe diventato il nuovo allenatore
dell’Italia? «Ero andato a trovare mia sorella che vive in Finlandia e aveva appena partorito, mamma mi dice “siediti”. E io, un po’ spaventato, ho detto: “Cosa è successo?”. E per la prima volta in 31 anni ho mandato a quel paese mia madre, pensavo fosse una battuta. Non me l’aspettavo, anche mamma era emozionata».
PREMIO E RICHIAMO L’arrivo in Nazionale (dopo la breve esperienza con la Sperimentale nel 2009) è anche un riconoscimento alla carriera di Brian e alla grande stagione di Brescia, imbattuta dopo 8 giornate. «In carriera sono stato anche molto fortunato, mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. Ma posso anche dire d’aver sempre lavorato duramente in allenamento, senza mai tirarmi indietro. Essere qui è qualcosa di speciale. Sono contento che quello che faccio tutti i giorni viene notato». «Brian! Andiamo!». Arriva la voce di Meo. E’ il c.t. che chiama, non papà. Meglio andare.